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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Klara, Kazuo e l’arte della dilazione

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Si dice che un romanziere scriva sempre la stessa storia, scavando nei suoi personaggi, ancóra e ancóra, per avvicinarsi sempre di più a ciò che vogliono dire. Nel caso di Kazuo Ishiguro e del suo ultimo romanzo ( Klara e il sole – edito in Italia da Einaudi e tradotto da Susanna Basso) lo scavo è quanto mai accurato, come se l’obiettivo fosse quello di proiettare il lettore al centro dell’anima della narrazione senza spargere nemmeno un granello di dolore in più del necessario.   Nel primo romanzo dopo il premio Nobel per la letteratura del 2017 , l’autore giapponese che scrive in inglese (si è trasferito in UK a cinque anni), famoso per romanzi di scavo psicologico come Quel che resta del giorno (con cui aveva vinto il Booker Pize nel 1989 e da cui era stato tratto l’omonimo film di James Ivory ), torna a solcare il mare dell’animo umano munito di cesello , descrivendo il percorso che compiamo per diventare consapevoli delle nostre emozioni, degli errori realizzati e soprattutto di