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Visualizzazione dei post da 2010

pausa natalizia...ma l'immaginazione non va mai in vacanza

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Cari "imagisti", auguro a tutti gli esploratori dell'immaginazione di potersi godere questo Natale , immersi nella loro personale e libera interpretazione delle feste. imago2.0 ritornerà nel 2011, prima uscita il 9 gennaio. A presto.

Una parola, un verso: quindicesima – umore

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umóre (ant. omóre) s. m. [dal lat. humor o umor -oris, der. di (h)umere «essere umido»]. – 1 . Sostanza liquida, acqua: e scuote Lungo il picciol sentier da’ curvi rami Il rugiadoso umor che, quasi gemma, I nascenti del sol raggi rifrange (Parini).  2 . Nella dottrina medica fatta risalire a Ippocrate (V-IV sec. a. C) ciascuno dei quattro fondamentali fluidi organici dai quali è retto l’organismo dell’uomo: nel loro equilibrio consiste la salute, e dal loro vario rapporto è determinato il temperamento ( sanguigno, flemmatico, collerico, atrabiliare o malinconico ), mentre dal prevalere eccessivo dell’uno sull’altro hanno origine gli stati morbosi. Di qui gli usi fig. del termine per indicare: L’indole, il carattere di una persona. Superba la definizione che il vocabolario ci fornisce al punto 2. Ci fa ricordare che ogni azione che compiamo non è altro che una ricerca di equilibrio fra sensazioni liquide, alle quali basta un tocco per lasciarci intrisi di rimorsi per anni, aggrappati

Più libri.., più liberi?

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Dicembre. Il mese delle feste per antonomasia. Basta nominarlo e subito si pensa al Natale, alle vacanze, ai dolci, allo shopping selvaggio, ai regali sbagliati ricevuti e donati, alle persone sbagliate a cui li abbiamo offerti e alle speranze che ogni 31 dicembre ci obblighiamo a riporre nell’anno successivo e che puntualmente cerchiamo di dimenticare per i successivi dodici mesi. Dicembre è però anche il mese della fiera della piccola e media editoria di Roma. Un appuntamento che aspetto con ansia per diventare finalmente anch’io, almeno una volta all’anno, un maniaco dello shopping…di libri ovviamente. Di libri diversi, oserei dire, ossia stampati da editori spesso irraggiungibili e scritti da autori amabilmente trascurati. Sarà che mi è stato insegnato di tifare sempre per il più debole, oppure che molti dei libri a cui tengo particolarmente sono state inattese scoperte di autori ignoti, a lungo ignorati dai grandi marchi editoriali, ma ho sempre tifato per queste iniziative. L’edi

Quanti di voi leggono…l’ultima pagina di un settimanale?

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  Consultando uno dei tanti studi sulla percentuale di “non lettori”, scopriamo che sono più di venti milioni in Italia le persone che non si avvicinano ad un libro, neanche per usarlo come soprammobile. Intervistata sul motivo che la porta a “non leggere”, la maggioranza del campione ci rivela che è la noia . Da ossessivo lettore e compulsivo scrittore ho difficoltà a crederci. Stupore, coinvolgimento, delusione, smarrimento, dubbio, rifiuto , ma noia ?! Noia proprio no, soprattutto se confrontiamo un libro e il mistero che in esso è racchiuso, con uno dei tanti spettacoli televisivi a cui spesso ci sottoponiamo, senza pensare alle conseguenze: la mano che tenta di fondersi con il telecomando, il sedere che diventa soltanto un altro cuscino sparpagliato sul divano, le orecchie bombardate dal sonoro frettoloso e eccessivo, la bocca serrata nell’impossibilità di controbattere, la mente messa in stand-by, in attesa che il rullo di immagini modificate e parole standardizzate si esaur

Non parliamo di politica

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Non lo facciamo infatti, diventa solo uno spunto per pensare…e questo ancora ci piace. Stamane ho letto su un giornale un articolo scritto dal consueto “analista socio-politico” che infesta i nostri media, figura a metà strada fra un giornalista e un rabdomante alla ricerca di una fonte, seppur incerta e posticcia, di verità, davanti alla quale fugge, spezzando il suo bastone. Di solito questo personaggio si limita a muoversi avanti e indietro nello spazio di deserto che gli è stato assegnato, lo rastrella, liberandolo dalle radici morte delle teorie dei colleghi; lo riempie di solchi di dubbi, impliciti naturalmente (per non correre troppi rischi) e poi semina sabbia di parole leggere e scontate, accuse generiche e retoriche, che si mischiano le une nelle altre, lasciando il lettore in perenne attesa di una fioritura di idee che non sono mai esistite. Anche l’articolo che ho letto questa mattina non ha donato verità al lettore, limitandosi a riepilogare le principali carenze del no

Una parola, un verso – quattordicesima: raccogliere...parole

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raccògliere (ant. e poet. raccòrre) v. tr. [der. di cogliere, col pref. ra-] (coniug. come cogliere). – 1 . Sollevare, prendere o riprendere da terra cosa o persona 2.a. Mettere insieme, radunare, riunire: r. denaro, oboli, documenti, citazioni, esempî, argomenti, notizie, indizî; r. uomini, soldati, compagni; b. Captare, concentrare in un punto 3. Riunire insieme le parti di una cosa allargata, aperta o distesa, quindi stringere insieme, ripiegare: r. le ali, le gambe, il corpo, le vele, le sartie, le reti. Fig.: r. le forze, i pensieri; r. la mente, concentrarla in un pensiero, nella meditazione. E’ questo che spesso fa uno scrittore: raccoglie parole. Nadine Gordimer , che con il suo inseparabile taccuino scappa nel bush sudafricano per respirare nuvole e parole, scegliendo le più preziose da raccogliere in attesa che arrivi la storia migliore in cui piantarle e solo allora, con un po’ di malinconia, lasciarle andare. Haruki Murakami , autore dalle leggiadre sfumature, che

Alla ricerca di "strade bianche" di Enrico Remmert

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Vittorio, Francesca e Manu: le voci narranti di un viaggio da Torino a Bari in compagnia della "baronessa", un vecchia Fiat Punto rubata ad una autoscuola; un’automobile con i doppi pedali, per far capire subito che la storia che sbirceremo fra le righe di questa edizione Marsilio del libro di Enrico Remmert “Strade Bianche” avrà più di una guida.  Tre schegge della stessa anima si cercheranno furiose per tutto il viaggio, alternando i loro punti di vista e la loro versione della storia per un itinerario che è diretto a Bari, ma potrebbe essere per Timbuctu. Quasi un giro del mondo, di più mondi, se si sommano le innumerevoli soste nello spirito, le improvvise accelerazioni dei desideri, i guasti delle parole e gli scontri della ragione. A tutto si assiste come se si fosse sballottati in quella Punto, stretti fra Vittorio e Francesca, fidanzati non più tali, sebbene nessuno dei due abbia dichiarato all'altro la sua scelta. A guidare e a guidarci in questo sconclusionat

Una parola, un verso – tredicesima: separare

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separare v. tr. [dal lat. sepărare, comp. di se- «a parte» e parare «fare, approntare»] 1. a . Dividere, disgiungere persone o cose vicine o contigue, mescolate, materialmente o spiritualmente unite; b . Distinguere , sceverare: s. il buono dal cattivo; c . Con riferimento a contendenti, a persone che litigano, mettersi in mezzo tra loro, far cessare una lite o una rissa; 2 . ant. Interrompere, far finire : una fratellanza e una amicizia sì grande ne nacque tra loro, che mai poi da altro caso che da morte non fu separata (Boccaccio). 3 . rifl. Dividersi, staccarsi, allontanarsi da persone alle quali si era legati da interessi, idee, sentimenti e attività comuni. Dalla famiglia, dagli amici, da se stessi. Parto dal terzo significato proposto dalla parola di questa settimana, quello riflessivo, quello egoistico: “separarsi”. Molto spesso sinonimo di legittimarsi, realizzarsi. Separarsi dal socio che non ci comprende, l’azienda che non ci apprezza, il compagno che non ci sostiene, gli

Il corpo dei desideri - 23 ottobre 2010

Immaginate una strada buia ai lembi di una città. Immaginate un piccolo cancello che si apre su di essa, con all'interno una corte che sembra assorbirvi in un tempo differente, in un luogo differente. Immaginate una sala da ballo rettangolare, posta ai margini della corte, specchi su una parete, travi di legno che si spartiscono il soffitto, un pavimento consumato dai troppi tacchi che hanno litigato con il ritmo. Immaginate all'interno della sala delle sedie verdi poste ad emiciclo, davanti allo specchio, due poltroncine con troppo lavoro sugli schienali, della cioccolata presuntuosa, che si è voluta trasformare in lettera, parola, pensiero. Immaginate voci che si intrecciano a risvegliare personaggi e orecchie pronte ad acchiapparli, per stenderli bene fra i loro pensieri. Immaginate occhi che bisbigliano curiosi e piedi che galleggiano, incapaci di frenare il corso dei desideri.    Immaginate dei corpi: spezzati, perlustrati, spiati, cesellati, ammirati. Immaginate i loro de

Parole2.0

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“Una parola di verità peserà più del mondo intero . ” Lo affermò Aleksandr Isaevič Solženicyn nel suo discorso per la consegna del premio Nobel per la letteratura, sostenendo che il peso specifico di un’idea, magari anche propria (e perciò libera), può sovvertire un intero regime. Si riferiva alla sua esperienza nei gulag durante la dittatura sovietica, al sistematico tentativo di scardinare, nel prigioniero, l’istinto alla formulazione del pensiero, facendo prevalere l’idea collettiva sull’idea del singolo, che, diventata inutile, non aveva più necessità di generarsi. Il tempo dei gulag (acronimo russo per “direzione principale dei campi di lavoro correttivi”) sembra essere passato, per lo meno in Russia, oggi abbiamo altri campi di lavoro correttivi, quelli della mente. Idee di prevaricazione, violenza, furbizia, chilometri di filo spinato comportamentale che ci bombarda e ci consuma, convincendoci che la silenziosa obbedienza è l’unica via per continuare ad acquistare punti nel sis

“Letture a confronto”: Circolo di lettura virtuale

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Prima sfida: Norvegian Wood di Murakami Haruki. Abbiamo creduto, proposto, tentennato e insistito. Alla fine, all’interno del nucleo del circolo culturale Bel-Ami di Roma, io ed altri libro-maniaci abbiamo creato un circolo di lettura che si appoggia al portale www.anobii.com Si tratta di un luogo virtuale, dove sfogare tutte le nostre frustrazioni da lettori incalliti, lamentandoci dell’inaccettabile ultima pagina di un romanzo o della morte improvvisa del personaggio che più di tutti amavamo. Potremo consigliare, mitizzare, criticare, discutere e creare fronti di lotta all’ultima riga sul caso editoriale del momento, ma soprattutto sarà un’occasione per conoscere punti di vista diversi dal proprio e (cosa più difficile) provare ad accettarli. Il primo libro che ha scelto democraticamente la community degli attuali 14 iscritti è “Norvegian Wood” di Murakami Haruki. All’interno del gruppo del circolo culturale Bel-Ami su anobii (link: http://www.anobii.com/groups/01cd18a471187178e4/

Fiat Theatre!

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Non soltanto un’incitazione alla partecipazione a questa coinvolgente forma d’arte, ma soprattutto un esperimento di ritorno al passato. Molti ricorderanno il famoso “carro di Tespi”, il mitologico poeta che intorno al 500 a.c. avrebbe inventato la tragedia greca, separando l’attore dal coro. Tespi si spostava, almeno secondo Orazio, da una città all’altra dell’Attica con un carro, sul quale innalzava il palco su cui si esibivano due attori che cantavano dei cori ed un terzo che, separatamente, declamava versi. 2500 anni dopo in una piazzetta di Trastevere, di fronte a quel che resta dell’antica chiesa di San Cosimato, è apparso questo strano oggetto. Un novello carro di Tespi che, forse anche memore dell’avventura dei teatri ambulanti italiani, che negli anni ’30 solcarono l’Italia e l’Europa, utilizza un pulmino itinerante della nostrana casa automobilista (la FIAT appunto) per foraggiare la più importante delle doti dei bambini: l’immaginazione. Ben venga questo ritorno al pass

Una parola, un verso - dodicesima: passeggiango

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passeggiare v. intr. e tr. [der. di passo] (io passéggio, ecc.). – 1. intr. (aus. avere) Camminare lentamente, per divertimento e distrazione o per esercizio fisico, spesso senza una meta precisa. 2 . tr. a. ant. o letter. Percorrere passeggiando o percorrere in genere. Passeggiando in una fortezza di cotone, sento la voce sfilarsi dai desideri, coccolare il silenzio, acquattato in un rovo di luce che rapisce la vista ed inganna il passo fremente. Terrore. Il mio silenzio. Da lui fuggo e inondo, lattice di voglie, il mio quadrato. Asciugo. Asciugo. Più asciugo e più mi gonfio di attese. Scrigni intagliati da una mente che non giace, si spezzano l'uno nell'altro e si moltiplicano davanti ad un gelido attimo di riposo.

Una parola, un verso - undicesima: ricominciare

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ricominciare v. tr. e intr. [comp. di ri- e cominciare] (io ricomìncio, ecc.). – 1 . tr. Cominciare daccapo, riprendere dopo una interruzione più o meno lunga: r. il gioco; r. un lavoro, una lettera, una ricerca; rinnovare: Dolce color d’orïental zaffiro ... A li occhi miei ricominciò diletto (Dante). Con a e l’inf.: r. a parlare, a scrivere; ricominciamo daccapo 2 . intr. (aus. essere) Avere nuovo inizio: il gioco ricominciò più accanito di prima; il freddo ricomincia. Impers.: ricomincia a piovere; è (o ha) già ricominciato a far caldo. Ricominciare. A lavorare, a studiare, a litigare, a pagare, ad evitare. NO! Ricominciamo qualcosa di differente. Ricominciamo ad osservare. Sulla strada che dal lavoro mi riporta a casa, si snoda un surreale aranceto di cemento e grossi palazzi, considerati vecchi e non antichi, da una città in cui tutto quello che ha meno di duecento anni è orrendamente “nuovo”. Gli alberi si sollevano da una terra grigia, fatta di sovrapposte “p

Un sabato davvero infinito

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Vi è mai capitato di concludere il venerdì sera lacerati dal piacere di essere finalmente giunti al week end e la consapevolezza che state per avventurarvi in un sabato infinito . E badate “infinito” non perché ricolmo delle mille attività che volete sempre fare ma che non riuscite mai a metter in pratica a causa del lavoro/della famiglia/degli amici o di qualsiasi necessario vincolo sociale che vi siete costruiti intorno. No, “infinito” perché sarà occupato da una ferrea agenda di attività da compiere per soddisfare parte dei vincoli di cui sopra, nonché magari il vostro sostentamento (magari la spesa perché il frigo è vuoto al rientro dalle vacanze?). Cercherete allora di prolungare masochisticamente il vostro venerdì sera per non dovervi ritrovare troppo presto in piedi ed operativi il giorno seguente. Uscirete, mangerete fuori, berrete fuori, penserete fuori dagli schemi, tentando di decelerare, di non arrivare. Intanto penserete al sabato infinito che vi attende. Niente paura

fine della "vacatio"

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Punto e a capo. Di nuovo in sella. Ritorno alla base. E mi fermo qui con i luoghi comuni che accompagneranno il nostro rientro dall’agognata “vacatio” di cui vi parlavo nel nostro ultimo post prefestivo. Non fateci caso e soffermatevi su voi stessi. Come è andata? Siete riusciti a lasciare il vischioso e pensante pacchetto di insoddisfazioni, rivendicazioni e desideri che vi siete trascinati dietro per un anno? Se tocca a me iniziare il bilancio delle vacanze, posso dire che ho passato una mattina sull’orlo del silenzio, in un luogo dove il vento aveva timore di parlare   e l’acqua si spaventava nel   ritrovarsi priva di peso. Un luogo dove la pace diventava presto ansia, tuffo in se stessi, senza rete, senza provvidenziali distrazioni. Un luogo dove ho avuto paura e da cui non sono riuscito a staccarmi per ore. Poche ore in tre settimane.   Impercettibili, affogate in un itinerario scioccamente serrato, per vedere, conoscere, ascoltare il più possibile, in quella settimana di paesaggi

una parola un verso - decima "vacanza"

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vacanza s. f. [dal lat. vacantia , neutro pl. sostantivato di vacans -antis , part. pres. di vacare (v. vacare), attrav. il fr. vacance ]. – 1. Il fatto, la condizione di essere o di rimanere vacante; 2. Intermissione, temporanea cessazione di un’attività. In partic.: a. Intervallo di riposo, di uno o più giorni, che nella ricorrenza di una festività o per altra circostanza viene concesso agli studenti e agli impiegati b. Riposo più o meno lungo dalle proprie ordinarie occupazioni che una persona si concede. Eccoci giunti alle agognate e temute vacanze. Sebbene sia più vicino al significato originale del termine ( la condizione di essere vacante , la possibilità di allontanarsi da se stessi, imparando ad osservarsi da una diversa prospettiva), spesso anch’io perdo la rotta e mi abbandono al secondo e più comune significato di vacanza: le ferie . Partire (vicino o lontano non è importante) e lasciarsi tutto alle spalle, almeno per qualche settimana. Il capo che ci tartassa, la

una parola un verso - nona: "confutare il mondo di Amélie"

confutare v. tr. [dal lat. confūtare] (io cònfuto, alla lat. confùto, ecc.). – Ribattere un’affermazione, una ragione, ecc., dimostrandola erronea o infondata. Il caso Amélie Confutare se stessi è uno sport poco praticato ma molto salutare. Mi sono trovato a doverlo fare pochi giorni fa, per poi sentirmi di nuovo attratto dal paradigma appena negato. Stiamo parlando di Amélie Nothomb e dei suoi libri. Una donna che è riuscita in pochi anni a generare un vero e proprio fan club di lettori osannanti, dipendenti dalle sue mistiche divagazioni dell’animo e soprattutto della mente. Dopo averne visto un’intervista, sentendole dichiarare, senza alcun imbarazzo, di reputarsi la migliore scrittrice vivente, ero stato conquistato da un desiderio di oblio per personalità così fastidiosamente “ostentanti”, gioiosamente in linea con il contesto sociale in cui viviamo, dominato dall’insopprimibile esigenza di vendere se stessi al meglio. Non avrei ceduto alla mia indomita curiosità per il

una parola un verso - ottava: "calore"

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calóre s. m. [ lat. calor -ōris, der di calere «essere caldo» ]. – 1. La sensazione determinata dalla vicinanza o dal contatto del corpo umano con un oggetto o con un ambiente caldi. 2. In biologia e in medicina, c. animale, quello proprio degli animali omeotermi, derivante dai processi metabolici; colpo di c. 3. Con riferimento alle femmine degli animali, spec. mammiferi, il complesso delle manifestazioni legate all’estro (eccitamento sessuale, ricerca del maschio, ecc). 4. fig. Fervore, ardore, entusiasmo, manifestazione intensa degli affetti: il c. dello sdegno. Calore. Che spinge sulle nostre gambe, sino alle spalle, stringe sudore intorno al collo, svela insofferenza in ogni desiderio, vela gli occhi, ottura le orecchie, appiccica i capelli e riscende, insopportabile, scure rovente sui nostri pensieri, riducendoli a ricordi dal retrogusto amaro. Ci schiaccia, ci odia, ci fa odiare. Scappare, pensiamo solo a fuggire, dove la notte può arrivare, dove il letto,

Una parola un verso – settima: “silenzio”

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silènzio s. m. [dal lat. silentium, der. di silens -entis, part. pres. di silēre «tacere, non fare rumore»]. – 1. a. Assenza di rumori, di suoni, voci e sim., come condizione che si verifica in un ambiente o caratterizza una determinata situazione: il s. della notte; b. Nel linguaggio milit. (e per estens. di collegi e altre comunità), prescrizione di non disturbare il riposo o la tranquillità parlando o facendo rumore; il periodo di tempo per cui si deve osservare questa prescrizione e il segnale di tromba che ne segna l’inizio 2. a. Il fatto di non parlare o di smettere di parlare (e, più in generale, di non gridare, cantare, suonare, fare rumore) per un certo periodo di tempo: stare, rimanere in silenzio; ascoltare in silenzio b. Per estens., il non dare notizia di sé, né per lettera né con altri mezzi di comunicazione 3. Nel diritto civile, il fatto di non manifestare la propria volontà, che non ha alcuna rilevanza giuridica se non nei casi indicati dalla legge  4. Chiesa de

Leggere è una corsa di uova

Cari imagisti,  vi segnalo una mia riflessione uscita ieri sul blog "sulromanzo". Il titolo e l'idea nascono da un pomeriggio in cui ho perso il mio tempo, trovandomi di fronte ad un'assenza che solo la lettura e la scrittura, fino ad ora, mi hanno concesso. Di seguito l'incipit che spero susciterà la vostra curiosità. Aspetto vostri commenti. " C’è un piccolo borgo in Umbria, dove la Pasqua porta con sé un’antica tradizione fatta di uova colorate che ruzzolano libere per le strade (senza che nessuno possa fermarle) e di bambini urlanti, finalmente al comando. Se vi avventurerete fra i vicoli attorcigliati su se stessi e le piccole porte, che si rintanano fra le possenti mura, proverete la più sublime delle perdite, quella del tempo. Non avrete più l’ansia di visitare, degustare, parlare, decidere. Sentirete allora le urla dei padroni del paese. Per un solo giorno, infatti, saranno i bambini dai cinque ai dieci anni a possedere la strada principale, quella

Una parola un verso - settima settimana - "Sparare"

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sparare v. tr. e intr. – 1. Azionare un’arma da fuoco, facendo esplodere e partire uno o più colpi 2. a. estens. Tirare con violenza, spec. calci, con riferimento a quadrupedi b. Nel linguaggio della fotografia e della televisione, con uso assol., detto di soggetto che, nella ripresa, dà luogo ad abbagliamento 3. fig. Dire cose inverosimili o esagerate (e s’intende, per lo più, con una certa sfacciataggine): s. balle , fandonie ; 4. [der. di parare , col pref. s- (nel sign. 1)], non com. – Spogliare dei paramenti, degli addobbi: s. la chiesa ; nel rifl., togliersi i paramenti Sparare. Sulla gente, sulle richieste, sulle nostre possibilità. Attaccare, non lasciare spazio, decidere che ciò che possiede l’altro deve essere nostro. Allora prenderlo, convincendo noi stessi che è naturale, perfino congeniale al nostro essere. Guardarsi intorno e razionalizzare, perché fanno tutti così, sono tutti così, come se sparare fosse meno grave se non si è i primi a farlo, per poi impiegare

Le correzioni di Jonathan Franzen

Lo avevo acquistato. Alla fine avevo dovuto cedere: articoli, commenti entusiastici, dichiarazioni di unicità, la tagliente abilità nel delineare le incertezze e le recriminazioni di una famiglia americana. Così normalmente divisa ed incompresa da sembrare la "nostra". " Lo si sentiva nell'aria: qualcosa di terribile stava per succedere ." Così Franzen prepara il lettore ad un evento distruttivo che sconvolgerà gli animi più delle cose. La scrittura è limpida e non indugia mai su se stessa, puntando esclusivamente a scarnificare la mente dei suoi personaggi, senza risparmiare al lettore neanche uno dei dubbi, delle angosce esistenziali e dei paradossi di cui la mente umana è colma. L'autoanalisi sembra essere il vero protagonista di questo romanzo, tanto che a metà del libro, qualcosa è scattato nel mio usurato e poco funzionante sistema di autodifesa, obbligandomi a interrompere la lettura. Ho tentato più e più volte di riprendere in mano le sorti d

Una parola un verso - sesta settimana - "Connessione"

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Connessióne s. f. [dal lat. connexio - onis , der. di connexus , part. pass. di connectĕre «connettere»]. – 1. L ’ essere connesso, intima unione fra due o più cose; per lo più fig 2. In elettrotecnica, sinon. di collegamento : c . in parallelo , in serie ; c . a triangolo , a stella ; nel linguaggio dell’informatica e delle telecomunicazioni, collegamento a una rete telematica Esigenza compulsiva al contatto che sfocia spesso in un click morboso, dove si può finalmente sfogare il lungo silenzio compresso dal tubo catodico. Decenni di ascolti forzosi per egoisti petulanti che si narcotizzavano in attesa di una rivincita. Eccola finalmente. Il tempo è giunto. Parlare, parlare, parlare, scrivere, urlare, pubblicare. Tutto si può dire senza più ascoltare. La TV tanto biasimata diviene troppo evoluta, generatrice di silenzio amorfo, è sostituita. Inglobata dal network dove tutto finisce, dove dire la propria è troppo necessario e nulla si riesce a selezionare.

Una Parola un Verso - quinta settimana - "Aggressività"

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Aggressività s.f. [der. di aggressivo] - 1. l'essere aggessivo; impetuoso, violento. 2. in psicologia ed etologia, tendenza istintiva, ipotizzata come causa di comportamenti caratterizzati da minaccia e attacco. Quanta aggressività si nasconde in pochi metri? Mentre scappate verso un luogo separato dal mondo, dove la priorità è figlia dell'assurda teoria che il centro dell'universo si sia rifugiato in un cubicolo di sensi spezzati e azioni ripetitive, vi troverete a sorpassare cumuli di aggressività solidificati in parvenze di esseri umani. Li vedrete, mentre corrono verso di voi, davanti a voi, ipnotizzati da cuffiette bianche o auricolari fantasma, discutendo con se stessi, attancandosi, minacciandosi, percuotendo l'aria che avrà osato frapporsi fra loro e l'ingiustizia che sembra attenderli ad ogni falcata. Se li sfiorerete, saranno pronti a saltarvi addosso con parole acuminate, allora il corpo sussulterà e voi proverete la paura della mortificazione e