Severino Cesari, maestro dell'ascolto

Nel vorticare delle centinaia di proposte contemporanee con cui BOOKCITY ha invaso Milano nello scorso fine settimana, ne ho scelto una che non è dedicata a uno scrittore o a un editore, ma a un artigiano del romanzo che ha cambiato la storia editoriale italiana degli ultimi vent’anni. Mi riferisco a Severino Cesari, storico creatore della collana Einaudi Stile Libero insieme a Paolo Repetti nel 1996. Il progetto nasce da un’intuizione di Giacomo Papi, patron della scuola di scrittura creativa Belleville di Milano e a sua volta autore della collana Stile Libero di Einaudi, che, a un anno dalla scomparsa del grande editor, ha chiesto a un gruppo di persone che hanno lavorato o comunque conosciuto Severino Cesari di scrivere un ricordo sul loro rapporto con il creatore di Stile Libero


Il risultato è una raccolta a cura di Giacomo Papi (Maestro Severino - Quello che ci ha insegnato Cesari – edizioni Belleville) che vale più di mille corsi di scrittura creativa, perché in essa sono racchiusi consigli preziosi su come nascono i grandi romanzi. Dall’idea originaria, al suo sviluppo, fino ovviamente all’editing di Severino Cesari, capace di far sentire ogni autore capito e sostenuto, senza mai rinunciare a una critica spietata, offerta con la gentilezza che lo contraddistingueva. Davanti alla platea di BOOKCITY, Daria Bignardi, Giacomo Papi e Giancarlo De Cataldo ci descrivono un uomo capace di anticipare correnti, idee e gusti dei lettori, protagonista del cambiamento che portò lo stesso Einaudi a far cambiare rotta a una casa editrice che, prima della collana Stile Libero, divideva la cultura in ‘alta’, ‘media’ e ‘bassa’ (spesso quella di genere), così come identificata da MacDonald e ripresa da Umberto Eco in Apocalittici e integrati. Questa distinzione era così netta ancora agli inizi degli anni '90, tanto che nel 1991, quando un editor 'incosciente' fece pubblicare come esperimento la raccolta di battute Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano di Matteo Molinari, Gino&Michele, per la casa dello struzzo, l’Einaudi fu costretta a ritirarla, accusata dalla critica e da parte dei suoi lettori di sporcarsi le mani con questo tipo di libri. 


Eppure qualcosa stava cambiando e il duo Cesari-Repetti era pronto a creare una ‘piccola’ collana di esplorazione che sarebbe diventata uno dei tratti distintivi dell’Einaudi e avrebbe permesso ai lettori di scoprire autori come Marco Paolini, Tiziano Scarpa, Nicolò Ammaniti, Emanuele Trevi, fino allo stesso Gianfranco Di Cataldo con il suo Romanzo criminale. «La domanda da cui partimmo era che cosa sta accadendo di nuovo che le macchine editoriali non registrano? Avevamo la consapevolezza che un sacco di libri che non erano ancora stati fatti. Era uno spazio enorme che noi conoscevano benissimo perché era il frutto di anni di lavoro durante i quali avevamo incontrato molti dei nostri futuri autori e lettori […]»,  racconta lo stesso Cesari, «Non si trattava di essere antagonisti: controcultura era esattamente ciò che non volevamo fare perché la controcultura è da sempre il rovescio della cultura e poi di piccoli editori antagonisti come Castelvecchi ne esistevano. Per noi l’unica politica possibile era attivare energie culturali, ma per farlo bisognava essere dentro le leve reali della cultura e nei suoi meccanismi di funzionamento a tutti i livelli». Ed è esattamente quello che riuscirono a fare, posizionandosi con Stile Libero fra la fascia di 'lettori generalisti' (allora incarnata da Mondadori) e quella dei libri di approfondimento per una piccola élite (allora assorbita da Einaudi), comprendo un segmento di lettori potenziali (i giovani e chi desiderava affacciarsi a nuovi autori e nuovi modi di scrivere) fino allora poco curata dall’editoria. 



Ma più dei successi editoriali e dei (tanti) scrittori che Severino Cesari contribuì a creare, ciò che autori, editori, editor, giornalisti e ‘semplici’ amici del co-fondatore di Stile Libero ricordano con più piacere era il suo modo di leggere e ‘battere’ un libro, come un buon fabbro, pronto a martellare e modellare una storia finché non fosse perfetta. Accordatore del ritmo e sommelier della parola, Severino Cesari era capace di capire se una storia sarebbe stata amata o dimenticata leggendola a voce alta, come se fosse uno spartito di cui percepiva ogni imperfezione. Lo faceva astraendosi completamente dalla realtà che lo circondava, entrava in un palazzo mentale in cui c’era solo lui e la storia e ne usciva solo quando tutto era perfetto e pronto per accogliere il lettore. 


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