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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

Le migliori librerie di Roma – parte quinta: La Stanza della Musica

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Le note di un pianoforte ci accolgono non appena varchiamo la porta del settimo libraio che incontriamo nel nostro girovagare fra le migliori librerie di Roma . Non dobbiamo stupirci, ne La Stanza della Musica non poteva essere altrimenti. A pochi passi dallo storico Conservatorio di Musica “S.Cecilia” e dalla sua munifica biblioteca (300.000 unità catalografiche fra edizioni musicali, libri, cinquecentine, libretti e incunaboli), in una bolla si silenzio ovattato che poco si addice alla prossimità con Piazza di Spagna, c’è una delle librerie più particolari della capitale dedicata esclusivamente all’editoria musicale e ai suoi devoti adepti .   Stefano Rostirolla , libraio musicale da sedici anni , ci accoglie fra scaffali ricolmi di spartiti, saggi e raccolte dedicati alla storia della musica e ai suoi interpreti , indicandoci l’angolo più lontano dal pianista per parlare senza disturbarne l’esecuzione. Siamo arrivati durante l’esibizione che inaugura un nuovo progetto di

Le migliori librerie di Roma – parte quarta: Anglo American Book Co

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Il nostro viaggio fra le migliori librerie di Roma riprende con la Anglo American Book Co , che nasce dall’idea di due librai (Arminio Lucchesi e Dino Donati), che nel 1953 decidono, con l’aiuto di un ammiraglio americano, di dar vita a una libreria specializzata in testi in lingua inglese. È una decisione rischiosa , che precorre di circa un ventennio l’affermazione dell’inglese come lingua universale nel continente europeo, eppure i primi segnali erano già nell’aria. Il 1953 è anche l’anno di Vacanze Romane , il film di William Wyler, interpretato da Gregory Peck e Audrey Hepburn che visitano la città eterna “a bordo” del primo modello della storica vespa. L’anno in cui Roma affolla gli schermi statunitensi, iniziando a richiamare a sé una moltitudine di turisti a stelle e strisce, turisti che cercano testi in inglese sulla città eterna, ma anche studiosi, ricercatori, romanzieri. Roma divenne rapidamente cool e chi ha saputo interpretare questa tendenza è c

Norman Rockwell a Roma: l’arte di raccontare la normalità.

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Norman Rockwell Norman Rockwell ha attraversato quasi un secolo di storia americana , raccontando la “normalità” di quattro generazioni di statunitensi: quella nata, come lui, a cavallo fra Ottocento e Novecento, che di guerre mondiali ne ha combattute e temute due; i loro figli, nati fra queste guerre, che hanno imparato a sperare solo da adulti; i “fortunati”, quelli che avrebbero avuto vent’anni nei dorati anni sessanta e alle lotte per la vita avrebbe sostituito quelle per l’identità; e infine chi, proprio a metà dei ’60, si sarebbe trovato a sei anni a combattere per un diritto che sembrava ormai scontato nella “ land of freedom ”. Il diritto di andare a scuola . Proprio da quest’ultimo tipo di lotta mi piacerebbe partire per raccontarvi la potenza pittorica di Norman Rockwell , in mostra (per la prima volta in Italia) a Roma a Palazzo Sciarra . Mi riferisco al quadro che fu, com’è accaduto per quasi tutte le opere di Rockwell, prima di tutto un’illustrazione per una de

Cosa fa di un grande romanzo un magnifico film? Uno sceneggiatore di fronte alla montagna Thomas Pynchon.

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Basta un grande romanzo a fare un magnifico film? Certamente no e le varie trasposizioni cinematografiche o televisive di classici come Guerra e Pace, Ragione Sentimento , Lolita , Oliver Twist , fino all’abusatissimo Amleto shakespeariano dimostrano che sebbene la storia narrata possa riverberare sul film la passione di milioni di lettori, sono proprio questi ultimi i giudici più severi della pellicola ispirata al loro romanzo del cuore.  Paul Thomas Anderson Per evitare quest’effetto gli sceneggiatori seguono due vie . Possono appiattirsi sulla narrazione del romanzo, garantendo la massima precisione nella trasposizione dell’opera , che viene trattata dallo sceneggiatore come una reliquia, convinto che sarà quella devozione la chiave per assicurarsi il placet degli spettatori-lettori. Oppure riconoscendone il valore e la grande potenza narrativa, possono usarla come fonte d’ispirazione per la loro versione dei fatti .  Questa seconda via è la più rischiosa perché può