Una Parola un Verso - quarta settimana - "Fretta"

frétta s. f. [der. di frettare, dal lat. *frictare «fregare»]. – 1. Necessità o desiderio di fare presto: ho f. d’arrivare, di finire; nella f. di uscire, ho dimenticato le chiavi; mettere f., fare f. a qualcuno, sollecitarlo, incitarlo a far presto.
2. Rapidità nei movimenti, negli atti: la fretta Che l’onestade ad ogn’atto dismaga (Dante);




Fuliggine che cova, aggrappata al tempo,

sminuzza rinunce, trasformandole in promesse di nuove libertà.


Truccata e fotocopiata, ci percorre, libri tattili dal protagonista incerto.


Si fa inseguire, pregare, assaporare, mentre è lei a spingerci oltre la nostra volontà.


È finita.


Si è dissolta dietro la parete vuota che difende l’ascolto.


Dietro c’è la nostra sedia, è sempre stata lì.

Commenti

  1. eccoci, cari imagisti, alla quarta settimana del progetto "una parola un verso" dedicato alla fretta.
    Di arrivare, di partire, di fermarsi a respirare, di non pensare, di superare, di non aspettare, di desiderare...e la vostra "fretta"?

    RispondiElimina
  2. sarò fuori tema probabilmente ma il fatto è che io vivo da tanto tempo nella "lentezza". E la fretta ormai non la conosco più. Posso solo dire che la fretta di un tempo lontano mi ha travolta e risucchiata. Ho dovuto "perdermi", provare un dolore acuto per il mio smarrimento desolante. Ma è stato un regalo alla fine: un atto d'amore verso la mia vita. Ritrovare la gioia di vivere e amare me stessa anche nel deserto "psichico" e nella lentezza che a tratti è sembrata immobilità.
    Avevo paura del tempo lento ...e invece ho scoperto che la fretta è stato un vortice che ha disperso i pezzi di me alla rinfusa. Ho dovuto raccoglierli tutti e metterli insieme.
    Niente fretta. La vita è un attimo. Rallentare vuol dire assaporare e percepire tutti i sapori e gli odori dell'esistenza...uno ad uno.
    p.s ho dovuto imparare a rallentare il mio ritmo veloce di dentro, una sorta di spinta furiosa dei pensieri e delle emozioni. Se son troppo veloci non mi concedo il lusso di ascoltarli e sentirli appieno.
    Antonella

    RispondiElimina
  3. la tua fretta allora Antonella è di non averne più?
    Ma quel "ritmo veloce" a cui fai riferimento nel tuo post, una voragine che ti macina e ti assorbe, è davvero controllabile?
    Se sì, insegnaci come.
    Anche l'illusione ci basta, per spostare il nostro grattare un pò più in là.

    Grazie per la libertà che soffi nelle tue parole.
    Pierfrancesco

    RispondiElimina
  4. Esattamente: non voglio avere più fretta. Ovviamente parlo soprattutto di quella fretta interiore, quel moto accelerato che divora emozioni e pensieri. Non ho una ricetta universale valida per tutti :-))
    Posso solo dire che fare silenzio dentro me e tenere calme tutte quelle che parti di me che urlano per avere attenzione mi hanno permesso di ascoltare le stesse.
    Tenere a freno i pensieri che si accavallano nella mente, i sentimenti violenti(per la loro energia), cosa impossibile.
    Ma la vita mi ha allenata duramente alla pazienza e alla lentezza fino a trasformare questa lezione di durezza (per me che sono impulsiva)in una dimensione di grazia e di dolcezza.
    Non è un traguardo, dura tutta la vita e ci sono e ci saranno numerose cadute e ricadute.E' solo uno stadio diverso e ulteriore della crescita.
    La non -fretta mi ha insegnato la compassione per me stessa e ha aperto un varco, un porta dentro di me.Mi sento una, non sono più lacerata tra parti di me. Tutte le parti di me coesistono, pur nella loro contradditorietà.Se mi fermo le ascolto meglio e posso decidere quale voce soddisfare, quale assecondare e quale impegnare in qualcosa di diverso purché non rompa le scatole.
    Essere lenti significa agire lo stesso,prendersi il tempo che ci vuole, restare centrati su se stessi anche quando tutto attorno...crolla.
    Come si fa? beh...se le circostanze della vita non ti obbligano ad imparare (come è accaduto a me)...esercitarsi a perdersi nel tempo, a non fare più cose insieme, a rallentare quando possiamo farlo. Se si rallenta....si scopre il piacere e anche altri tesori..."durante".
    In fondo tra la nascita e la morte....abbiamo solo "quel durante" in cui siamo vivi per godercela, o no?
    Mi sono dilungata e non so se ho reso l'idea...non è stato affatto semplice.
    Antonella

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Un giorno come questo di Peter Stamm

L’ansia di fare, sì, ma di chi è la colpa?

Nessuno, nemmeno la pioggia, ha così piccole mani