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Visualizzazione dei post da novembre, 2014

Cinecittà: Ieri, Oggi e domani. Le Majors tornano a produrre film in Italia?

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Neppure Benito Mussolini avrebbe immaginato che gli studi cinematografici di Cinecittà, inaugurati il 28 aprile 1937, sarebbero diventati davvero grandi solo quando si sarebbero aperti a quel cinema straniero, americano in primis, che Mussolini aveva in mente di combattere e controllare con la trasformazione di 500.000 metri quadri di campagna romana in un centro di produzione cinematografica che non aveva uguali nel vecchio continente.  Gli studi di Cinecittà sono diventati famosi, creando migliaia di posti di lavoro fra mano d’opera diretta e indotto solo negli anni ’50 , quando le grandi Mayors americane (Metro Goldwin Mayer in testa) iniziarono a produrre i loro film “peplum” (ossia ambientati nell’antica Roma o giù di lì), il più famoso dei quali fu B en-Hur girato nel 1959 da William Wyler (regista di Vacanze Romane ), interpretato da Charlton Heston e sceneggiato tra gli altri da Gore Vidal. Questo film, che detenne per 38 anni il primato del lungometraggio più premi

Le nuove terme di Diocleziano e la vecchia città di Roma

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Anno 306 d.C. Roma.  Le mura del com plesso delle terme  di Diocleziano  si innalzano davanti  ai vostri occhi   impreparati a  tale grandiosità . Vasche di granito che si susseguono, colonne alte più di venti metri di marmo rosso e di porfido verde, quadrighe scintillanti, tutto ridotto a niente davanti all’acqua.  Una vasca di oltre 3.500 metri quadrati ( Natatio ) , come tre piscine olimpioniche messe una vicina all’a l tra, dove più di tremila persone possono immergersi contemporaneamente senza darsi alcun fastidio. Siete pronti a raggiungerli ?  G odervi una intera giornata alle terme (aperte a tutti, anche agli schiavi) , soddisfatti di appartenere a un popolo che le acque non solo le ha rispettate e curate, ma anche controllate e domate, riuscendo a conservarne  migliaia di metri cubi (ne servivano 4 mila al giorno per far funzionare il complesso) in immense aule cisterna che non perdevano neanche una goccia .  No, non sbattete le ciglia. Ecco, ve lo avevo detto, lo avete fa

Studiare i classici

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Studiare, o anche solo leggere i classici. Scrittori di best seller e non , editor, i vostri insegnanti, persino la vostra mamma ve l’avrà suggerito, spegnendo l’entusiasmo per un libro che avevate appena finito di leggere, perché flebile imitazione di un “classico”. Ma cos’è esattamente un classico? E la definizione rimane costante nel tempo? Dostoevskij, Tolstoj, Flaubert, Zola, Dickens, Wilde, solo per citare alcuni fra i più (ri)conosciuti autori di classici dell’Ottocento che hanno ispirato intere generazioni di scrittori e lettori. Spiegati, analizzati, misurati, citati, plagiati, ammirati e invidiati, a loro volta si sono ispirati a chi li ha preceduti. Cosa sarebbero stati questi autori senza Shakespeare o tornando ancor più indietro Ovidio, Lucrezio, Terenzio, Omero? Giacomo Leopardi durante il suo viaggio a Roma, città che non amò e in cui si sentì più estraneo del solito, si lamentava dell’ignoranza degli artisti locali che non avevano una conoscenza approfondita

Eduardo De Filippo e i nostri bastimenti di verità

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La settimana scorsa (31 ottobre) si sono ricordati i trent’anni dalla morte di Eduardo De Filippo. Molto si è scritto e si è detto sul grande attore , rigoroso drammaturgo e attento osservatore dell’animo umano.   Ora che tutti sappiamo qualcosa in più del maestro e queste informazioni sono ancora calde nel nostro congestionato cervello, facciamo uno sforzo di immaginazione. E se Eduardo non fosse morto nel 1984 e nel 2014 si affacciasse dalla sua finestra a osservare i bastimenti che si muovono dal porto che tipo di giorno vedrebbe intorno [1] ? Quanta verità, merce preziosa e necessaria per Eduardo, vi vedrebbe caricare, perché «Nisciunu bastimento s'è affunnato quanno ce' 'e miso a buordo 'a Verità»? Per molta parte della sua vita Eduardo osservò le parole che l’uomo irrorava intorno a sé, senza riuscire, volere, spesso osare metterle di fronte a quelle che aveva dentro (pensiamo al suo testo teatrale Le voci di dentro del 1948 in cui mette in scena l’in

Scrittori non di best seller: come uscire da se stessi e sopravvivere

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Gli scrittori (di best seller e non) amano parlare di due cose: di se stessi e di se stessi attraverso le loro opere. Fin qui nulla di strano, già Leopardi nei suoi Pensieri (pubblicati postumi nel 1845) si lamentava di questa attitudine propria di molti suoi colleghi, tanto da prevedere l’apertura di un « ateneo di ascoltazione » dove, a qualunque ora del giorno e della notte, gli autori avrebbero potuto leggere le loro opere davanti a un gruppo di astanti selezionati fra gli autori stessi, visto che (e siamo agli inizi dell’Ottocento) i “comuni ascoltatori” non bastavano a rispondere alle esigenze dei troppi scrittori e del loro insaziabile ego.  A distanza di due secoli la situazione non è così diversa, l’alfabetizzazione di massa e un sistema socio-culturale basato sempre più sulla necessità di porre se stessi al centro dell’attenzione altrui (reale o virtuale poco importa) hanno fatto da moltiplicatore del fenomeno, lasciando invariato il risultato.  Gli scrittori sono s