Siete mai stati alla Mondadori?
Intendo
la Mondadori editore e non la libreria Mondadori sotto casa. Io personalmente
ho varcato i cancelli di quella strana struttura rettangolare sospesa sull'acqua alle porte dell’aeroporto di Linate, solo qualche giorno fa. E lì,
con in mano il mio badge visitatore n.63915811, mentre fissavo perplesso e
incantato gli archi di cemento svettanti su centinaia di finestre marroni
silenziose, la sensazione che ho avuto era di trovarmi davanti a una delle creazioni
di Gaudì (invece opera dell'architetto brasiliano Oscar Niemeyer, realizzata a
metà degli anni ’70), sorprendendomi che dietro di me non vi fosse una folla di
visitatori che volevano scoprire se, nell'acqua su cui questa costruzione
sembra reggersi, ci siano anche i pesci (e
ci sono!). D'altronde i turisti vengono portati a visitare i centri commerciali
come parco Leonardo a Roma, perché non dovrebbero venire a visitare la
Mondadori, che indipendentemente da quello che si legge e si pensa, esiste dal
1907 e detiene, da sola, più di un quarto dell’intero mercato editoriale del
Paese? Mentre camminavo lentamente sulla passerella che collega la terra ferma
al palazzo Mondadori, osservavo le carpe che inseguivano piccoli pesci marroni
nel laghetto che mi separava dall'ingresso immaginando carpe-mega-seller Mondadori (vedi le 50
sfumature del colore che preferite di E. L. James, edite in Italia proprio dalla Mondadori nella collana Omnibus),
mentre rincorrevano il pesciolino-autoriale-esordiente, inghiottendone le
seppur costipate possibilità di vendita e scacciandolo per sempre dallo scaffale
a cui tanto aspirava. Ma si stava facendo tardi e dovevo entrare: quarto piano,
narrativa italiana, un immenso open-space, dove a stento si coglie qualche
bisbiglio, centinaia, migliaia di libri, a dismisura.
Impilati in piccole
biblioteche metalliche che corrono per l’intero piano come tessere di un
infinito domino verticalizzato, che ho
quasi avuto timore di sfiorare per paura che venisse giù, privando i vari
editor e redattori della minima intimità per fronteggiare il testo che qualcuno
li aveva sfidati a leggere. E poi ingrandimenti di copertine, piccoli gruppetti
di persone che discutevano del "pantone" giusto per il blu della “quarta” del
libro del giorno, interrogativi morali sull'impaginazione e quindi sulla
lunghezza “giusta” da attribuire a un romanzo per soddisfare i lettori e la
distribuzione, connubio, a quanto dicono,
difficile da realizzare. E poi naturalmente la possibilità di parlare
con una delle figure di punta della narrativa italiana Mondadori: Giulia
Ichino. L’editor dell’ultimo premio Strega e dell’ultimo premio Campiello,
giusto per inquadrare al grande pubblico il personaggio. Disponibilissima, con cui è stato un piacere confrontarsi, e con questo non vi
sto autorizzando a presentarvi in Mondadori con cesti di frutta, dolci, vestiti
fatti su misura per lei o la vostra opera omnia per permetterle (che generosi
che siete!) di scegliere quale dei succosi tomi da mille pagine pubblicare per
primo. Non lo fate! E non soltanto perché lo hanno già fatto prima di voi e
quindi non sareste particolarmente creativi, ma anche (e soprattutto) perché prima
di trovare l’editor che vi ascolti e supporti/sopporti dovreste avere davvero
fra le mani “il romanzo”. Ossia un testo che possa almeno generare un flusso di
cinquemila copie per la prima tiratura, che sia trasversale e attuale nelle
tematiche trattate, innovativo, creativo, ben scritto, che non si faccia
smettere di leggere e che, essendo in un periodo di magra, possa sbaragliare la
concorrenza di testi con le caratteristiche di cui sopra che potrebbero essere
già arrivati davanti agli occhi di Giulia Ichino, insomma convincerla che siete
voi la scommessa del prossimo biennio. Già fatto? Ma che bravi che siete. In
ogni caso, prima di impacchettare e inviare, aspettate di leggere
l’intervista con lei, che è in corso di revisione
e della cui uscita vi darò pronta notizia. Meglio essere sempre ben informati.
Che dite?
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