Post

Visualizzazione dei post da 2017

Tempo di Libri riparte da Andrea Kerbaker

Immagine
Nuove date, nuova location, nuovo approccio , la seconda edizione di Tempo di Libri , la fiera internazionale dell’editoria di Milano, si presenta ai giornalisti de Il Corriere della Sera   attraverso le parole di Riccardo Franco Levi (presidente dell’Aie - Associazione italiana editori) e Andrea Kerbaker (il suo nuovo direttore). Dopo lo scontro titanico con il Salone Internazionale del libro di Torino del 2017 (senza esclusioni di colpi bassi da entrambi i lati) che portò a una rottura fra grandi e piccoli editori, i primi (tutti attorno all’Aie) presenti solo a Milano e i secondi (schierati con Torino) presenti solo al Lingotto, Milano riparte leccandosi le ferite imparando dagli errori e cambiando registro. I toni sono, almeno apparentemente, più morbidi nei confronti del Salone di Torino, ma la voglia di primeggiare sull’avversario non più dichiarato rimane, almeno nelle parole del presidente dell’Aie, che punta a far diventare Milano la capitale italiana del libro . Per f

L’arte di farsi ‘gabbare’? Alessandro Piperno mette a confronto Flaubert e Stendhal in una lotta all’ultima ossessione

Immagine
«La risorsa migliore del lettore è l’autoinganno», parola di Alessandro Piperno che nel suo ultimo lavoro, Il manifesto del libero lettore , ricorda che se quest’ultimo non disponesse l’animo ad essere ‘gabbato’ dallo scrittore, oggi avremo ben poco di cui parlare quando discorriamo di letteratura. Ma più il lettore si fa ‘gabbare’, più diventa difficile ‘gabbarlo’ , perché alla ricerca di nuovi stratagemmi, nuove iperboli semantiche e soprattutto nuovi punti di vista da cui osservare le storie che al fine son sempre le stesse. Da Omero al 2017 la famiglia, l’amicizia, l’amore e il suo fedele compagno odio, la ricerca di un senso nella vita e in se stessi, il viaggio fisico e mentale, si rincorrono come temi perpetui e interconnessi nelle storie che gli scrittori ci narrano   e a cui noi vogliamo credere. Davanti a questo compito si possono prendere diverse strade, spesso antitetiche, come quelle scelte da due autori francesi di cui proprio Alessandro Piperno, a Milano per un

La Malura di Carlo Loforti

Immagine
Leggere Malura , romanzo di Carlo Loforti (edito da Baldini & Castoldi), non è stato un compito semplice, ma si è dimostrato un ottimo esercizio per mettere in discussione le proprie idiosincrasie. In Malura si parla di Sicilia (e anche un po’ di Calabria) e ciò attiva tutta una serie di stereotipi su una terra rovente e caotica, ricca di tradizioni musicali, enogastronomiche, linguistiche e comportamentali che ha generato geni indiscussi della nostra letteratura (Pirandello per me fra tutti), foraggiando ahimè anche molta letteratura di ‘genere’, che poco si distingue dai sistemi seriali monodimensionali a cui la televisione ci ha abituato. Il rito sociale è così diventato macchietta, la ricchezza fonetica e semantica si è tramutata in tic grottesco e la straripante tradizione culinaria siciliana si è ridotta a elemento puramente decorativo. Per questo avvicinarsi a un testo che fa della sicilianità la sua essenza fondante è diventato rischioso, il lettore smaliziato è ormai

L’ingordigia di se stessi

Immagine
Era il 2010 e Alessandro Baricco scriveva un articolo su La Repubblica datato 2026: «Ci crediate o no, questo articolo l'ho scritto nel luglio 2026, cioè fra sedici anni. Diciamo che mi son portato un po' avanti col lavoro. Prendetela così». Questo l’incipit invitava il lettore ad abbandonarsi alle abilità divinatorie di Baricco sulla lotta fra profondità e superficialità , che avrebbe visto, senza alcun dubbio, la seconda vittoriosa.  Questa certezza, che oggi, ben prima del 2026, sembra essersi definitivamente compiuta, veniva presentata dal ‘preside’ della scuola Holden come naturale in una realtà in cui: «Viaggiamo velocemente fermandoci poco, ascoltiamo frammenti e mai tutto, scriviamo nei telefoni, non ci sposiamo per sempre, guardiamo il cinema senza più entrare nei cinema, ascoltiamo reading in rete invece che leggere i libri, facciamo lente code per mangiare al fast food, e tutto questo andare senza radici e senza peso genera una vita che ci deve apparire es

Klimt Experience: perché Andy Warhol aveva ragione

Immagine
Legenda vuole che la frase profetica di Andy Warhol: « nel futuro tutti saranno famosi per 15 minuti » sia stata suggerita all’artista newyorkese da un suo amico fotografo, mentre Warhol stava commentando la fastidiosa necessità dei suoi contemporanei di doversi sentire a tutti i costi al centro dell’attenzione. A distanza di cinquant’anni, si può dire che la profezia di Warhol si sia avverata, sebbene l’ utilizzo dei social ci abbia portato a ridurre sensibilmente il quadratino di celebrità che ci aveva assegnato il padre della Pop Ar t. I minuti sono diventati secondi e il recinto di celebrità cui possiamo accedere in maniera ‘democratica’ è misurato dal tempo di scrolling che i milioni di social-umani connessi impiegheranno a far sparire dallo schermo del loro smartphone la nostra esternazione.   Il momento comunque c’è stato e qualcuno potrebbe anche averne goduto, poiché ‘l’esserci’ è un cancro che divora il nostro spazio e il nostro tempo per regalarlo a icone di persone c

Il succo della storia secondo Tom Stoppard

Immagine
Quando penso a Tom Stoppard e alla sua sconfinata produzione drammaturgica, la prima immagine che si consolida nella mia mente è la partita a badminton (in cui si usano domande al posto del volano), che Rosencrantz e Guildestern disputano nel testo che prende il nome dalla scelta di William Shakespeare di liquidare in una battuta i due amici-nemici di Amleto: « Rosencrantz e Guildenstern sono morti ». Se il bardo ne decreta la prematura, benché meritata fine, nell’atto V scena II dell’ Amleto , Stoppard dedica loro un’intera, travagliata, immaginifica e spudorata pièce che, a distanza da cinquant’anni dal suo debutto in Scozia, conserva tutta la sua energia e attualità.  Ricordo che avevo la stessa età di Tom Stoppard quando debuttò con questo testo al National Theatre di Londra (29 anni), quando andai a spiare per la prima volta all’Haymarket Theatre Ros e Guil (così Stoppard ne addolcisce nomi e desideri) alle prese con il limbo temporale in cui il loro secondo creatore

Future Library: capsula del tempo per scrittori

Immagine
Quattro scrittori intrappolati in una capsula del tempo.  La capsula però non è un grosso bulbo metallico in cui sono stati rinchiusi i corpi degli scrittori per far vedere alle generazioni future come si vestivano i narratori del XXI secolo, ma un’entità organica in continua evoluzione, in cui gli autori (e soprattuto le loro storie) rimarranno nascosti e protetti per cento anni. Non è l’incipit di un romanzo di fantascienza, ma ciò che sta accadendo in una foresta che ancora non esiste in Norvegia per mano di Kate Paterson . Tutto è iniziato nel 2014, quando Kate, artista scozzese che fa dell’interazione fra il pianeta Terra e l’uomo il fulcro delle sue opere, ha lanciato il progetto Future Library , quello che lei stessa ha definito: «un’opera d’arte che respira. Organica, vivente, capace di dispiegare la sua essenza per oltre 100 anni». La libreria che si propone di costruire la Paterson sarà pronta solo nel 2114, quando i mille alberi piantati nel 2014 a Nordmar

Il manifesto del libero lettore (e scrittore): quando il diletto di Alessandro Piperno diventa anche il nostro

Immagine
Aspettavo da tempo un testo di Alessandro Piperno che riprendesse e ampliasse gli articoli usciti negli anni sul supplemento culturale de Il Corriere della Sera ( la Lettura ), ‘camere con vista' sulla vita e le opere di grandi autori dell’Ottocento e del Novecento, che ho imparato ad aspettare come un piccolo dono domenicale alla mia sete di scrittura appassionata. L’incipit de Il manifesto del libero lettore (sottotitolo: otto scrittori di cui non so fare a meno ), da poco pubblicato da Mondadori, parte proprio da uno dei suggestivi articoli di Alessandro Piperno , riprendendo l’aneddoto di un accumulatore seriale, nonché «stimabile slavista», che a cinquant’anni decise di ridurre drasticamente la sua sconfinata collezione di libri, non per un repentino cambio di personalità o perché in cerca della certezza che solo una conoscenza ridotta può assicurare, ma per una semplice questione di spazio. «I libri proliferavano in casa come canneti in una palude. Aveva più libri che

Tutto è ancora possibile nel mondo di Elizabeth Strout

Immagine
Con Tutto è possibile, raccolta di racconti pubblicata in Italia da Einaudi (traduzione di Susanna Basso), Elizabeth Strout ci riporta nel mondo di Lucy Barton ( protagonista dell’omonimo romanzo pubblicato da Einaudi nel 2016) e nel paesino di Amgash in Illinois, in cui Lucy è cresciuta e da cui è fuggita per trovare la vocazione di scrittrice a New York. È proprio il libro di Lucy Barton, in bella mostra nell’unica libreria di Amgash, ad attivare un flusso di ricordi incrociati nei suoi concittadini.   Come accade nel romanzo Lucy Barton, anche in questa raccolta di racconti la Strout fa fare ai suoi personaggi una corsa accidentata fra i loro ricordi, lasciando che rimbalzino sulle loro vite ‘comuni' e apparentemente ben organizzate, come biglie d’acciaio in un flipper fatto di carne. E non c’è scampo per le emozioni dei personaggi che si amplificano in un gesto su cui la Strout punta il microscopio, risucchiando nel buco nero della memoria e del rimpi

L’anno della post verità

Immagine
Alzi la mano chi non si è mai imbattuto sulla Rete o sui media nella parola post-truth ( post-verità )? L’Oxford dictionary ha dichiarato ‘post-verità’ parola dell’anno, inserendola a pieni voti nella lista di lemmi contenuti nelle sue prestigiose pagine. Ma cos’è esattamente la post-verità? Il britannico dizionario la definisce come “un aggettivo che identifica una situazione in cui i fatti oggettivi sono meno determinanti nell’influenzare l’opinione pubblica rispetto alle emozioni o alle opinioni personali”. Il suffisso ‘post’ non si riferisce quindi al concetto temporale del ‘dopo’, ma assume un significato valoriale. ‘Post’ diventa sinonimo di ‘superato’. La post-verità è un luogo in cui preferiamo vivere, un posto dove la verità, quella ‘oggettiva’, sostenuta da fatti verificabili e dalla voglia/necessità di approfondire un’idea o una posizione prima di dichiararsene ‘certi’, non solo non esiste, ma diventa priva di rilevanza .  Grazie alla post-verità siamo andat

Se la colazione vale più di Tiffany: cinema e letteratura a confronto

Immagine
  Letteratura e Cinema sono amanti di vecchia data. Il loro rapporto mi ha sempre ricordato quello fra Rossella e Rhett in Via col vento (penso soprattutto alla versione cinematografica del 1939 con Clark Gable e Vivien Leigh): inevitabile e tumultuoso. Sono molti i casi di romanzi che hanno trovato la loro definitiva consacrazione grazie alla trasposizione cinematografica, riempiendo, nella mente dello spettatore, lo spazio lasciato dallo scrittore all’immaginazione del lettore. Se infatti prima del 1939, chi leggeva Via col Vento di Margareth Mitchell avrebbe potuto farsi un’idea personale della bizzosa, impaziente ed egocentrica Rossella (che poteva differire da quella stampata nella mente dell’autrice che all’epopea degli O’Hara aveva dedicato dieci anni di lavoro), dall’uscita del film, per tutti Rossella è divenuta la ‘fastidiosa’ brunetta dai boccoli corvini e dalle labbra carnose impersonata da Vivien Leigh. Se questo sia un bene o un male è tutto da dimostrare, m