L’Iliade al tempo dei social


L’origine e l’epilogo di tutte le storie, L’Iliade di Omero, ritorna a esercitare il suo fascino nel più raccolto dei teatri che costituiscono il circolo magico del teatro Piccolo a Milano: il Teatro Studio Melato. Questo, fra tutti gli spazi messi a disposizione del più antico teatro stabile d’Italia, è il mio preferito. Con la sua forma cilindrica, che richiama alla mente i teatri elisabettiani, permette agli spettatori di circondare il palcoscenico, diventando parte integrante dell’azione. Se a questo si unisce una pièce come quella scritta da Giovanna Scardoni per Iliade, mito e guerra, capace di sintetizzare in poco più di un’ora e mezza l’opera omerica senza dissiparne l’eredità narrativa, la sensazione di essere parte di qualcosa di vero e importante è assicurata. In questo piccolo gioiellino, diretto da Stefano Scherini e interpretato da un battagliero, ammiccante e spregiudicato Nicola Ciaffoni (nelle parti di divinità e semi-umani eroi), si va però ben oltre la semplice rievocazione. Nella migliore tradizione del teatro, il pubblico è parte più che attiva del testo, chiamato a interpretare questo o quel ruolo sul palco, piuttosto che a supportare l’entusiasmo o il dolore del personaggio di turno con le debite esternazioni. 


Tutto parte da un’altra rivisitazione della storia omerica, quella di Heinrich Schliemann che, nel suo La scoperta di Troiaracconta la propria esperienza come archeologo dilettante in Turchia, dove con il testo omerico aperto sul canto II e VII (la battaglia tra Achei e Troiani), inizia a verificare gli avvenimenti epici nel luogo in cui dovrebbero essere avvenuti. Muovendosi su un terreno polveroso, sferzato dallo stesso vento che ha sfiorato il volto di Ettore, Achille, Agamennone ed Elena, Schliemann cerca, con orologio e metro alla mano, riscontri che lo possano mettere sulla strada del ritrovamento della città mitologica per antonomasia: Troia.


Poco importa se Schliemann avesse trovato o meno la ‘vera’ Troia, qui ciò che conta è la ricerca e i pensieri (e con essi i personaggi) che  si affollano nella sua mente durante questa ricerca. È Nicola Ciaffoni a dargli voce, intervallando i momenti salienti della battaglia per la conquista di Troia con intermezzi che sembrano usciti dal cassetto delle idee di Boncompagni dei tempi d’oro. Così scopriamo che lo sponsor del concorso di bellezza fra Atena, Afrodite e Giunone è il meleto degli Dei o che Apollo è diventato un divo a metà fra Brad Pitt e una rock star, con tanto di giubbotto di pelle e voce alla Ligabue, ma d’altronde la parola ‘divo’ discende da ‘divus’ ossia ‘divino’ in latino e chi è più divino di un Dio?



E non pensiate che questa scelta abbia uno scopo dissacratorio, perché è proprio l’amore indiscriminato per l’Iliade e le storie in essa narrate a portare il trio Scardoni, Scherini, Ciaffoni a percorrere ogni strada possibile per scuotere il popolo dei social, affinché si possa rendere conto che le storie che trovano sintetizzate e preconfezionate in Rete, sono una sintesi impoverita e assai deludente dell’oceano di narrazioni che conserva ancora per noi il capolavoro omerico: “Iliade - ci dice Scherini - è parola altissima e straordinaria. Nei versi di Omero c’è un movimento continuo che ci porta da un piano di cruda realtà ad uno di sublime poesia e viceversa. La messa in scena restituisce la lotta di un uomo, di un attore, con la parola e con se stesso: una vera battaglia continua con le parole di Omero, con la propria coscienza di fronte alla guerra e con i propri fantasmi.”


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