Il Cyrano di Edmond Rostand e di Alexis Michalik

Ci sono serate in cui il cuore si libera dai suoi ormeggi e scala le parole che ci ronzano nella testa, sollevandosi ben più in alto di noi. Da lì ci guarda e ride, di gusto. È questa la sensazione che ho provato uscendo da un vecchio cinema di Milano dopo aver assistito alla proiezione di Cyrano mon amour, pirotecnica ricostruzione delle tre settimane in cui uno scrittore pressoché sconosciuto (Edmond Rostand) scrive una delle pièce teatrali più rappresentate e amante del mondo: Cyrano de Bergerac. È il 27 dicembre del 1897 e il teatro non sarà più lo stesso. 


Conosciuto solo per i suoi fallimenti (testi in versi dalla fine tessitura, ma incapaci di raccogliere l'interesse del pubblico), Rostand riesce a guadagnare la stima della grande Sarah Bernhardt che lo raccomanda all'attore Constant Coquelin, attore della Comédie-Française in declino bisognoso di una commedia con cui passare alla storia. Questo l'incipit carico di eventi da cui parte Alexis Michalik (sceneggiatore e regista di Cyrano mon amour) per disegnare una commedia romantica che strizza l'occhio ai testi di Tom Stoppard (Shakeaspeare in love) e  che racchiude in sé tutta la frenesia creativa che si diffonde come corrente elettrica dietro le quinte di uno spettacolo teatrale in cui l'autore scrive il secondo atto della sua storia, mentre la compagnia sta già mettendo in scena il primo. 


C'è la passione, la gelosia, il tradimento, l'invidia, la depressione e naturalmente l'ingrediente più importante per uno scrittore che si rispetti: la marmorea incoerenza della sua ispirazione che dopo anni di silenzio gli lancia addosso pagine e pagine di narrazione in poche ore. In questa girandola emotiva lo spettatore resterà imbrigliato fin dalla prime battute del film, quando Rostand è costretto ad inventare il famoso monologo sul naso di Cyrano davanti a un Coquelin impaziente che non immagina che l'autore non ha ancora scritto una sola parola del dramma guascone che si trasformerà in una delle più conosciute commedie/tragedie romantiche che la storia del teatro ricordi. 


Chi conosce la storia di Cyrano, scoprirà che Rostand non ha inventato nulla e nello stesso tempo ha fornito alla realtà quella pennellata di parole scintillanti che la trasformano in una necessaria invenzione. Chi invece non conosce le vicende del Cyrano, avrà l'impressione di essere nato con loro, non volendole più abbandonare. 



Commenti

Post popolari in questo blog

Un giorno come questo di Peter Stamm

L’ansia di fare, sì, ma di chi è la colpa?

Le Anime Scalze di Fabio Geda e la palestra del romanzo