Natale Affamato
Natale, si sa, è un periodo di
strenne. Offerte speciali, tasse speciali, scortesie speciali, disseminate come
neve fangosa su persone di cattivo umore che dovrebbero, grazie a questo
umidiccio dono, sorridere a denti stretti, così stretti da spezzarsi, insieme
alle bocche e ai desideri, perché tutto si azzittisca, si spenga in una
luminaria di terz'ordine attaccata con lo scotch alla vetrina di un negozio
vuoto. In una città come Roma, che non ha mai creduto agli addobbi natalizi,
alle luci colorate o ai cori festosi e che è lontana molto più di una TAV da
Parigi, molto più di una moneta da Londra e molto più di una speranza sul
futuro da New York, il Natale passa velocemente, ignorato. Non c’è neve qui,
almeno non in dicembre, non ci sono dolci tipici con cui tentare il palato,
come il panettone milanese o gli struffoli napoletani, ma soprattutto non c’è
voglia di credere a una storia di speranza e cambiamento come quella che il
Natale c’impone. C’è troppa fame, non soltanto di cibo e sopravvivenza (che
anche di quella ce n’è e tanta per le strade, davanti alle vetrine e dietro i
portoni), ma soprattutto la fame, dilaniante e spropositata, quella che ti inghiotte,
portandoti oltre ogni tuo imbarazzo, è di idee. Ma non si osa nemmeno parlare
al plurale: fame di idea. Ne basterebbe una, piccola, neanche
troppo dirompente, ma ben salda e larga. Una sponda su cui arroccare qualche
mese, magari un anno, prima di schiacciarci tutti sull'asfalto dentro una
buca, che a Roma ce ne sono milioni. Un contro l’altro, a farci male, pur di
sentire che c’è, sì, forse un po’ di vita scorre ancora sotto le coltri di
parole rinsecchite che ci tiriamo addosso per distanziarci, per ritagliarci un
piccolo solco intorno e dire: «ecco, oltre qui non potete andare. Oltre
questo punto ci sto io e non ci può essere nessun altro.» Così, solo così, ci
sentiamo sicuri, ma lo spazio è poco, anche a Natale, anzi a Natale sembra
diventare sempre meno. Le macchine aumentano, la rabbia aumenta e di offerte
speciali per difendere le nostre barricate se ne scorgono sempre meno. Il nostro
spazio è diventato sacro, l’unico a essere celebrato a Natale, come in
qualsiasi altra giornata del calendario. E allora forse non è vero che Roma non
lo festeggia il Natale, sono gli altri a limitarsi a celebrarlo, questo Natale
di sottrazione di spazio altrui, un solo giorno all'anno.
Pausa di fine anno per il blog: imago2.0 riprenderà le attività a partire da domenica 13 gennaio 2013.
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