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Visualizzazione dei post da luglio, 2013

Odore di vacanze: odore di bruciato.

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Quando penso all’estate, la mia immaginazione si attiva subito offrendomi una tavola di un vecchio numero di Dylan Dog , in cui l’indagatore dell’incubo (così viene definito il protagonista del fumetto creato da Tiziano Sclavi per la Sergio Bonelli editore nel 1986) passeggia su una spiaggia infuocata, vestito come di consueto con giacca nera, camicia rossa, jeans e polacchine marroni, osservando con orrore la moltitudine di colpi accaldati e semi nudi, appiccicati gli uni agli altri. Immobili, nel disperato tentativo di essere consumati dal sole e diventare così irriconoscibili. Avrete capito che per me il mare e l’estate sono due mondi incompatibili . Nella mia immaginazione il mare è sinonimo d’inverno e di uggiosi paesaggi, speroni di roccia nera come catrame e vento, così forte da poterti sollevare. Per me il mare è fatto di maree e incontri nella nebbia, in cui le parole non sono necessarie, né gradite. Insomma mi sento più vicino a Dylan Dog e all’altro Dylan da cui lo st

Regole e sensi di colpa: la ricetta di Neil Jordan.

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Quanto pensate di conoscervi? Ossia siete in grado di capire se c’è un punto oltre il quale non andreste in una relazione, in un’amicizia, in una malattia o in una perdita? Il sistema sociale in cui ci muoviamo impone molte regole, ma siamo noi a decidere ogni volta se rispettarle. Per imprinting familiare, culturale, sessuale, tendiamo però a muoverci in automatico nella maggior parte delle situazioni e decisioni, fino a che qualcosa d’inatteso accade e inceppa il sistema. Nella maggior parte dei casi l’essere umano, superato l’attimo di sbandamento, torna nella propria zona di comfort, sentendosi al comando del proprio joystick emozionale che in realtà va sempre nella stessa direzione: quella delle regole che ha scelto o che lo hanno scelto. Qualche volta però il punto di vista s’inverte e allora possiamo assistere a una trasformazione di noi stessi, immediata (perché si è consumata dentro di noi per anni) e scandalosa (perché lontana dal sistema di regole che abbiamo utilizzat

No profit please, we are publishers. (Niente profitti prego, siamo editori).

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Nader Kabbani . È questo il nome cui sembra dovremo guardare in Italia nei prossimi mesi per capire se il sistema del self-publishing farà un nuovo balzo in avanti, conquistando altre quote di mercato. Nader Kabbani è uno dei VP (Vice-President) di Amazon [1] , per l’esattezza è il VP che si occupa di self-publishing e che curerà il lancio in Europa di KDP (acronimo di Kindle Direct Publishing ), piattaforma di self-publishing, che consente a chiunque di pubblicare i propri ebook e di distribuirli in più di dieci Paesi nel mondo. È l’autore che decide contenuto e prezzo del suo libro, in modalità dinamica, con la possibilità anche di stampare il libro se richiesto dall’utente interessato all’acquisto. Fin qui niente di nuovo, è già possibile farlo con altre piattaforme. Vero, ma quando colossi come Amazon si muovono vuol dire che il mercato sta per diventare interessante e ci penseranno loro a velocizzare questo processo. E questo vuol dire anche che per gli editori nostrani è

Il dubbio è politeista, almeno secondo Tabucchi.

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Di Antonio Tabucchi mi sono infatuato in una notte di dolore , fisico e mentale. La ricordo perfettamente. Erano le quattro e dodici ed io vagavo da un lato all’altro di una stanza da letto con in mano un articolo che lo riguardava. Spaccato in due da un mal di denti che sembrava un grappolo di scosse elettriche che si arrampicavano sulla mia mandibola per poi lanciarsi alla conquista delle mie orbite, io fremevo e aspettavo. Qualcuno aveva infilato nella mia testa una spada rovente e scavava. All’inizio le idee e i dubbi che mi proponeva Tabucchi sembravano liquefarsi al contatto con la lama del dolore, ma poi, un po’ per effetto degli antidolorifici assunti in dosi massicce, un po’ per quello strano stato di torpore cui la mancanza di sonno e il dolore intenso fanno arrivare, una strana sensazione si fece distinta e presente . Più che una sensazione, un bisogno . Il bisogno di un pezzo di carta, per fissare prima che svanissero gli effetti di quel dolore. L’intensità, i gesti,