Voglia di fuga? Provate con Puskin


Circa duecento anni ci separano da Aleksandr Sergeevič Puskin, una sorta di Byron in versione russa, un uomo la cui vita romantica e spericolata, fu seguita con grande interesse dai suoi contemporanei (spesso più per le sue prese di posizione – reali o presunte - che per le sue opere letterarie). 
Poeta, eroe, fuggitivo, eccessivo e convulso. Fa della fuga una forma d’arte. Dalla sua famiglia, dai suoi presunti doveri, dall'osservanza delle regole, dalla fuga stessa, infine, che ritiene inutile, tanto da sposare (o far finta di sposare) la responsabilità di una vita borghese, di un matrimonio. Eppure sarà proprio il suo amore per la fuga a portare Puskin ad abbandonare Mosca nel 1830 e a scappare a Boldino, con la scusa o l’opportunità della peste, rinchiudendosi in quel sublime stato di solitudine che gli permetterà di scrivere molte delle sue opere più interessanti. Tra queste le sue PiccoleTragedie (trad. di Serena Vitale – Rizzoli 2008), raccolta scoperta da poco a causa di una sfida impostami o offertami (a seconda del punto di vista puskiano che vorrete assumere) da uno scrittore: scrivere una tragedia breve, “piccola” alla maniera di Puskin. Se vi troverete a leggere questa preziosa raccolta, scoprirete un “umor nero” pronto a rallegrarsi persino della pestilenza, scomponendo e rielaborando le regole di Sofocle a suo uso e consumo.  Testi essenziali e asciutti, laconici squarci di vita,  in cui l’eroe si nasconde in una scheggia di parola, posizionata ad arte in mezzo ad un dialogo dall'apparenza banale. Dialogo in cui ci sembra sempre di scorgere l'autore: ribelle in fuga, tumultuoso, invidioso, creativo, ma sempre senza speranze di successo, meritevole di un castigo fatto di solitudine e morte per aver tentato di violare l’inviolabile. Ciononostante sarà al suo fianco che noi lettori ci schiereremo, per il coraggio che nella sua vita e ancor di più nelle opere alla fine ha dimostrato. Non ci resta quindi che armarci di tutto il coraggio romantico che abbiamo sedato negli anni e farlo scoppiare, senza cautele, mi raccomando. L’immobilismo è dietro l’angolo.
  


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