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Il mago del Cremlino – una guida al pensiero russo

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Nel 2022 Vladimir Putin è diventato una presenza quotidiana nelle nostre vite. Cosa ha in mente? Quali sono i suoi obiettivi? È pronto a scatenare una guerra nucleare o gioca sulla paura dei suoi avversari? Ma soprattutto, come fa a mantenere il controllo di una nazione che sta assistendo a un incremento del livello di povertà senza precedenti a causa delle scelte del suo leader?  A rispondere a queste domande prova Giuliano da Empoli, professore di politica comparata a Parigi, che con  Il mago del Cremlino  (Mondadori) integra le sue capacità di saggista, ricordiamo il suo  Gli ingegneri del caos,  con quelle da romanziere, offrendo al lettore la storia di Vadim Baranov, fantomatico consigliere di Putin e costruttore di quella  fake democracy  che ha visto proprio in Putin in Russia e in Trump in USA i suoi massimi e deleteri esponenti.  La storia di da Empoli prende le mosse da un viaggio dell’io narrante in Russia per studiare l’opera di Evgenij Ivanovič Zamjatin (scrittore russo ch

Il mondo è un teatro, il viaggio di William Shakespeare

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Muoversi fra le pagine del saggio di Bill Bryson, Il mondo è un teatro - la vita e l’epoca di William Shakespeare, (alla sua prima edizione nella collana Saggi best seller di TEA libri e a quattordici anni dalla prima edizione italiana per Guanda - traduzione di Stefano Bortolussi), è un’esperienza elettrizzante non solo per coloro che sono appassionati di teatro elisabettiano, ma per chiunque si volesse immergere in una delle epoche più innovative e dirompenti della civiltà occidentale. Durante i regni dei sovrani britannici Elisabetta I e Giacomo I, caratterizzati dall’inizio del colonialismo e dalle scoperte geografiche, dalla nascita di un impero britannico globale, grazie alla sconfitta dell’invincibile Armada nel 1588 e dalle prime grandi scoperte scientifiche, sono anche ricompresi una settantina di anni di rinascimento culturale inglese (dal 1558 al 1625) che hanno cambiato drasticamente la storia del teatro occidentale, riportando in auge i testi greci e romani, a cominciare

L’ultimo atto del signor Beckett

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Entrare nella mente di Samuel Beckett è il sogno di chiunque abbia assistito alla messa in scena di una sua opera. Un’immaginazione così divergente e inarrestabile da trasformare il silenzio più oscuro e denso dell’animo umano in un palcoscenico di voci interiori che danno corpo alle domande schivate per una vita.  Aspettando Godot, Finale di partita, L’ultimo nastro di Krapp  e (il mio testo teatrale favorito)  Giorni felici  (ricordo la  messa in scena di Bob Wilson  con una Adriana Asti in stato di grazia al Festival dei due mondi di Spoleto) ci costringono a osservarci, mentre sguazziamo nel quieto vivere, sotterrati fino al collo dalle nostre paure, aspettando un salvatore esterno che non esiste . Per questo, quando la giornalista francese  Maylis Besserie  ha esordito con il romanzo  L’ultimo atto del signor Beckett  (pubblicato in Italia da Voland nella collana  Amazzoni  e tradotto da Daniele Petruccioli), in cui racconta gli ultimi giorni di Samuel Beckett nella casa di ripo

La pericolosa casa di marzapane di Jennifer Egan in cui siamo immersi fino al collo

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“La collettività è come la gravità, quasi nessuno può resistervi”.   È da questa frase di Jennifer Egan che vorrei partire per muovere i primi passi alla scoperta del suo ultimo romanzo La casa di marzapane (edito in Italia da Mondadori, traduzione di Gianni Pannofino), sentiero di storie intrecciate che assomiglia più a una raccolta di racconti finemente sovrapposti che a un romanzo, in cui riemergono alcuni personaggi del libro più famoso della Egan, Il tempo è un bastardo , premiato con il Premio Pulitzer e il National Book Award nel 2011 , in cui l’autrice raccontava la storia di Bennie Salazar ex musicista e discografico di successo e della sua assistente Sasha, passando rapidamente dagli anni ’70 alla prima decade del XXI secolo. Muovendosi in un’ottica circolare più che lineare, Jennifer Egan dava vita a decine di storie che creavano un mondo totalmente indipendente e affascinante in cui immergersi e scoprire come la tecnologia e i social avrebbero influenzato non solo la nost

Il lettore con la penna e gli ultimi americani

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Ci sono diversi tipi di lettori, io sono quello con la penna . Come un cane da tartufo, mi immergo nel prato di parole offerte dall’autore del libro che ho in mano e mi metto alla ricerca di una gemma nascosta fra le migliaia di segni neri che per convenzione mirabile il nostro cervello traduce in azioni, emozioni e ideali, in poche parole in storie.   Ci sono diversi tipi di gemme: narrative , quando la storia raccontata è così ben costruita da sorprenderti e soddisfarti al contempo; emotive , quando un personaggio ti trafigge cuore e mente con le sue scelte e i suoi errori così a fondo che non vorresti più staccartene; linguistich e, quando le parole messe in fila dall’autore sono scelte con tale perizia stilistica o oratoria da conficcarsi fra i reticoli neuronali del lettore per sempre. Quando il mio naso da lettore-segugio s’imbatte in una di queste gemme, sguaina una penna o una matita per sottolineare o riscrivere le frasi che più lo hanno colpito sui bordi delle pagine, unite

La mirabile mano sinistra del buio di Ursula K. Le Guin

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Quando si pensa alla fantascienza, la nostra immaginazione va ai viaggi nel tempo, alle guerre tra pianeti lontani e a mondi in cui i robot prendono il potere su esseri umani privi di limiti e prospettiva. Pensiamo insomma a film come   Blade Runner, Alien, Ritorno al futuro  e  Star Wars   o ai romanzi di Jules Verne e Philip K. Dick, solo per citare due fra i più famosi autori di science fiction del XIX e XX secolo. Una linea sottile divide questo universo narrativo dal fantasy, storie che non sono ambientate in un futuro profetico e autodistruttivo, ma in un universo parallelo presente in cui magia, draghi e cavalieri dei tempi feudali la fanno da padrone (alcuni esempi per tutti R. R. Tolkien, C. S. Lewis e J. K. Rowling). C’è poi chi ha attraversato più volte questo   confine   che, come tutti i suoi simili, è un   limite artificioso fra due lembi della stessa storia , riuscendo a far superare al lettore ogni idea e preconcetto su cosa debba essere un romanzo.     Sto parlando di

I Corpi minori di Jonathan Bazzi

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La copertina del nuovo romanzo di Jonathan Bazzi ( Corpi minori – edito da Mondadori) raffigura una moltitudine di corpi aggrovigliati attorno a quello che a prima vista può sembrare un buco nero, ma che, a uno sguardo più attento, si rivela un cielo stellato, richiamando alla mente il famoso dialogo shakespeariano fra Amleto e Orazio su quanto ci sia per l’essere umano ancora da scoprire del mondo, se si ha l’apertura mentale per accoglierlo.  È proprio da questo tema che vorrei partire avvicinandomi alla seconda opera di Jonathan Bazzi (dopo il clamore che generato da La febbre e la candidatura al Premio Strega) che narra le relazioni sentimentali di un ventenne nella ‘Rozzangeles’ dei primi anni del XXI secolo (come l’autore chiama Rozzano, comune dell’hinterland milanese). Un luogo pericoloso e inospitale per un ragazzo che non si sa imporre con la forza e si sente fuori posto negli schemi sociali e culturali che la famiglia prima e la società poi tentano di imporgli (sessualità,