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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

L’uomo non è un punto, ma una macchia, parola di Philip Roth

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La copertina del primo libro di Philip Roth che ho comprato, la ricordo ancora. Un’edizione economica Einaudi, dove il candore che contraddistingue la casa editrice dello struzzo era interrotto da una foto sfocata di un uomo, in piedi, disperso in una landa artica in cui l’azzurro era predominante. Un azzurro dall’anima oscura. Il titolo del libro era La macchia umana, era così che mi sentivo anch’io a quel tempo: una macchia sfocata, ricolma di desideri che non osava tentare di realizzare, bisognosa di ottemperare alle innumerevoli attese altrui. Così raccolsi il libro da una muraglia di volumi e iniziai a leggere: “Fu nell’estate del 1998 che il mio vicino Coleman Silk – che prima di andare in pensione, due anni addietro, era stato per una ventina d’anni professore di lettere classiche al vicino Athena College, dove per altri sedici aveva fatto il preside di facoltà – mi confidò che all’età di settantun anni aveva una relazione con una donna delle pulizie trentaquattrenne che l

Adoro il cambiamento

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Odio stare fermo . Dipenderà dal fatto che nella mia famiglia il valore si misurava dal numero di nuove sfide con cui ci si confrontava. Nuove scuole, lavori, città, amici: ciò che contava era fare e per fare bisognava muoversi . La stasi, non oso nemmeno pronunciare il lemma fatale e abbietto che gli altri esseri umani usano come sinonimo ( ' riposo' ), semplicemente non era contemplata: c’era la preparazione a un cambiamento, la sua gestione e infine la noia che portava immediatamente a dover cercare una nuova prova con cui confrontarsi.  Il fallimento? Poteva capitare, ma dipendeva dall’impegno e dal lavoro investiti in ogni impresa: non ce l’hai fatta? La prossima volta cerca di impegnarti di più. Tolstoj, in Anna Karenina,  diceva: “ Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo ”, ebbene la mia era infelice per quello che non era ancora riuscita a fare.  Lo so, a sentirlo raccontare vi fa venire voglia di seder

Torino 31: una viaggio nella ‘sublime’ discordia

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Come ricorda Alessandro Piperno nel suo petit mémoire nell’articolo di apertura dello speciale de La Lettura dedicato alla 31° edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, in corso in questa settimana al Lingotto, “ Cedere alla tentazione di distillare l’essenza di una letteratura nazionale può esporti a figuracce. Se si tratta di quella francese il ridicolo è garantito ”, ma il ridicolo è stata base solida per costruire decine di romanzi nella storia della letteratura (un esempio recente il Premio Pulitzer a Less di Andrew Sean Greer) e forse Nicola Lagioia  (direttore del Salone) pensava a questo quando ha scelto proprio la Francia come paese ospite per il salone.  I n una edizione ricca di eventi, con un forte sapore cinematografico (molti, moltissimi i momenti dedicati a registi-scrittori o a scrittore-sceneggiatori, da Guadagnino a Saviano, da Bertolucci ad Ammaniti , passando per Tornatore ), dovuto anche alla lunga esperienza del suo direttore come giu

La selva oscura di Nicole Krauss è anche la nostra

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Sono particolarmente affezionato al marchio editoriale Guanda. In sua compagnia ho incontrato autori cui sono rimasto legato da profonda riconoscenza per essersi cimentati, senza compromessi, con la ricerca più difficile e cruciale per un essere umano: quella di se stesso. Una ricerca insistente e impietosa, a prescindere da quello che porterà alla luce. Anche Selva oscura , il nuovo romanzo di Nicole Krauss (appena pubblicato da Guanda, nella traduzione di Federica Oddera), non si sottrae a questo paradigma, preparando un viaggio in una selva disegnata da un appassionato seguace dell’autoanalisi freudiana che alterna la lettura di Kafka a quella del Talmud . Il risultato è un prezioso marchingegno letterario che si muove su due binari paralleli : la terza persona, con cui il narratore ci racconta la storia di Jules Epstein, ricchissimo e volitivo avvocato ebreo che senza alcuna ragione apparente decide di liberarsi di tutti i suoi averi (nonché della famiglia) per sparire nel nu