Il libro giusto per ricominciare, perchè nò, con una rivoluzione imperiale, quella di Myra Breckinridge.
«Non avevo mai letto Myra Breckinridge di Gore Vidal.»
Frase che non potrò più usare.
«Non
avevo mai incontrato un personaggio femminile costruito in modo così perfetto, soprattutto fra quelli maschili.» Altra frase da incastonare tra quelle ormai irripetibili.
E
potrei continuare per molte righe. Parliamo del contestatissimo (almeno al
momento della sua prima uscita negli Stati uniti nel 1968) romanzo di Gore
Vidal dedicato alla prorompente e “imperiale” personalità di Myra Breckinridge. Narrato con sottile
arguzia e solenne sfrontatezza in prima persona, da un io narrante posizionato
alla minima distanza di sicurezza possibile (e a volte bel oltre) da Myra
stessa, il testo narra l’evoluzione di una divinità, di una “Donna Nuova”,
fortemente e genialmente femminile, sebbene ancora dotata di una brutalità maschile,
che nessun uomo può realmente sfoggiare. Una “Donna Nuova” che ha deciso di dare
inizio a una diversa e certamente migliore forma di società e di civiltà, di
cui lei rappresenta il centro e l’origine. Se non avete letto il romanzo di
Vidal, potreste rimanere alquanto perplessi dalle precedenti affermazioni o
pensare che il testo si riduca ad una farsa che racconta il delirio di
onnipotenza di un uomo-donna-uomo (perché i passaggi e i salti saranno
molteplici, anche per le menti più allenate).
Ma in Myra Breckinridge c’è molto
di più. C’è il mondo degli studios hollywoodiani con i loro intrighi e i loro fondali che sembrano migliori della
realtà stessa, c’è la lotta per raggiungere i propri obiettivi, quelli che la
società ha identificato come necessari qualche anno prima e che poi sono
strisciati nelle menti delle persone, che li hanno visti come unici, innovativi
e perfetti; c’è la geniale e caustica parodia del genere umano che sa che nella
prevaricazione si nasconde spesso il germe del successo e che a volte,
raramente, decide di saltare le formalità e il buonismo di facciata per godersi
subito lo spettacolo di “un viso aperto che si chiude imperiosamente sotto il
proprio sguardo.” Sì, so a che state pensando, nel romanzo di Vidal c’è anche
molto erotismo (il protagonista è una donna nata uomo, che fa della svirilizzazione
del maschio, tramite violente pratiche sessuali e psicologiche, una missione
per riequilibrare il rapporto fra uomini e donne, nonché la giusta conclusione
della sua terapia psicoanalitica), ma non lasciatevi ingannare dall'incipit di
Myra: «Io sono Myra
Breckinridge, che nessun uomo possiederà mai […] io sono finalmente pronta a
iniziare la mia missione, che è di ricreare i sessi, salvando così la razza
umana dall’estinzione certa. […] Ma il mio primo dovere è di farvi capire come
sono bella e conturbante con i miei grossi seni in libertà.» Vidal ci mostra alcune delle varianti in cui il
sesso può essere utilizzato come strumento per ottenere ciò che si desidera, rimanendo indifferenti agli effetti che può provocare o ancora meglio, come nel caso di
Myra, assaporandoli fino all'ultima lacrima e goccia di sudore, salvo poi
dimostrare al lettore che è stato addirittura un favore fatto a chi quel dolore
lo ha subito.
Non abboccherete all’amo di Vidal? Vogliamo scommettere? Per ora
buona lettura.
Vidal? Mi ha sempre incuriosito e perplesso al contempo.
RispondiEliminaMi sfidi e allora comincerò a cercare myra breckinridge e leggerò le sue imprese.
Luca