Quanti di voi leggono…l’ultima pagina di un settimanale?

 Consultando uno dei tanti studi sulla percentuale di “non lettori”, scopriamo che sono più di venti milioni in Italia le persone che non si avvicinano ad un libro, neanche per usarlo come soprammobile.

Intervistata sul motivo che la porta a “non leggere”, la maggioranza del campione ci rivela che è la noia.

Da ossessivo lettore e compulsivo scrittore ho difficoltà a crederci.

Stupore, coinvolgimento, delusione, smarrimento, dubbio, rifiuto, ma noia?! Noia proprio no, soprattutto se confrontiamo un libro e il mistero che in esso è racchiuso, con uno dei tanti spettacoli televisivi a cui spesso ci sottoponiamo, senza pensare alle conseguenze: la mano che tenta di fondersi con il telecomando, il sedere che diventa soltanto un altro cuscino sparpagliato sul divano, le orecchie bombardate dal sonoro frettoloso e eccessivo, la bocca serrata nell’impossibilità di controbattere, la mente messa in stand-by, in attesa che il rullo di immagini modificate e parole standardizzate si esaurisca, lasciandoci finalmente andare a dormire. Spenti anche noi, da un gesto improvviso su quel tasto rosso del telecomando, che tutto controlla e delimita.

Con il libro invece avremmo potuto scegliere noi i tempi, i gesti e i modi che i protagonisti avrebbero condiviso con noi, lasciandone la definizione visiva al nostro libero arbitrio, alle nostre incertezze, alla nostra immaginazione, che, per quanto tentiamo di estirpare, è sempre presente, dietro i nostri occhi. Pronta a trasformare poche righe d’inchiostro in un sentiero di cui fortunatamente non conosciamo la fine né la direzione. E allora? Qual è la vera ragione che impedisce ai “non lettori” di compiere il salto nel gruppo dei “lettori”? Magari è proprio la divisione che si compie fra questi due gruppi a renderli reali e spesso impermeabili. Una sorta di book - proof stampata sulla testa di più di venti milioni di persone. Se ogni lettore, si fermasse a descrivere il piacere che prova nel leggere un libro a qualcuno dei “non lettori” e poi si obbligasse ad ascoltare le ragioni che spingono il “non lettore” a privarsi di questo piacere, potremmo avere difficoltà dopo un po’ a distinguere i membri di ciascun gruppo, scoprendo che li distingue solo una piccola e preziosa abitudine.

Nell’ultima pagina di un noto settimanale di politica e cultura si nasconde una rubrica di un grande scrittore contemporaneo dal titolo “La bustina di Minerva”.

Nel numero del 2 dicembre l’autore parla di “canoni”, ponendosi la non semplice domanda. “ Che cosa dovrà tentare di leggere l’individuo che ancora lo desideri fare?”

“Quali libri sono ugualmente irrinunciabili sia per un francese sia per un finlandese?” “E quali sono a tal punto parte del patrimonio culturale occidentale da essere percepiti per osmosi, anche se non vengono letti?” Le riflessioni fatte dall’autore sono particolarmente argute e decisamente ve ne consiglio la lettura. Ci mostrano quanto siano ampi ancora gli spazi di ignoranza, anche per i cosiddetti intellettuali, che sono particolarmente attenti alla letteratura occidentale, trascurando ampiamente quella indiana, giapponese o araba e facendoci scoprire che oltre ai “lettori” e ai “non lettori” ci sono anche i “lettori…parziali”.

Buona lettura.


 

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