Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2011

Un corpo che non aveva mai osato

Immagine
Saltando sulla vita ho scoperto ora un essere senza collo, senza bocca, senza orecchie, senza naso. Solo occhi, nervosi, irascibili, viziati, ansiosi di conoscere, di percorrere, di assorbire, catalogare, nascondere. Non c’è mai stato tempo per scegliere di aspettare per loro . Ogni frase, ogni desiderio, ogni perfetto granello di sabbia selezionato e finalizzato a non rallentare la corsa poteva essere solo se gradito agli occhi. Severi ed inflessibili, hanno staccato il colorato nulla da un sentiero ramificato. Lo hanno nascosto, semplificato, scacciato. Nulla, doveva essere nulla, solo uno stupido nulla su cui costruire un’altra corsa, furente, escludente, meravigliosamente corrosiva. Nulla, non resterà nulla, solo occhi urlanti su polvere finissima. Grigia e tagliente. Ogni giro li ferirà e nessuno, nemmeno io, potrà fermarli. Saremo già da qualche altra parte a contare i passi di un corpo che non aveva mai osato.

Hans Castorp: chi era costui?

Immagine
Quasi 700 pagine stampate con interlinea strettissima e riducendo al massimo i margini della pagina, fanno della casa di Hans Castorp un posto in cui non è rassicurante avventurarsi per un lettore che non sia avvezzo ai grandi romanzi russi o che, leggendo il titolo del romanzo di cui Hans è protagonista ( La montagna incantata ), si sia confuso con i più discutibili e recenti romanzi seriali, a base di vampiri e misteri insoluti, con isolati paesini e possenti manieri dalle sottili fondamenta letterarie. D’altronde la Corbaccio, che ha il merito di aver riproposto ai lettori una nuova edizione del possente romanzo di Thomas Mann nel 2011 nella collana “I grandi scrittori”, ha scelto per la copertina una tetra foto di Alan Powdrill che fa intravedere un lugubre lago avvolto da una cerniera di montagne, appiattito da pesanti nubi che stanno per catturare l’unico essere vivente che si sia avventurato in quei luoghi: un gabbiano, per il quale è facile immaginare un orrido destino. Quindi

Una parola, un verso: diciottesima - "discontinuità"

discontinuità s. f. [der. di discontinuo]. – 1 . Mancanza di continuità, interruzione nel tempo o nello spazio; anche in senso fig., di cosa che non sia continua, coerente 2 . In fisica, variazione brusca, nello spazio o nel tempo, di una grandezza fisica. Un bicchiere vuoto, di plastica rotta, procede avanti e indietro sul finestrino, invisibile agli occhi dei passeggeri. La musica selezionata scorre nei loro pensieri, li bastona, li esorta a fallire. La mano che regge il bicchiere è sporca, quasi come il vetro su cui si poggia. È un desiderio opaco che si appiccica alla vita di qualcun altro. Qualcuno dalle braccia sottili e nervose, dal ventre largo e festoso, qualcuno dagli occhi piantati in basso, nel pavimento di cicche e tappi di bottiglia, qualcuno che aspetta che la mano si fermi, che il bicchiere scompaia, che il rumore si confonda nel prossimo bip bip che smuove le porte del nostro tempo. Ecco, tutti liberi, possiamo continuare. -

Lo skaz ed “Il giovane Holden”

Immagine
Rimettendo in ordine dei vecchi libri, mi è capitato fra le mani “The Cather in the Rye” (Il giovane Holden) di Jerome David Salinger. Uno dei libri più conosciuti nella storia della letteratura moderna. Un libro di passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta, che molti si saranno trovati a leggere negli anni in cui la rabbia è tanta ed è facile pensare di farla esplodere sul fasullo di turno rompendogli “tutti gli alluci che ha in corpo” (per usare una delle geniali e famigerate espressioni gergali di Holden/Salinger). Chi di noi non ha desiderato, almeno per un giorno, essere Holden Caulfield e potersi così liberare dallo stuolo di babbioni che lo circondava? Per dire finalmente tutto ciò che aveva in mente, senza paura di scioccare, anzi con la passione nel farlo? Io mi costituisco, a volte mi capita ancora. Il giovane Holden è però anche un testo interessantissimo dal punto di vista linguistico, emblema del cosiddetto stile “ skaz ”, ossia legato ad una narrazione in prim