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Visualizzazione dei post da luglio, 2012

Libri nervosi, smorfiosi e urlanti: una parata di scelte per la nostra estate.

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Cosa ci porta a scegliere un libro?   Nell’ultimo post prima della pausa estiva, è naturale pensarci. Indecisi aspettiamo, la nostra mano si tende e subito ritorna al corpo, vuota, delusa, in mezzo alla moltitudine urlante di copertine, luminose e smorfiose, che tentano di accalappiarci; noi, che siamo entrati in una libreria alla ricerca del titolo da portare in viaggio o, visto il periodo, da portare semplicemente a casa, affinché quel viaggio ce lo renda possibile proprio quel libro e nessun altro. Noi, che ci siamo avventurati nel bel mezzo di una parata di libri , dritti sui loro dorsi, gelosi del loro piccolo spazio sullo scaffale, conquistato (sempre più spesso) dall’abilità dell’uomo di marketing di turno e non dalle pagine da cui quei libri sono sostenuti; noi, che li abbiamo visti moltiplicarsi, rabbiosi e agitati, come se volessero saltarci sulle spalle e spiegarci perché proprio non potevamo comprare i loro colleghi di parata; noi, che eravamo entrati con l’idea

Dubbi britannici. Un'incursione nel teatro inglese.

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Questa storia comincia più o meno 100 anni fa. Il 10 giugno 1911. È questa la data di nascita di Terence Rattigan , drammaturgo inglese che mise in scena l’inscenabile, ossia l’ upper-middle class inglese a cavallo della seconda guerra mondiale, con tutti i suoi distinguo fra ciò che era giusto e “kind” e “charming” e ciò che proprio non lo era (allora gli abusatissimi “polite” e “unpolite” non erano ancora di moda), andando a sollevare il velo di conformismo e buone maniere che essa fieramente rappresentava. Una delle opere di Rattigan più note al pubblico è The Browning Version , messa in scena nel 1948 nel west end londinese.  Dall'opera , che racconta gli ultimi giorni di un professore in una public school [1] del tempo e di come un innocente regalo (la traduzione di Robert Browning dell’ Agamennone di Eschilo, da cui prende il titolo l’opera) spezzi il filo di perfette relazioni e sicuri ruoli che la scuola e la società del tempo assicurava, è stato tratto anche un fil

Strega LXVI: vincitori e vinti...ma i lettori?

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La mitica bottiglia giallo paglierino ha colpito ancora. E sebbene i primi ricordi degli italiani legati allo Strega siano spesso connessi a uno o più dolci tipici del caleidoscopico panorama culinario italiano, che con lo Strega (e solo con lo Strega), ha, da sempre, aromatizzato pan di spagna, crostate, babà, struffoli e pastiere, anche il più importante premio letterario italiano, che sempre all’icona del sannitico liquore è legato dalla sua nascita, ne ha quest’anno per tutti i palati. Il premio è andato ad Alessandro Piperno e al suo Inseparabili edito dalla Mondadori con 126 voti ed è stata, come da tradizione, polemica. I giornalisti hanno cominciato a contare quante volte nelle ultime edizioni ha vinto un libro del gruppo Mondadori (cinque volte, negli ultimi sei anni), gli editor (degli sconfitti) hanno iniziato a sparare a zero sul vincitore, in alcuni casi con inconsueta e aspra verbalizzazione di quello che realmente pensavano. Uno fra tutti Vincenzo Ostuni

L’origine e l’uso. Questione di punti di vista…

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Sapete perché il punto interrogativo ha assunto la sua forma curvilinea? Si tratta di una contrazione dell’usanza medioevale degli amanuensi che, nella loro lenta e paziente attività di riscrittura, iniziarono a utilizzare alla fine della frase interrogativa due lettere [ qo ], abbreviazione della parola latina “ quaestio ”, inserita dai monaci a fine periodo per facilitare la comprensione del testo al lettore. Prima di tale innovazione, la frase interrogativa non aveva alcun tipo di visualizzazione, a meno di non ritornare al punto e virgola [ ; ] del greco antico. Col passare del tempo la “q” sormontò la “o”, fino a trasformarsi nel segno d’interpunzione che noi tutti utilizziamo. E la virgola? Sapete perché si chiama proprio così? Sempre dal latino “ virgula ”, ossia piccola verga, bastoncino. E difatti potrebbe essere un bastoncino ricurvo, come quelli bianchi e rossi di zucchero che si succhiano a Natale, che appendiamo al nostro albero di parole per dare una corretta visione

Uomini e Donne non possono essere amici...ma un pò di strada ne hanno fatta, anche grazie a Nora Ephron.

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Grazie a lei sappiamo che “ uomini e donne non possono essere amici ”, che non esistono problemi gravi, se si è visto abbastanza volte il Padrino e si è disposti ad “ andare ai materassi ”, che il tradimento è una continua verifica dell’amore o un’ottima scusa per evitarlo. Insomma Nora Ephron ha spiegato l’uomo alle donne e le donne agli uomini, facendoli ritornare mirabilmente al punto di partenza, ma con una nutrita raccolta di battute da sfoggiare e la consapevolezza che ogni donna era capace di simulare la madre di tutti gli orgasmi, mentre mangiava un’insalata scondita. Quante volte avremo visto Harry ti presento Sally (titolo originale: When Harry Met Sally...   film del 1989 diretto da Rob Reiner , e scritto da Nora Ephron ) ? Le do nne per tentare di spiegare se stesse ai loro uomini, e gli uomini facendo finta di esservi costretti, ma con il sottile piacere di entrare in un universo sconosciuto, quello della coppia (quella che parla però). Fin dall'inizio o solo a se