Cinema: lettura visuale.
Andare al cinema d’estate è un'attività recente. Certo, ci sono sempre state le arene all'aperto, ma di solito
servivano a proiettare il "meglio" dell’anno appena passato o le retrospettive
dedicate al regista o all'attore del momento. Diverso era il discorso per il cinema "normale" (ossia quello proposto al chiuso della sala, al buio, nato per godersi la magia del
fascio di luce e i suoni che sorprendono lo spettatore alle spalle, disegnando nuove
storie su un semplice lenzuolo). Questo tipo di cinema, un tempo chiudeva i battenti d’estate. Niente
film nuovi in uscita e soprattutto niente sale aperte. Io, la mia adolescenza da
cinefilo estivo frustrato me la ricordo così, una sequela di sale chiuse e
tutti che volevano andare a mare o a fare sport all’aria aperta (orrore!) invece
di gustarsi l’ultimo film di Kiarostami. La gente si sa è strana.
Tutto è cambiato per fortuna,
ossia la gente preferisce sempre andare a mare d’estate, ma si dà la possibilità agli animali da “magico buio” (quello della sala cinematografica appunto),
come me, di intestardirsi nella loro ricerca di silenzio e nuove storie. E sì,
perché altro problema del cinema è
che non si può parlare (o almeno non si potrebbe) durante il film, bisogna solo
ascoltare e decidere se credere o meno alla storia che il regista ci sta
consegnando con mille ansie, come una donna che è costretta a dare il suo
ultimo figlio in pasto a delle iene fameliche e rumorose. Insomma il cinema
potrebbe essere un ottimo viatico per allevare nuovi lettori. Un primo banco di
prova per potenziare uno dei presupposti principali per una sana immaginazione:
la
capacità di ascoltare una storia. Ascolto attivo intendo. Quello che
ci costringe a entrare nel flusso di eventi proposti e ad accompagnare il
protagonista nel suo viaggio, riuscendo però anche ad anticipare le sue mosse e l’evolversi della trama, in un sottile gioco a scacchi visivi che il cinema,
quello buono, ci sa ancora regalare. Se riusciremo a entrare in questo trip
non vorremo più scendere dalla giostra, finché, a un certo punto, inizieremo a essere
in disaccordo con il regista e lo sceneggiatore. Saremo pronti, allora, per il cinema
senza immagini: il romanzo. Qui avremo molta più libertà, il regista dei segni
(lo scrittore) ci potrà guidare fino a un certo punto, poi spetterà a noi. Noi
sceglieremo il colore dei capelli, il taglio degli occhi, il modo in cui il
protagonista si mette a letto, si lava i denti, fino ad arrivare alle sue
profonde paure e reticenze, che lo scrittore ci presenterà racchiuse in un
gesto o in una scelta, ma che molto spesso toccherà a noi decodificare e
comprendere fino in fondo. E quando avremo la fortuna di trovare un personaggio
a cui rimanere affezionati per tutta la vita, allora inizieremo a prolungare la
sua storia nella nostra mente, ben oltre le decisioni e le motivazioni del suo
creatore.
La nostra immaginazione allora sarà passata dalla capacità di ascolto
attivo a quello critico, fino a giungere alla capacità di creare storie e
personaggi paralleli a quelli da cui l’ascolto di cui sopra ci ha fatto
partire. Saremo pronti a muoverci senza rete e a quel punto le letture di cui avremo bisogno saranno infinite.
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