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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

I libri e i motorini - la parola all'editor

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I libri sono come i motorini? E chi fa il motore dei libri, ossia gli scrittori, dovrebbe essere un caparbio meccanico? Sempre a trafficare sotto traccia, con le mani sporche a rubare il mondo, pur di truccare il motore del proprio romanzo e farlo correre più (e meglio) degli altri? Sembrerebbe di sì. Almeno secondo Cristiano Armati , autore del divertente, dissacratorio e utilissimo libro che la Giulio Perrone editore ha appena dato alle stampe: Cose che gli aspiranti scrittori farebbero meglio a non fare ma che invece fanno. In questo piccolo volume (94 pagine) sono racchiuse alcune richieste che Cristiano Armati, editor di professione e attento osservatore dell’ aspirante scrittore per necessità, rivolge a chiunque avesse l’intenzione di cimentarsi con la scrittura con l’idea di veder poi pubblicato il proprio lavoro. Non è un vademecum per scrittori esordienti, quello di Cristiano Armati, non ne ha la pretesa, né tantomeno lo potremmo definire decalogo (e non soltant

LaLettura di Ai Weiwei

Se avete comprato Il Corriere della Sera la settimana scorsa, per l’esattezza domenica 13 novembre, avrete ricevuto, insieme al quotidiano, quello che avrete catalogato come uno degli oramai insopprimibili e prolifici inserti di cui anche Il Corriere si è arricchito negli ultimi anni pur di “aggredire” (chiedo subito venia per il linguaggio marketing oriented) nuovi inconsapevoli “segmenti” di pubblico. Le avrete a stento degnate di uno sguardo quelle cinquanta pagine aggiuntive, che non facevano altro che affaticare il vostro braccio, i più attenti si saranno espressi in una smorfia d’incredulità per l’omone asiatico seduto su una poltroncina al centro del nulla che campeggiava sulla copertina dell’inserto. Ma poco più di questo. Poi avrete lanciato l’inserto (e forse anche il quotidiano) sul sedile posteriore della vostra auto o nel bauletto del motorino, dove sarà probabilmente rimasto per giorni, intonso, nascosto ai vostri occhi, come tutti i buoni propositi infranti del

Un inverno con Baudelaire di Harold Cobert

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Come spiegare ad un bambino perché si susseguono il giorno e la notte? O perché la sera è cosparsa di stelle e l’alba di rugiada? Philippe Lafosse ha la sua idea: tutto dipende da un amore negato, da due giovani, divisi, perché insieme producevano troppa luce.  È così che inizia il romanzo di Harold Cobert Un inverno con Baudelaire ( elliot edizioni ), con una favola narrata dal protagonista (Philippe Lafosse) a sua figlia Claire, con una speranza: ottenere ciò che si desidera, anche se sembra contrario alle più basilari leggi di natura e a tutto ciò che ci circonda, scoprendo che negli altri c’è posto (a volte) anche per un po’ di ascolto . Ma non lasciatevi ingannare da questo incipit, non siamo incappati in un libro per bambini, né in uno dei tanti testi più o meno interessanti e ripetitivi, prodotti sulla scia del Favoloso mondo di Amélie, no, il libro di Cobert   è ben piantato nel contesto sociale in cui viviamo. L’autore ci narra la storia di un uomo qualunque che dopo essere

Weekend di Andrew Haigh al Festival del Cinema di Roma

Non sappiamo dove siamo, né dove finiremo. Non sappiamo cosa riusciremo davvero a guardare, ad ascoltare o a metabolizzare di questo film attorcigliato intorno a un weekend apparentemente inconsistente e troppo rapido; come quelli che spesso ci troviamo a percorrere nervosi e consapevoli del lunedì che incombe e del tempo che preme per viverci senza che la nostra volontà sia presa in considerazione. Fin dal titolo di questo film di Andrew Haigh ( WEEKEND  appunto ), imposto allo spettatore con una barriera di lettere bianche che campeggiano sui primi fotogrammi di una periferia inglese alla fine di un venerdì qualunque, lo spettatore comprende che il regista gli sta aprendo un varco su un territorio così vicino a lui da essere spesso trascurabile o meglio invisibile, uno spazio che lo spettatore potrà visitare, ma che non starà a lui giudicare e forse neanche capire del tutto. Ciò che è probabile è che se avrete avuto la fortuna e l’azzardo di trovarvi a tu per tu, anzi a tu per loro