"Jack the Dripper". Arte, letteratura e parola in scena a Palazzo Barberini




Se avete in progetto di andare a visitare o a ri-visitare la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, ospitata nel seicentesco palazzo che Matteo Barberini (noto con il nome di papa Urbano VIII) fece costruire nel seicento, contribuendo a dare vita ad uno dei momenti di maggiore splendore della Roma post imperiale, non ci potrebbe essere momento migliore.
Per il sesto anno consecutivo è stata organizzata una rassegna culturale (non vi fate spaventare dalla terminologia salottiera d’altri tempi, dietro i parrucconi si nascondono anche buone idee) dal titolo “Il Gioco serio dell’Arte, che si propone di festeggiare alcuni importanti anniversari legati ad artisti come Cage, Pascal, Vespucci e Pollock, parlando di creazione (artistica e di pensiero) e di contaminazione fra arti e linguaggio.
Lo scorso 16 gennaio, all’interno di uno dei simboli dell’inarrestabile grandeur che i Barberini hanno sempre amato e imposto (pensiamo solo ai “direttori dei lavori” che il loro palazzo romano ha avuto negli anni: Maderno, Bernini e Borromini, solo per citarne alcuni), si è tenuto il terzo incontro di questa rassegna (in programma fino a maggio 2012), dedicato a “Jack the Dripper”, ossia a “Jack (Pollock) il gocciolatore”, così definito dai critici del Time magazine per la sua particolarissima modalità di composizione di un quadro. Jackson Pollock amava far sgocciolare la pittura sulla tela, posta orizzontalmente sul pavimento, in attesa che fosse la pittura stessa a prendere la “propria” forma.
L’architrave emozionale su cui è stata costruita la serata dall’abile Massimiliano Finazzer Flory è la diversità e la meraviglia ad essa connessa. Quella che ha probabilmente provato il pubblico nel vedere l’opera Number one (dipinta da Pollock nel 1950) proiettata su un maxi schermo che osava frapporsi fra il pavimento e la monumentale volta affrescata da Pietro da Cortona negli anni ’30 (del Seicento però) o forse quella del grande Salone del Palazzo Barberini, nell’osservare “inorridito” il lavoro di un uomo che ha cercato di rompere ogni patto con la forma del bello per dedicarsi al diverso, al de-forme.
L’evento, nel quale letteratura, danza, pittura e parola si sono date battaglia, ha avuto il merito di osare mettere a confronto gli schemi del bello del pubblico con quelli dei critici, cercando non di allinearli, bensì di incrociarli, gli uni negli altri, aprendo uno spiraglio a nuove possibilità ricettive, speriamo per entrambi. 
Gli ingredienti per farsi tentare non mancano…buona contaminazione a tutti!


P.S. L'ingresso a tutti gli incontri è gratuito.



Commenti

  1. Adoro Pollock, peccato aver perso l'incontro a lui dedicato. Avrei proprio voluto vederli i soffiti di Pietro da Cortona spaventati da number one di Pollock.
    In ogni caso non perderò il prossimo dedicato a John Cage.
    Grazie
    Laura

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