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Visualizzazione dei post da ottobre, 2011

Un minuto di rivoluzione con Galileo

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“ Ok, adesso facciamo un minuto di rivoluzione .” Silenzio. Buio in sala. Il pubblico comincia a domandarsi se sta accadendo l’impensabile: l’attore sta parlando davvero con loro? Ossia, certo che parla con loro, lo spettacolo lo fa per loro, ma sta davvero attendendo una reazione attiva da parte degli spettatori? Nel buio della sala gli sguardi si cercano invano, i bisbiglii aumentano e finalmente qualcuno parte, un urlo: “ BASTA!!! ” Ma basta cosa? Delle voci si condensano a fine platea, scricchiolii si susseguono sui palchi, qualcuno si alza in piedi, sta per scendere a fare la sua rivoluzione. Il tempo però è passato e l’indecisione, dote cronica nel popolo italiano, ha vinto anche questa volta.   O forse no? Già perché Marco Paolini fa iniziare proprio in questo modo il suo monologo sulla vita e gli errori (alcuni provvidenziali) di Galileo Galilei, con una rivoluzione , riferendosi però a quella che il pianeta Terra compie intorno al Sole e che, eccezionalmente, anche il pubbli

L'arte di comprimere di Tomas Tranströmer

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“ Comprime grandi quantità di significati in spazi angusti ”, così Maria Cristina Lombardi definiva la poesia di Tomas Tranströmer nell’introduzione della raccolta Poesia dal Silenzio edita da Crocetti nel settembre 2001. Quando, qualche mese dopo, sfogliando la rivista Poesia mi trovai di fronte a questo nome con tanto di umlaut (i due puntini sopra la “o” alla tedesca)  la mia attenzione ne fu subito catturata. Sarà stato per la mia vecchia passione per la lingua germanica oppure per la cost ante attrazione che ha sempre esercitato su di me la possente natura dei paesi nordici, da cui proveniva l’autore dei versi, fatto sta che non potei trattenermi e ordinai il libro all’editore.  Mi colpì? Lo lessi in un fiato? Lo diluii nelle mie fughe pomeridiane in cerca di una luce sempre differente? Zero. Bianco. Nulla di nulla .  Fin qui la mia memoria che, come tutte le memorie, chissà perché fissa tanto bene alcuni momenti a discapito di altri, non sempre in ordine di priorità, almeno no

Un déjà-lu con Patti Smith e Doris Lessing

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Vi è mai capitato di imbattervi in un testo che fin dalle prime righe fa scattare in voi una sensazione di déjà-vu anzi di déjà-lu ? A me è capitato con un piccolo mémoire di Patti Smith sull’ultimo numero della rivista New Yorker . Patti, anzi Patricia come insisteva a chiamarla sua madre, ricorda un evento della sua fanciullezza provocato da un’improvvisa sensazione di bisogno che probabilmente ha tormentato ognuno di noi: desiderare così fortemente qualcosa da essere disposti a tutto (o quasi) pur di ottenerla . Tanto che non c’erano sguardi di rimprovero o gesti di diniego dei nostri genitori a spaventarci, perché quel bisogno era improvvisamente divenuto impellente, vitale, assoluto. Fin qui nulla di nuovo direte voi e avreste ragione se non fosse che il bisogno imprescindibile di possesso della piccola Patricia in questione era rivolto ad un libro. E non ad un semplice libro per bambini o meglio ancora ad un album di figurine (l’unico oggetto ante anni ’90 paragonabile per d

La mela morsicata

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Su chi sia stato Steve Jobs i media di tutto il mondo occidentale si stanno litigando l’ultimo complimento, gli stessi che spesso lo avevano attaccato, criticato, invidiato, accusato di aver trasformato piccoli oggetti di design in una “ mela avvelenata ” per i consumatori che, una volta entrati nel mondo Apple , si rendevano conto di quanto fosse chiuso a qualsiasi altra possibilità “ non Apple ”. Forse per questo manca solo un pezzetto alla mela del logo della famosa azienda di Cupertino? Perché nessuno è mai riuscito ad addentarla fino in fondo? Certo, chi utilizza i suoi prodotti sa che sono innovativi e facili da usare, così innaturalmente immediati per chi si è formato nel funzionale e strutturatissimo mondo Microsoft e soprattutto sono belli a vedersi, racchiudendo in sé uno dei dogmi che la nostra epoca ha esaltato fino allo svilimento: la forma è sostanza . Sì, perché nella mani di Jobs, una delle menti più creative degli ultimi decenni, la mela è diventata il simbolo non

Tanta, tanta, ma tanta RABBIA!

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Più volte ci siamo trovati a parlare dei nostri dubbi su imago2.0 e più volte siamo arrivati alla conclusione che il vero barbaro , in un mondo di granitici difensori di certezze impalpabili, sia colui che dei dubbi pensa di fare a meno. Certo, a nessuno fa piacere palesare i propri dubbi davanti ad estranei, è come mostrarsi in costume da bagno ancora bianchicci e con qualche chilo di troppo, non fa bene alla nostra autostima e ci rende facile preda del sarcasmo di chi, i chili di troppo , se li arrotola intorno alla lingua, pronti ad azzannare le imperfezioni altrui, come se la possibilità di ferire un altro essere umano fosse il balsamo migliore alle proprie insicurezze. Spostare l’attenzione su se stessi, colpendo gli altri e dimostrando così la propria inconsistenza. Questo il pensiero che ho distillato due anni fa, quando mi sono trovato impreparato spettatore davanti al “ Dio della Carneficina ” di Yasmina Reza (commediografa francese di fama internazionale) riadattato in It