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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

Una famiglia da non perdere di vista

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Una donna anziana con i capelli lunghi raccolti in uno chignon malandato è seduta su un letto di fortuna. Un tatami dal colore indefinito su un pavimento di stuoie che sembrano avere più anni di lei. Il collo è incassato nelle spalle, gli occhi bassi a guidare le dita che stringono l’ago con cui deve riparare una pila di vestiti che le fanno da coperta. Ogni tanto solleva lo sguardo, il corpo rimane concentrato sul suo compito, e gli occhi stretti e vivaci scandagliano la stanza. Intorno a lei pareti marroncine di cui si percepisce a stento la presenza, sommerse come sono da ogni genere di oggetti, accumulati non per necessità o desiderio ossessivo, ma perché non hanno ancora trovato un posto dove andare.  Lo stesso accade per le persone che la circondano, Nei pochi varchi lasciati liberi dagli oggetti, adulti e bambini sorgono attorno alla donna come un grumo di udon freddi conditi con troppa salsa di soia, per cui non basterebbe il più esperto manovratore di bacchette a distri

Lo sguardo di Susanna Tamaro e Pierluigi Cappello a illuminare il mondo

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In un tardo e afosissimo pomeriggio milanese di metà settembre, di quelli in cui l’umidità trasforma le ossa in tocchetti di torrone morbido e appiccicoso, la neonata casa editrice Solferino ha invitato alcuni giornalisti e lit-blogger a un incontro con Susanna Tamaro per un’anteprima del suo ultimo romanzo ( Il tuo sguardo illumina il mondo, nelle librerie a partire da giovedì scorso). Un libro in cui l’autrice di Va dove ti porta il cuore¸ Ogni angelo è tremendo e Un cuore pensante , racconta della sua amicizia con Pierluigi Cappello , una delle voci poetiche più limpide e disarmanti degli ultimi anni, scomparso lo scorso ottobre. Non è la prima volta che incontro Susanna Tamaro , eppure ogni volta non posso smettere di domandarmi come sia possibile che tutto quel vento narrativo capace di spostare l’equilibrio del nostro sentire con un ‘semplice’ aggettivo sia racchiuso in un corpo minuto e sottile, come “un sentiero di matita” [1] .  Forse, mi dico, questo incontro mi darà qualche

Tutte le famiglie sono psicotiche di Douglas Coupland

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La famiglia. Non riusciamo a liberarcene nemmeno da morti. Genitori, fratelli, mogli, mariti, figli e nipoti. Sono sempre lì a trotterellare intorno alla nostra anima, come se dovessero contenerla, circondarla perché non cresca troppo e fugga via. Osservano i nostri fallimenti e le nostre debolezze pronti ad additarle, giudicarle e ricordarle fino a che rimangano impresse nel diario familiare come tare del DNA cui è impossibile sottrarsi. Eppure, sotto le cicatrici e le rinunce che ogni famiglia impone ai suoi membri, c’è anche un piacere sottile e continuo, come una nota vuota che moltiplica i suoi quattro tempi all’infinito, un  ‘TA-A-A-A’ senza fine che ci ipnotizza e ci riempie, impedendoci di dimenticare  chi siamo, da dove veniamo e a cosa potremmo arrivare se solo avessimo un po’ più di coraggio.  Nelle   pieghe fra asfissia e piacere familiare scava il nido Douglas Coupland con il suo romano Tutte le famiglie sono psicotiche (ISBN edizioni - traduzione di Alfredo Colitto)

L’essere umano? Il più indifeso fra i mammiferi social, parola di Jaron Lanier

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Ci sono i cani e ci sono i gatti . Secondo un’amica manager delle Human Resources le aziende sono piene di cani , desiderosi di ricevere l’apprezzamento altrui e pronti a sacrificare tutto pur di ottenerlo. Lavorano tanto, si mettono in discussione e soprattutto sono sensibili alle reazioni dei loro colleghi e dei loro capi per soddisfare quel bisogno di accettazione da parte del branco che rende i cani così ‘amabilmente condizionabili’. Ma ci sono anche i gatti , che scivolano leggeri per i corridoi senza curarsi di chi gli passa accanto, capaci di creare una bolla protettiva fra le loro esigenze e quelle altrui. Con loro, le lusinghe (poche) e le punizioni (tante) con cui si ‘guida’ il comportamento dei cani non funzionano. È proprio da questo punto che parte Jaron Lanier (informatico della Silicon Valley, padre della realtà virtuale ed ex grande sostenitore della Rete come strumento di libertà e democrazia) nel suo saggio Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi ac