Una parola, un verso: quindicesima – umore
umóre (ant. omóre) s. m. [dal lat. humor o umor -oris, der. di (h)umere «essere umido»]. – 1. Sostanza liquida, acqua: e scuote Lungo il picciol sentier da’ curvi rami Il rugiadoso umor che, quasi gemma, I nascenti del sol raggi rifrange (Parini). 2. Nella dottrina medica fatta risalire a Ippocrate (V-IV sec. a. C) ciascuno dei quattro fondamentali fluidi organici dai quali è retto l’organismo dell’uomo: nel loro equilibrio consiste la salute, e dal loro vario rapporto è determinato il temperamento (sanguigno, flemmatico, collerico, atrabiliare o malinconico), mentre dal prevalere eccessivo dell’uno sull’altro hanno origine gli stati morbosi. Di qui gli usi fig. del termine per indicare: L’indole, il carattere di una persona.
Superba la definizione che il vocabolario ci fornisce al punto 2.
Ci fa ricordare che ogni azione che compiamo non è altro che una ricerca di equilibrio fra sensazioni liquide, alle quali basta un tocco per lasciarci intrisi di rimorsi per anni, aggrappati a parole di scorta, razionali parapetti da cui guardarci e far finta di capire, mentre il nostro umore viaggia e muta.
Mentre leggete la definizione della nostra quindicesima parola e nelle vostre viscere si inizia a formare un verso, la vostra testa scava.
Ed ecco sbucare dal nulla qualche vecchia nozione scolastica, qualche rudimento di filosofia, o, nel mio caso, una vecchia dentiera che si muoveva a scoppio ritardato rispetto alle mandibole del suo possessore, conferendo un’andatura meccanica alle parole del mio vecchio professore di lettere al liceo. Persona d’infinita cultura e sempre di placido umore, sembrava ai miei occhi in possesso di quell’equilibrio di ippocratica memoria fra i nostri organici fluidi. Difficilmente collerico e per nulla sanguigno, sembrava a volte affidarsi alla propria malinconia, per scelta e non per necessità.
A distanza di anni, ancora preda di un umore eccezionalmente mutevole, capace di passare dall’entusiasmo della scoperta del nuovo alla più sconfortante apatia per averlo ormai trovato, la malinconia è mia compagna di vita, quasi mai per scelta, eppure senza di lei non potrei dar voce a quell’umore che sgorga a contestare l’incontestabile.
Eccoci alla quindicesima parola, l'ultima del 2010.
RispondiEliminaVi aspetto su imago2.0 per scoprire cosa si nasconde sotto i vostri ricordi e dietro la vostra malinconia.
Il mio "umore" in questo tempo della mia vita è sentirmi liquida nelle vicende della vita e saper stare nella gioia e nella amarezza. Ovviamente è la vita che da severa maestra mi ha dato una lezione dura ma buona. La mia malinconia è legata al ricordo di me stessa intimamente connessa nel profondo con il mio "umore" più vero e che sto faticosamente cercando oggi a distanza di tempo. la malinconia per me è legata alla perdita di quell'umore che mi caratterizzava....e di cui vorrei riappropriarmi..
RispondiEliminaAntonella