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Visualizzazione dei post da febbraio, 2011

"Al limite della notte" di Michael Cunningham - impressioni - seconda parte

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Il pregio di questo libro è quello di riuscire a rendere interessante la normalità . Peter, prototipo del "sensibile-responsabile" (intrappolato dai suoi sensi di colpa in una vita che sente giusta ma non sua ), alla continua ed instancabile ricerca di prove che dimostrino la sua diversità, scopre, “riscopre”, di essere fin troppo normale. Le sue ansie, le sue paure, le sue contrastanti certezze, i suoi pericolosi dubbi sono presenti anche negli altri . La differenza sembra essere nella gestione di questi dubbi che porterà Peter a mettere in discussione tutta la sua vita, senza mai arrivare a compiere quella scelta definitiva che invidia in suo cognato, venera in sua moglie e teme in sua figlia. Ma anche questa è un’illusione. La sicurezza degli altri personaggi è una lettura della mente di Peter, apparentemente necessaria a spronarlo a decidere, sebbene del tutto ineficace. Peter è allora normale come tutti gli altri e questa consapevolezza lo logora, costringendolo a c

"Al limite della notte" di Michael Cunningham - impressioni - prima parte

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Intrappolato fra le lunghe dissertazioni silenziose del suo protagonista (Peter), Michael Cunningham ci porta “al limite della notte”, al limite del baratro che si chiama scelta e poi ci lascia lì: confusi, depressi, vogliosi e amabilmente dubbiosi. Le prime pagine del romanzo sono sospese fra il dichiarato e il temuto, invitandoci in un mondo pericoloso, quello del pensiero libero che mal si concilia con la decisione, quello del bilancio esistenziale che mal si concilia con la soddisfazione, quello della messa in discussione dei rapporti interpersonali più importanti, senza i quali non si può vivere e a causa dei quali si inizia ad evaporare, lentamente. É tutto qui il nodo del libro: la scelta di cambiare vita, lavoro, inclinazione sessuale, bisogni, desideri. Una scelta che, dopo essere stata spinta a forza sotto le responsabilità e le necessità altrui, si conficca in un ricordo innocente e da lì si diffonde nella mente, non lasciando spazio ad alcun piacere. Peter tenterà di ign

Una parola, un verso: diciassettesima - "temporeggiare"

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temporeggiare v. intr. [lat. mediev. temporizare «passare il tempo», der. di tempus -pŏris «tempo»] (io temporéggio, ecc.; aus. avere). – 1 . Indugiare, prendere tempo in attesa che giunga il momento favorevole per agire o che la situazione si risolva da sé. 2 . ant. o raro. Comportarsi secondo le circostanze e l’opportunità; destreggiarsi. Raccattare germogli d’idee fra le parole altrui, i gesti trattenuti, le lacrime socchiuse e poi spezzate in giorni a venire. Ore di cui poter ancora parlare, su cui poter ancora costruire una stagione differente. Migliore o peggiore, spesso non è importante, basta che sia altrove. Lontano . Lontano da una piccola strada stretta e affollata dove sembriamo esser piantati come limoni in mezzo alle canne. Simili le une alle altre, sembrano immobili e ci bloccano il passo, ma quel loro ondeggiare avanti indietro è un’illusione, lo fanno per farci credere che sia meglio aspettare, temporeggiare , fino a che il vento si sarà calmato, fino a che sarà

Un albero spoglio

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Grande e inatteso si erge fra gli spettatori e il soffitto, scorticando parole dalla volta di legno dorato: cadono giù, lentamente, senza curarsi di essere sempre le stesse. Vengono dall’albero e perciò sono migliori. Migliori di chi guarda, con il collo teso ad aspettare la novità che accalora, il gesto più forte. Se sia più giusto prostrarsi ad esso o lottare, nervosi e insicuri, affinché il tempo passi e sorregga, nessuno può sentirlo. Nessuno può provarlo. Immobile il testo dei pensieri ci inonda, strati di un tappeto con troppi buchi, il nostro corpo ne sguscia fuori aspettando una chiamata a cui risponde: “Eccomi, arrivo.” E non si muove.   La sorpresa è un animale sottile, è un’ombra di piacere che si sgretola in bocca, troppo presto .