Ghiaccio bollente

Qualche giorno fa camminavo per un rovente corso Genova a Milano, provando l'emozione dell'asfalto che cede sotto il tuo passo, come se fosse neve rovente in un mondo parallelo dove tutto funziona al contrario.
Le poche sinapsi che osavano ancora muoversi nel mio cervello bollito, mi facevano pensare ad Andrea Camilleri che lotta in ospedale per continuare a respirare e (mi piace pensare) a scrivere. 
Mi sono chiesto quanti anni avesse, 93 o 94? E cosa stesse pensando cinquant'anni prima, quando aveva la mia età, e si sbottonava il colletto della camicia con la cravatta ancora allacciata, per trovare un refrigerio impossibile fra le strade di Roma. 


Si sarà detto che era ancora giovane, che aveva almeno metà vita da vivere e avrà cominciato a fare progetti (sono certo che tutti gli scrittori non possano fare a meno di farne) sulle storie che ancora doveva raccontare, sul personaggio che lo veniva a svegliare di notte, sul tempo (poco, sempre troppo poco) che aveva per scrivere. Poi avrà iniziato a fare elenchi (non so agli scrittori, ma questi a me vengono benissimo): quante occasioni per scrivere aveva sprecato negli ultimi giorni, anni, decenni; quante esperienze non aveva vissuto; persone non aveva incontrato; piaceri che si era negato. Si sarà fermato, sfiancato dal caldo e dagli elenchi, lasciandosi cadere sul gradino che sostiene l'ingresso di una gelateria, illudendosi che appoggiare le spalle alla vetrata che divideva i gelati dall'afa potesse congelare i suoi rimpianti. Avrà immaginato di sfilarle dalla testa come fa Albus Silente in Harry PotterSe tutto ciò che ci blocca in un angolo si potesse spazzare via allo stesso modo. 


Poi avrà lanciato un urlo e il ragazzo dei gelati sarebbe corso fuori per prendere la sua ordinazione. Granita con i gelsi con sopra una fettina di limone e una foglia di menta. Avrà cominciato a mangiarla, senza degnare di uno sguardo la brioche con il bottone che il cameriere gli avrà servito immersa nella granita. Prima di finirla avrà scritto un altro capitolo che iniziava proprio con il protagonista che si macchiava mentre mangiava una granita ai gelsi. Non avrà avuto bisogno di carta, i veri scrittori scrivono prima di tutto nella loro mente, nella loro vita, che si asciuga per dar posto alla poesia. 


Mentre cercavo un luogo per mangiare la stessa granita di Camilleri, lo confesso mi sono messo a scrivere. La mia storia comincia con un bicchiere di te al limone con ghiaccio, tanto ghiaccio. Una ragazza prende un cubetto con due dita e lo porge a un cagnolino bianco e marrone che inizia a masticarlo rumorosamente.  

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