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Visualizzazione dei post da luglio, 2010

una parola un verso - nona: "confutare il mondo di Amélie"

confutare v. tr. [dal lat. confūtare] (io cònfuto, alla lat. confùto, ecc.). – Ribattere un’affermazione, una ragione, ecc., dimostrandola erronea o infondata. Il caso Amélie Confutare se stessi è uno sport poco praticato ma molto salutare. Mi sono trovato a doverlo fare pochi giorni fa, per poi sentirmi di nuovo attratto dal paradigma appena negato. Stiamo parlando di Amélie Nothomb e dei suoi libri. Una donna che è riuscita in pochi anni a generare un vero e proprio fan club di lettori osannanti, dipendenti dalle sue mistiche divagazioni dell’animo e soprattutto della mente. Dopo averne visto un’intervista, sentendole dichiarare, senza alcun imbarazzo, di reputarsi la migliore scrittrice vivente, ero stato conquistato da un desiderio di oblio per personalità così fastidiosamente “ostentanti”, gioiosamente in linea con il contesto sociale in cui viviamo, dominato dall’insopprimibile esigenza di vendere se stessi al meglio. Non avrei ceduto alla mia indomita curiosità per il

una parola un verso - ottava: "calore"

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calóre s. m. [ lat. calor -ōris, der di calere «essere caldo» ]. – 1. La sensazione determinata dalla vicinanza o dal contatto del corpo umano con un oggetto o con un ambiente caldi. 2. In biologia e in medicina, c. animale, quello proprio degli animali omeotermi, derivante dai processi metabolici; colpo di c. 3. Con riferimento alle femmine degli animali, spec. mammiferi, il complesso delle manifestazioni legate all’estro (eccitamento sessuale, ricerca del maschio, ecc). 4. fig. Fervore, ardore, entusiasmo, manifestazione intensa degli affetti: il c. dello sdegno. Calore. Che spinge sulle nostre gambe, sino alle spalle, stringe sudore intorno al collo, svela insofferenza in ogni desiderio, vela gli occhi, ottura le orecchie, appiccica i capelli e riscende, insopportabile, scure rovente sui nostri pensieri, riducendoli a ricordi dal retrogusto amaro. Ci schiaccia, ci odia, ci fa odiare. Scappare, pensiamo solo a fuggire, dove la notte può arrivare, dove il letto,

Una parola un verso – settima: “silenzio”

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silènzio s. m. [dal lat. silentium, der. di silens -entis, part. pres. di silēre «tacere, non fare rumore»]. – 1. a. Assenza di rumori, di suoni, voci e sim., come condizione che si verifica in un ambiente o caratterizza una determinata situazione: il s. della notte; b. Nel linguaggio milit. (e per estens. di collegi e altre comunità), prescrizione di non disturbare il riposo o la tranquillità parlando o facendo rumore; il periodo di tempo per cui si deve osservare questa prescrizione e il segnale di tromba che ne segna l’inizio 2. a. Il fatto di non parlare o di smettere di parlare (e, più in generale, di non gridare, cantare, suonare, fare rumore) per un certo periodo di tempo: stare, rimanere in silenzio; ascoltare in silenzio b. Per estens., il non dare notizia di sé, né per lettera né con altri mezzi di comunicazione 3. Nel diritto civile, il fatto di non manifestare la propria volontà, che non ha alcuna rilevanza giuridica se non nei casi indicati dalla legge  4. Chiesa de