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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

Sogni o realtà? Parola a Jay Gatsby

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Non c’è lotta, anche se i sogni saranno di qualcun altro, diventeranno la nostra migliore realtà.  Parola di Jay Gatsby.  Un famoso linguista, filologo, critico letterario, nonché professore universitario di fama internazionale e per questo in Italia velocemente dimenticato, Salvatore Battaglia (fondatore del grande dizionario della lingua italiana della UTET), ha definito i romanzi di Elsa Morante splendide, ingombranti e irrinunciabili carrozze. A guardarle dal di fuori, possono spaventare il lettore moderno. Rumorose, scomode, apparentemente lente, prive di ammortizzatori emozionali, ma senza di esse che viaggio avventuroso sarebbe?  Mi perdonerà Battaglia se userò la sua idea per un altro autore che invece di carrozze costruiva splendide decapottabili, color crema e con i sedili in pelle verde, come quella che il suo personaggio più famoso, Jay Gatsby, sfoggiava nelle sue corse vietatissime  (per tutte tranne che per lui) fra i pilastri della sopraelevata di New York. Parlia

Il 66° Premio Strega e la blasonata dozzina.

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Ed eccoci qui, di nuovo. Il gran serraglio del premio dei premi letterari italiani (Lo Strega) entra nel vivo con la selezione della dozzina (non “sporca” ma blasonata o in via di " blasonazione" ). I nominativi sono stati ufficializzati lo scorso 18 aprile ( link alla lista completa  - fonte Il Corriere della Sera  ) e già le orecchie e gli sguardi sono corsi a giugno, quando dalla dozzina si passerà alla cinquina, per poi portarci a scoprire il vincitore in una Benevento abbastanza indifferente, troppo impegnata a soffrire un luglio certamente rovente e umido (clima tipico di questa sonnacchiosa cittadina campana), pressoché trascurata da turisti (sbagliando, solo la visita di Santa Sofia, raro esempio italico di chiesa longobarda fondata nel 760 d.c. varrebbe il viaggio) e letterati, ma famosa per aver dato i natali ad un particolarissimo liquore dal colore paglierino e dal sapore dolciastro (lo Strega appunto)  e poi, dal 1947, al premio letterario omonimo.

L’imprevisto. Appuntamento con Tom Stoppard

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«QUI C’È MARCO TULLIO GIORDANA?» Un ragazzo stretto e lungo, teso come la sua voce, invade lo spazio senza preavviso. Poi tace, aspetta e ricomincia a volume ancora più alto. «QUI C’È MARCO TULLIO GIORDANA?» Non muove un muscolo, eppure sembra continuare ad allungarsi, su delle spalle sottili, decise a arrivare il più vicino possibile alle orecchie di chi ha intorno, come l’asta di quelle vecchie radioline portatili, che sembrava essere sempre sul punto di spezzarsi e spesso lo faceva, ma la musica continuava a spararla fuori, senza tentennamenti.  Urla la sua domanda, ancora e ancora, con rabbia, di quelle controllate, di quelle che senti a pelle essere pericolose. Nessuna risposta dalla relatrice che stava utilizzando un aneddoto per introdurre il libro che la Sellerio ha appena dedicato alla trilogia di Tom Stoppard The Coast of Utopia  (Faber and Faber, 2002, tradotto in italiano da Giordana e Perisse con il titolo La sponda dell’utopia, Sellerio 2012) . Nessuna rispos

La similitudine che leggerete potrebbe diventare la vostra.

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Andare per libri è uno sport fortemente sottovalutato. E visto che siamo ormai abbondantemente in primavera e l’ansia della prova costume avrà contaminato molti di voi, ecco la soluzione: Andate per libri! Vi assicuro che perderete almeno un chilo di grassi corporei a settimana, allenando corpo e mente all’unisono (e sfido qualsiasi altro regime dietetico a offrirvi altrettanto).  Ok più la mente del corpo, ma sapete quante calorie è in grado di consumare un cervello quando lo utilizzate bene?  Soprattutto se insieme al cervello fate muovere anche i piedi alla ricerca di un libro. Non parliamo dell’ultimo best seller proposto da un grande editore, per quello basta andare alla libreria sotto casa,  magari una mega libreria, con tanto di bistrot interno, così vi sedete subito e per di più mangiate un paio di dolcetti al burro. In questo modo la dieta non funzionerà, vi avverto subito e non prendetevela con me per le gambe sempre più pesanti e gli occhi sempre più stanchi, costretti

“Fu prendendo sul serio i romanzi che imparai a prendere sul serio la vita” - Orhan Pamuk

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È forse in questa frase che si nasconde uno dei segreti che Orhan Pamuk ha voluto condividere con i suoi lettori all’interno del saggio Romanzieri ingenui e sentimentali (Einaudi, 2012 – trad. Anna Nadotti), un testo di poco più di cento pagine, da cui difficilmente potrete tornare indietro.  Dopo averlo letto non riuscirete più ad avvicinarvi ai grandi classici dell’Ottocento e del Novecento con la stessa incosciente leggerezza.  Dovrete sminuzzarli, soppesarli e contestarli, per capire se vi trovate di fronte ad un sicuro, saggio, crudele e spontaneo scrittore ingenuo o ad un emotivo, riflessivo, problematico e dubitante scrittore sentimentale, secondo la dicotomia che Schiller prima e Pamuk poi ci presentano e, da bravi sentimentali , cercano subito di mettere in discussione. E sarà l'inizio di un viaggio fra boschi narrativi molto più fitti e suggestivi di quelli che eravate abituati a frequentare.  Vi imbatterete in Tolstoj e Dostoevskij, Mann e Woolf, Joyce e You