Di cosa parlano gli scrittori...fra di loro? Anche di rimborsi per lesa capacità.

 Mi viene in mente una storiella ricordata da David Lipsky nel suo viaggio-intervista con David Foster Wallace, nel libro Come diventare se stessi (minimum fax 2011), in cui Lipsky racconta un fantomatico incontro fra Joyce e Proust. Joyce parlò per primo: «Ho gli occhi ridotti malissimo». E Proust di rimando: «Il mio povero stomaco, non so che fare! Anzi, devo andarmene subito». Ma Joyce non si arrese e lo superò: «Io seguirei il tuo esempio, se solo trovassi qualcuno che mi tiene sottobraccio». Il lettore si sarebbe aspettato chissà quali discorsi da due divinità della letteratura occidentale e invece ipocondriaci, egocentrici, pronti a tutto pur di attirare l’attenzione, su di sé naturalmente. Come direbbe Oscar Wilde «moderazione in tutto, a cominciare dalla moderazione stessa». Moderazione che non ha ispirato Vincenzo Ostuni, editor di Emanuele Trevi, quando profondamente turbato (per usare un eufemismo) ha detto ciò che  ha detto (vedi post di imago del 15/07/2012) sullo scrittore (Alessandro Piperno) che aveva battuto, per solo due voti il “suo” autore all’ultima edizione del premio Strega. Moderazione che, dopo essere stata presa alla sprovvista dalle prime esternazioni di Ostuni su Piperno, ha iniziato a correre lontano dalla bocca dell’editor della Ponte alle Grazie, chilometri e chilometri, pur di permettergli di dire che il terzo classificato (Gianrico Carofiglio) aveva presentato al premio un libro: «letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante…».
Ora che a Ostuni potesse non piacere il libro di Carofiglio nulla di male, sebbene quelle stesse esternazioni avrebbe potuto proporle ben prima di aver scoperto se Trevi aveva vinto o meno il premio Strega, dimostrando così una coraggiosa libertà d’opinione che dovrebbe prescindere dagli esiti di una gara. Le perplessità degli scrittori sul lavoro di altri autori è prassi e se Hemingway sosteneva di non leggere mai testi altrui (se erano brutti era uno spreco di tempo e se non lo erano…allora tutta invidia), altri suoi colleghi non gli hanno risparmiato taglienti commenti, pensiamo ad esempio a Gore Vidal, che sostenne: «What other culture could have produced someone like Hemingway and not seen the joke?» o sempre riferendosi a Hemingway: «I detest him, but I was certainly under his spell when I was very young, as we all were. I thought his prose was perfect until I read Stephen Crane and realized where he got it from.».

Insomma Vidal non ci andò certo leggero, sebbene ebbe l’accortezza di pronunciare alcuni di questi suoi giudizi dopo la morte dello scrittore in questione. La critica, feroce e per sua natura soggettiva e soggettivista, fa parte della vita di ogni scrittore (acquistato e famoso, mentre per gli altri, per quelli che pubblicano e non vendono, l’oblio è la peggiore e più insopportabile delle critiche), quindi qual è il problema? Perché Carofiglio ha deciso di agire civilmente contro Ostuni, chiedendo un rimborso di 50mila euro? Qualcuno ha detto che il problema non è stato nella critica in sé, ma nel modo con cui questa è stata espressa: con ferocia e senza filtri. Anche questo è opinabile, pensiamo a Myra Breckinridge (icona indimenticabile di Gore Vidal) e alla sua passione per l’arte di ferire le persone: non c’è niente di più bello che godersi subito lo spettacolo di «un viso aperto che si chiude imperiosamente sotto il proprio sguardo».

Con questo non voglio dire che Carofiglio non abbia ragione a risentirsi della “critica” di Ostuni, ma che forse poteva trovare un modo più sottile per godere della sua rivalsa, da uno scrittore del suo rango ce lo aspetteremmo, magari scrivendo un bel racconto su un editor che per aver offeso ingiustamente uno scrittore, da questo veniva maledetto e trascorreva due anni di agonia, costretto a leggere l’opera omnia dell’autore in questione. Che non sia un buon consiglio per Carofiglio, portandolo a cambiare tattica. Come sosteneva lo stesso Emanuele Trevi su Il Corriere della Sera, i lettori se lo aspettano, e di lettori, Carofiglio, ne ha e probabilmente ne avrà sempre tanti.




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