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Virginia Woolf secondo Emmanuelle Favier

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C'è una versione tra le tante edizioni de La signora Dalloway che posseggo cui tengo particolarmente. È stata stampata nel 1949 da Mondadori con otto illustrazioni di Luigi Broggini che, con la folle indefinizione dell'acquerello, accompagnano il lettore nelle caverne di personaggi scavati da Virginia Woolf. Questo per dimostrarvi che sono un Woolf-addicted e dubito si possa essere un appassionato e vorace lettore della prosa della Woolf senza diventarne dipendente . È una droga che scava nelle tue certezze, facendole implodere su loro stesse, costringendoti a guardare lì dove non vorresti, a soffrire e allo stesso tempo a godere di questa esposizione alle debolezze umane: “ una tomba su cui stendersi a piangere, zattera di pietra dove gemere del proprio naufragio ”. Sì, per amare la Woolf, bisogna essere un po’ masochisti , vedere il bicchiere mezzo vuoto e concentrarsi almeno una volta al giorno sul senso della propria esistenza. Rispecchiandomi in questo ritratto, sulla c