Alla ricerca di persone normali

"Geniale, una Salinger moderna, portatrice di una cifra stilistica austeniana, capace di catturare le emozioni dei Millenial, condensandoli in una storia universale". 


Così viene descritta Sally Rooney, classe 1991, irlandese, enfant prodige della letteratura anglosassone che, con i sue due romanzi Parlarne tra amici e Persone normali (entrambi pubblicati in Italia da Einaudi, rispettivamente nel 2018 e nel 2019), è entrata nella short List del Booker Prize, del Dylan Thomas e del Rathbones Folio Prize, diventando la più giovane vincitrice del Costa Novel Award. 


La critica letteraria e la stampa di settore si sono innamorati di questa ragazza che ha studiato letteratura al Trinity College di Dublino (dove è stato ambientato anche il suo ultimo romanzo) che ha aperto ai lettori il mondo dei Millenial, costantemente in bilico fra la realtà che li avvolge e il loro universo interiore, il cui unico sogno sembra quello di non dover scegliere, senza mai "affrontare la la domanda di fondo su cosa fare di sé o che tipo di persona essere". Ragazzi che usano il condizionale come unica forma di difesa contro una serie di condizionamenti economico-sociali (lavoro sicuro, soldi, famiglia, standardizzazione e assimilazione), a cui le generazioni precedenti li hanno inchiodati e a cui loro stessi non sentono di potersi sottrarre e forse non vogliono. 


Allo stesso modo Marianne e Connell (i protagonisti di Persone normali) si muovono avanti e indietro nella loro relazione, passando da amici ad innamorati, per ritornare amici e poi di nuovo innamorati, in una narrazione ad yo-yo che all'inizio piace, ma alla fine annoia, ripetendosi in uno schema bloccato, in cui sono gli stessi personaggi a volte a implorare il lettore di farli arrivare da qualche parte. Niente da fare, Sally Rooney non lo permetterebbe.


Con una lingua asciutta e la passione per la narrazione a 'lista della spesa', con cui deve descrivere ogni singolo atto compiuto dai personaggi, Sally Rooney accompagna il lettore alla fine della storia, lasciandogli una sensazione di estraniazione, come se la finestra da cui ci ha fatto spiare la storia di Marianne e Connell avesse i paraocchi e non potessimo che guardare nella direzione scelta dall'autrice. 
Ma è soprattutto una domanda a rimbombarci nella mente quando giriamo l'ultima pagina del romanzo: tornando indietro negli anni (e forse nei secoli), quando è diventata così attraente la normalità (apparente)? 

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