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Visualizzazione dei post da 2021

L’estate oltre la siepe di Tiffany McDaniel

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Ci sono libri che ci accompagnano per anni, compagni silenziosi che, al momento giusto ci risuonano dentro, mettendoci di fronte alle nostre paure, sfidandoci a combatterle per difendere i nostri valori con decisioni che possono cambiare il nostro modo di guardare alla vita.   Quando ne incontriamo uno sul nostro cammino (e sono molto pochi) ci sorprendiamo, riscoprendo il potere della parola scritta se chi la padroneggia ha dietro di sé non solo la capacità di costruire una trama solida e dei personaggi tridimensionali, ma un bisbiglío incessante nelle orecchie che pretende di prendere vita. È questa la sensazione che abbiamo leggendo  L’estate che sciolse ogni cosa   di Tiffany McDaniel (edizioni di Atlantide – traduzione di Lucia Olivieri). Autopsy Bliss, avvocato pronto a setacciare il mondo in cerca del male e sicuro di saperlo riconoscere, fa pubblicare una lettera sul giornale locale in cui invita il diavolo a Breathed, paesino dell’Ohio in cui vive insieme alla sua famiglia.  S

Il colpevole di cui abbiamo bisogno. Passeggiata nel bosco narrativo di Alessandro Piperno.

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Di chi è la colpa?   È attorno a una delle nostre domande preferite che  Alessandro Piperno  costruisce il suo ultimo romanzo ( Di chi è la colpa  – Mondadori). Quando qualcosa d’inatteso ci fa deviare dall’idea di noi stessi che vorremmo irradiare, che sia un fallimento professionale o personale, la perdita di uno status, la scomparsa di una persona cara su cui contavamo, questa domanda ci rimbalza nel cervello come una biglia d’acciaio in un flipper, alla spasmodica ricerca di qualcuno (diverso da noi stessi) a cui dare la colpa. Ne abbiamo bisogno per dare un senso alle nostre giornate e continuare a credere che la maschera che abbiamo scelto per presentarci al mondo sia l’unica possibile.    È ciò che accade anche al protagonista senza nome di questo romanzo che da scrittore affermato ripercorre la sua vita in un mémoire che parte dalla sua infanzia in una qualsiasi famiglia romana piccolo-borghese per trovarsi catapultato, a causa di una serie di improvvidi eventi degni di un roma

Heaven e la scelta di essere diversi di Mieko Kawakami

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“Un giorno, verso la fine di aprile, trovai un bigliettino nel portapenne. Era infilato tra due matite, dritto come se fosse in piedi. Lo aprii e lo lessi. C’era scritto: ‘Io e te siamo uguali’. Nient’altro”. È così che inizia  Heaven , romanzo di  Mieko Kawakami  (pubblicato in Italia da edizioni e/o con la traduzione di Gianluca Coci) che ci trasporta nel Giappone degli anni ’90 nel momento esatto in cui nasce l’amicizia fra  Occhi storti  e Kojima, due adolescenti accumunati dalla loro diversità.  Una diversità obbligata per il primo ( Occhi storti  è affetto da strabismo) e rivendicata dalla seconda (Kojima invece rifiuta di lavarsi o pettinarsi, indossando sempre gli stessi logori vestiti per sentirsi più vicina al padre che vive in povertà, mentre lei, sua madre e il suo patrigno abitano in una opulenta villa). Attorno a loro, una classe di quattordicenni che identificano nei due protagonisti le vittime perfette per scherzi, umiliazioni e violenze quotidiane da cui non è possibil

Il primo incontro con Dostoevskij? Sanguina ancora, parola di Paolo Nori

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Il primo incontro con Dostoevskij non si dimentica, probabilmente per quello che il critico russo Viktor Sklovskij definisce “il procedimento che crea l’arte”, ossia  la capacità del grande autore russo di guardare il mondo , la nostra quotidianità, i nostri gesti, le nostre abitudini  come se le vedesse e le facesse per la prima volta . È questo forse parte del mistero che si nasconde dietro le storie e i personaggi di Fëdor Michajlovič Dostoevskij: ci prestano i loro occhi per osservare ciò che potremmo scoprire con una normale passeggiata se avessimo lo sguardo giusto per notarlo. Gli occhi dello stupore, gli occhi di un bambino, non per innocenza, ma per capacità di sorprendersi davanti alle ‘piccole cose’. È da qui che parte anche Paolo Nori, scrittore, traduttore e amante appassionato della letteratura russa, con il suo ultimo libro ( Sanguina ancora – l’incredibile vita di F ë dor M. Dostoevskij,  edito da Mondadori e finalista al Premio Campiello ), ripercorrendo la vita del gr

Klara, Kazuo e l’arte della dilazione

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Si dice che un romanziere scriva sempre la stessa storia, scavando nei suoi personaggi, ancóra e ancóra, per avvicinarsi sempre di più a ciò che vogliono dire. Nel caso di Kazuo Ishiguro e del suo ultimo romanzo ( Klara e il sole – edito in Italia da Einaudi e tradotto da Susanna Basso) lo scavo è quanto mai accurato, come se l’obiettivo fosse quello di proiettare il lettore al centro dell’anima della narrazione senza spargere nemmeno un granello di dolore in più del necessario.   Nel primo romanzo dopo il premio Nobel per la letteratura del 2017 , l’autore giapponese che scrive in inglese (si è trasferito in UK a cinque anni), famoso per romanzi di scavo psicologico come Quel che resta del giorno (con cui aveva vinto il Booker Pize nel 1989 e da cui era stato tratto l’omonimo film di James Ivory ), torna a solcare il mare dell’animo umano munito di cesello , descrivendo il percorso che compiamo per diventare consapevoli delle nostre emozioni, degli errori realizzati e soprattutto di

Al telefono con Albert Einstein

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Vi è mai capitato di sbagliare numero?  Certo, oggi con lo smartphone che memorizza tutto e tutti, è un ‘esperienza dal sapore vintage, ma un tempo, quando per chiamare qualcuno bisognava comporre il suo numero di telefono, l’errore era dietro l’angolo, allora scattava l’imbarazzo e l’ansia di chiudere la chiamata al più presto per continuare sui binari di quell’ unica idea di vita che difendiamo con tanto ardore.  E se dietro un numero sbagliato si nascondesse un’opportunità?  Ne sa qualcosa Mimi Beaufort che, nel saggio romanzato di R. J. Gadney Al telefono con Einstein (pubblicato in Italia da Salani e tradotto da Laura Serra), si trova a digitare per errore il numero di telefono del grande fisico tedesco. Siamo nel 1954 a Princeton, dove l’ormai stanco e vecchio Einstein (aveva 75 anni all’epoca) riceve la telefonata di Mimi e, partendo dall’idea che la creatività è figlia del tempo ‘sprecato’ , non solo la trattiene al telefono, ma inizia a raccontarle la sua storia. Da qui parte

A cosa saresti disposto a rinunciare? Le scelte di Christina Dalcher

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“ I bambini sono resilienti, penso. Ed è una buona cosa, in tanti sensi, perché cadono, si rimettono in piedi e ricominciano a fare ciò che stavano facendo. Ma la resilienza porta con sé una sorta d’insensibilità, di accettazione, di tolleranza. Agli occhi di Anne, ciò che accade a chi fallisce è il semplice e normale funzionamento delle cose. Qualunque situazione va affrontata o dimenticata in fretta. Finora ”. Molte sono le pagine da sottolineare del nuovo romanzo di Christina Dalcher La classe (pubblicato in Italia dalla casa editrice Nord – traduzione di Barbara Ronca) e altrettante le domande che il suo libro vi costringerà a porvi. Non saranno domande facili e non vi soddisferà la prima risposta che troverete per azzittirle, ma non potrete smettere di pensarci e questa è una dote rara in un romanzo.  Leggendolo scoprirete che la resilienza di cui ci parla Elena Fairchild (la protagonista di questa storia), quella che ci rende insensibili e allegramente tolleranti verso le diffi

Lo strano caso della focena di Mark Haddon

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In pochi avrebbero osato scrivere un romanzo partendo da un’opera poco conosciuta di Shakespeare ( Pericle, principe di Tiro ), che a sua volta affonda le sue origini in un mediocre romanzo del III secolo d.C. di un autore latino sconosciuto , che (per ricordarci quanto siano circolari le storie nella narrativa dell’umanità) a sua volta strizza l’occhio a una legenda della mitologia greca. Il gruppetto di scrittori coraggiosi si sarebbe ulteriormente assottigliato se gli aveste chiesto di ambientare la loro storia nel XXI secolo, con continui sbalzi temporali all’epoca del mito, passando per il periodo elisabettiano e il rapporto che Shakespeare ebbe con un certo George Wilkins (“taverniere, lenone, furfante, molestatore di donne e autore teatrale”) per scrivere il Pericle, principe di Tiro da cui siamo partiti.   Complicato, vero? L’ho pensato anch’io quando ho preso in mano il nuovo romanzo (ma badate che il termine in questo caso è riduttivo) di Mark Haddon ( La focena – tradotto

La versione di Nora e quella di Matt Haig

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A distanza di tre anni dal suo romanzo Come fermare il tempo , storia di un uomo capace di vivere oltre quattrocento anni, sconfiggendo ogni legge naturale, solo per desiderare di morire in santa pace, Matt Haig ritorna con La biblioteca di mezzanotte (pubblicato in Italia da edizioni e/o e tradotto da Paola Novarese), storia altrettanto fantastica e distopica che ci porta a domandarci cosa sarebbe accaduto nella nostra vita se avessimo fatto scelte diverse.  La protagonista del romanzo di Haig si chiama Nora Seed, ossia Nora ‘Seme’ (se traduciamo in italiano il cognome scelto dall’autore) e non è casuale. Nora ha infatti in sé, come noi tutti, semi di diversi talenti che sta a lei sviluppare nel corso della sua vita, ma quali scegliere? È questa la domanda che sta alla base di tutta la narrazione. Una domanda a cui spesso ci troviamo a rispondere senza esserci interrogati sui nostri reali bisogni, senza aver osato attraversare la maschera che indossiamo per difenderci da ciò che im