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Visualizzazione dei post da luglio, 2014

Nadine Gordimer, our countryman.

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In un articolo, l'ultimo articolo uscito su The New Yorker lo scorso dicembre , Nadine Gordimer consegnava ai lettori il suo ricordo di Nelson Mandela , raccontando come avevano cominciato a scriversi.  Fu a causa di un romanzo dell’autrice sudafricana: Burger’s daughter (pubblicato in UK nel 1979), arrivato in qualche modo (il libro era stato vietato in Sud Africa) fin nella prigione di Robben Island dove Mandela fu rinchiuso per 27 anni. Mandela rimase colpito dalla storia e scrisse una lunga lettera alla Gordimer che arrivò alla scrittrice tramite l’avvocato George Bizos. Da qui inizia una sintonia non solo letteraria fra due grandi simboli della lotta per la libertà che ha visto protagonista il Sud Africa negli ultimi cinquant’anni. « I ‘m not a saint, unless you think a saint is someone who keeps on trying .»  “Non sono un santo, sempre che tu non creda che un santo sia qualcuno che insista nel provare.” È una frase di Nelson Mandela , rivelatrice di una delle sue

Raccontare i ricordi attraverso i sensi. Coe, Carver e Murakami a confronto.

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Come raccontate un ricordo? Cosa visualizzate nella vostra testa mentre  ne parlate? Un’immagine, uno stato d’animo, una sensazione olfattiva, uditiva, tattile? Jonathan Coe ha tenuto per quindici anni una raccolta di ricordi in forma esclusivamente musicale , andando a registrare le emozioni che provava in forma di note, guadagnandosi così il titolo di lettore camaleonte ad honorem della nostra vecchia rubrica dedicata alla connessione fra musica, lettura ed emozioni ( Musica per lettori camaleont i).  Ho un amico che collega tutti i suoi ricordi più belli ai dolci . Una sacher di mezzanotte con i compagni dell’università quando finalmente si laureò, tre delizie al limone all’alba con una donna che non è mai riuscito ad avere, degli amaretti molli e dei savoiardi tutti rotti la sera in cui nacque suo figlio. Il racconto inizia sempre con la descrizione minuziosa di cosa stava gustando al momento dell’evento che mi vuole narrare e io, da goloso impenitente e lussurioso,