Romeo & Juliet are NOT dead

C'è una compagnia teatrale radicata nel nord della Scozia, in un luogo dagli spazi taglienti e dalle luci infinite, dove l'aurora boreale è di casa e il vento decide ogni mattina. 
È una compagnia che sperimenta a tal punto da pensare che l'ego di un attore venga dopo il lavoro e l'impegno, dopo le rinunce e le scoperte, persino dopo le esigenze altrui. Se sarete abbastanza curiosi da arrivare al quinto rigo di questo post, potrete cliccare su questo link e scoprire cosa fa la Charioteer Theatre Company  da poco approdata al Teatro Piccolo di Milano con uno spettacolo scritto dalla sua fondatrice, Laura Pasetti, dieci anni fa, proprio su richiesta del Piccolo, per reinterpretare l'opera di Shakespeare per un pubblico di ragazzi del XXI secolo. 


I tentativi di rileggere l'opera del bardo in chiave moderna si sono moltiplicati, nei secoli che hanno seguito la sua morte, come una colonia di batteri in una giornata tiepida. I risultati sia in narrativa sia in drammaturgia sono stati assai mutevoli e spesso deludenti, non è il caso della riscrittura di Romeo e Giulietta che ha realizzato Laura Pasetti. In Romeo & Juliet (are dead), l’autrice immagina la storia dal punto di vista dei suoi personaggi principali (Romeo, Giulietta e Mercuzio). I tre sono arrabbiati e delusi. La loro storia è durata lo spazio di una settimana e si è conclusa con la morte, privandoli di tutte le esperienze che invece i loro coetanei del XXI Secolo possono vivere indisturbati, sprecando proprio il sentimento per cui loro sono morti: l'amore. In abiti contemporanei e con la lingua degli adolescenti di oggi, i tre personaggi tentano prima di fuggire dal teatro in cui lo spirito di Shakespeare li ha condannati a vivere per l'eternità e poi a rimettere in scena la loro storia così come loro l'avrebbero scritta.   


Il risultato è un melting potlinguistico e drammaturgico affascinante. Laura Pasetti utilizza e dosa con abilità l'inglese contemporaneo e il pentametro giambico (il verso classico della poesia inglese utilizzato da Shakespeare) in tutta la sua melodiosa e ritmica portata, aggiungendo degli intarsi di italiano a sconvolgere ulteriormente le aspettative del pubblico. Il risultato, grazie anche all'impeto contagioso di Paola Calliari (Giulietta), alla dolcezza disarmante di William Davies (Romeo) e all'abilità camaleontica di Francesco Petruzzelli (Mercuzio, Frate, Nutrice), è potente e coinvolgente. 


Il pubblico del Piccolo Teatro Studio Melato, cavea contemporanea di grande suggestione, ha superato, fin dalle prime battute, la parete invisibile che divide gli attori dagli spettatori ed è entrato nella storia, a volte anche letteralmente, spinto dagli attori a diventare parte integrante della rappresentazione, quando la Pasetti ha disinnescato uno degli elementi più potenti del testo shakespeariano: il matrimonio di Romeo e Giulietta. La scena su cui ruota l'intero testo non fu mai scritta da Shakespeare, che non descrive l'unione fra i due adolescenti veronesi, cosa che invece fa la Pasetti, trasformando il pubblico in coreografia vivente. Alla resa dei conti i tre personaggi in cerca di una seconda possibilità scopriranno che l'unico finale possibile alle loro storie è proprio quello assegnato loro da Shakespeare. Solo in questo modo potranno continuare a essere un monito per l'umanità ad amare senza limiti e con tutta l'irruenza e la tenacia di cui sono fatti gli uomini. 



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