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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

Di cosa parlano gli scrittori...fra di loro? Anche di rimborsi per lesa capacità.

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  Mi viene in mente una storiella ricordata da David Lipsky nel suo viaggio-intervista con David Foster Wallace, nel libro Come diventare se stessi (minimum fax 2011), in cui Lipsky racconta un fantomatico incontro fra Joyce e Proust . Joyce parlò per primo: «Ho gli occhi ridotti malissimo». E Proust di rimando: «Il mio povero stomaco, non so che fare! Anzi, devo andarmene subito». Ma Joyce non si arrese e lo superò: «Io seguirei il tuo esempio, se solo trovassi qualcuno che mi tiene sottobraccio». Il lettore si sarebbe aspettato chissà quali discorsi da due divinità della letteratura occidentale e invece ipocondriaci, egocentrici, pronti a tutto pur di attirare l’attenzione, su di sé naturalmente. Come direbbe Oscar Wilde « moderazione in tutto, a cominciare dalla moderazione stessa ». Moderazione che non ha ispirato Vincenzo Ostuni, editor di Emanuele Trevi, quando profondamente turbato (per usare un eufemismo) ha detto ciò che  ha detto (vedi post di imago del 15/07/2012 ) sullo

Opportunità illimitate - Vonnegut vs. Scalfari vs. Armstrong

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Cosa hanno in comune Kurt Vonnegut, Neil Armstrong ed Eugenio Scalfari? Ve lo ricordate Sei gradi di separazione ? Il film del 1993 di Fred Shepisi con un Will Smith inedito in versione marchetta-gay, ispirato alla commedia off Broadway di John Guare? No, abbastanza comprensibile, se siete nati a partire dagli anni ’80, ma se siete arrivati su questo pianeta nella decade precedente, il film o almeno la teoria cui si ispira ve la dovreste ricordare, perché per un periodo, proprio a metà degli anni novanta, è diventata un tormentone: giornali, libri, film, personaggi più o meno famosi hanno cominciato a parlarne, in una sorta di fanatismo unificante che poi è evaporato con gli albori del nuovo secolo. L’idea in questione (elaborata dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy   nel 1929) sostiene che ogni individuo è collegato a qualsiasi altro suo simile sul pianeta da una catena di non più di 5 intermediari , per cui saremmo tutti inevitabilmente connessi a tutti, senza via

Principianti. A trovarne…

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Trovarsi a pattinare in un salone di marmo dal riverbero dorato, ridendo e sbandando; trasformarsi nel più adorato e odiato psicoterapeuta del mondo, Sigmund Freud, pronto ad ascoltare confessioni intime da pazienti senza voce; essere in sintonia perfetta con un cane che comprende più di cento parole (150 se ricordo bene), ma non ne parla nemmeno una ed è questo il suo punto di forza. E soprattutto guardare tutto questo con gli occhi dei principianti , di coloro che indipendentemente dall'età, dal sesso e dalle esperienze, si scoprono, per la prima volta, portatori di emozioni che hanno bisogno di condividere. Parliamo di principianti soddisfatti del loro stato. Vi è mai capitato di sentirvi così? A me sì, non molte volte, ma in qualche rara occasione, quando ciò che abbiamo avanti fa una paura fottuta (altro aggettivo non avrebbe reso altrettanto bene lo stato d’animo) e vorremmo fuggire, veloci, ancora, per sempre e invece ci puntiamo lì, a guardare. Ecco è questo che cap

Il quarto di Zadie Smith

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Ve la ricordate Zadie Smith? Considerata una delle migliori scrittrici in lingua inglese under 40 dalla prestigiosa rivista The New Yorker e osannata dalla critica di mezzo mondo anglosassone per White Teeth ( il suo primo romanzo, uscito in UK nel 2000, tradotto in decine di lingue e in Italia pubblicato da Mondadori con il titolo Denti Bianchi ), con il quale ha vinto il Whitbread First Novel Award 2000 , il Guardian First Book Award , il Commonwealth Writers First Book Prize e il James Tait Black Memorial Prize per la narrativa .  Un successo inarrestabile, nato ben prima della pubblicazione, quando nel 1997 fu addirittura organizzata un’asta per accaparrarsi i diritti per il primo romanzo di una allora ventiduenne e semisconosciuta Zadie Smith, romanzo che era ancora incompiuto. Seguiranno The Autograph Man (2002, tradotto sempre per Mondadori con il titolo L’uomo autografo ) e On Beauty (2005, anch’esso uscito con Mondadori con il titolo Della bellezza ).   I suoi l

Il libro giusto per ricominciare, perchè nò, con una rivoluzione imperiale, quella di Myra Breckinridge.

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« Non avevo mai letto Myra Breckinridge di Gore Vidal. » Frase che non potrò più usare. « Non avevo mai incontrato un personaggio femminile costruito in modo così perfetto, soprattutto fra quelli maschili. » Altra frase da incastonare tra quelle ormai irripetibili. E potrei continuare per molte righe. Parliamo del contestatissimo (almeno al momento della sua prima uscita negli Stati uniti nel 1968) romanzo di Gore Vidal dedicato alla prorompente e “imperiale” personalità di Myra Breckinridge . Narrato con sottile arguzia e solenne sfrontatezza in prima persona, da un io narrante posizionato alla minima distanza di sicurezza possibile (e a volte bel oltre) da Myra stessa, il testo narra l’evoluzione di una divinità, di una “Donna Nuova” , fortemente e genialmente femminile, sebbene ancora dotata di una brutalità maschile, che nessun uomo può realmente sfoggiare. Una  “Donna Nuova”  che ha deciso di dare inizio a una diversa e certamente migliore forma di società e di civiltà,