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Visualizzazione dei post da giugno, 2017

San Siro: Io, Tiziano e alre 49.999 persone

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Io non amo il calcio. Sarebbe più corretto dire che non lo conosco. A casa mia il calcio era visto alla stregua dei giochi gladiatori , un intrattenimento che si basava sulla necessità ‘presunta’ di ogni essere umano di scaricare rabbia e gioia come se non vi fosse un domani. L’idea che ne avevo era stretta in un paio di righe degli Annales di Tacito in cui si descriveva la sanguinosa faida nata fra pompeiani e nocerini nel 59 a.C. durante uno scontro fra gladiatori. Vere e proprie tifoserie avverse, per loro passare dall’orrore verbale a quello fisico era naturale, tanto che lo stesso Tacito descrive le mutilazioni che i tifosi si infliggevano a vicenda come un passaggio necessario per difendere l'onore dei 'loro' campioni. È inutile dirvi che questa convinzione non mi aprì le porte delle relazioni sociali. Essere l’unico che non scambiava le figurine dei calciatori, che non giocava a calcetto e che non aveva alcuna idea di cosa sia un fuori gioco, ha influ

Lo scrittore preoccupato di Elizabeth Strout

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Esattamente un anno fa iniziavo a raccontarvi il mio ‘innamoramento’ per Elizabeth Strout e il suo Mi chiamo Lucy Barton , un romanzo in cui la protagonista (Lucy) racconta, in prima persona, una sua convalescenza in ospedale negli anni ’80. La degenza e le visite di una madre tutt’altro che convenzionale, costringeranno Lucy a un viaggio in se stessa da cui il narratore estrarrà per il lettore alcuni ricordi. Non sono ricordi felici, ma sono quelli più intimi, quelli che i personaggi della Strout sono così abili a nascondere agli altri e al contempo a vivisezionare continuamente per se stessi. Ricordi che rimbalzano su vite comuni e ben organizzate, come biglie d’acciaio in un flipper.  La casa editrice Viking ha ora pubblicato in USA Anything is possible, una raccolta di racconti con cui Elizabeth Strout ridà vita al personaggio di Lucy Barton . Questa volta però il punto di vista si frammenta, accompagnando una moltitudine di personaggi che hanno in comune Lucy e il paes

La vecchiaia? La vetta della vita, parola di Lidia Ravera

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Leggendo Il terzo tempo , il nuovo romanzo di Lidia Ravera, edito da Bompiani, mi è tornato alla memoria un passo di Furore di Steinbeck. Mentre la martoriata famiglia Joad si sposta sulla Route 66 dall’est all’ovest alla ricerca di una possibilità di vita migliore, muore il nonno. I familiari, ridotti alla fame, non sanno come fare perché non hanno i soldi per farlo seppellire. Alla fine troveranno una persona che dirà poche parole per salutare l’estinto. Attraverso questo personaggio minore Steinbeck ci ricorda che i problemi, quelli veri, restano ai vivi, che, a differenza del nonno Joad, non hanno traiettorie prestabilite da percorrere per arrivare al traguardo che accomuna tutti gli esseri umani. Ne Il terzo tempo Lidia Ravera, attraverso la protagonista Costanza, signora âgée che eredita un ex-convento e prova a trasformarlo in una comune, riprende questo tema, provando a dimostrare che con il passare degli anni la visibilità resta assai ridotta e le ‘certezze’ sulla terza età,

Alla ricerca di un'epifania

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Le epifanie si nascondono nei luoghi più impensati.  All’ombra di un olivo qualsiasi in mezzo a piante millenarie, sui bordi smussati di un porticciolo a forma di anello di pietra, dietro le spalle di un’Afrodite immersa  nei limoni, persino sotto un sassetto che vi siete chinati a raccogliere e che vi rigirate in mano, come se fosse l’ultimo pezzo di un puzzle di cui non vedete ancora l’immagine completa.  È inutile provare a controllare queste sensazioni. Lasciatevi cadere su un tappeto d’erba e sollevate lo sguardo per scoprire se il cipresso che vi ha ostruito il passaggio sia davvero un dito che punta qualcosa (e se lo fa da cento anni senza distrarsi quel ‘qualcosa’ deve essere importante). È quello che è successo a me in un anfratto del più grande lago d’Italia.  Siamo a San Vigilio , all’estremità settentrionale del golfo di Garda. Le guide turistiche vi ricorderanno tutti i personaggi famosi che hanno amato questo luogo: Winston Churchill, Laurence Oli