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Visualizzazione dei post da maggio, 2011

Una parola, un verso: ventesima - "Contaminazione"

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Contaminazione: 1 . L’atto, il fatto di contaminare, in senso proprio e fig., e l’effetto che ne consegue: colpe che sono una c . del corpo e dell’anima . 2. Fusione di elementi di diversa provenienza nella composizione di un’opera letteraria. 3. Incrocio di due forme o di due costrutti, in modo che ne sorga una terza forma o un terzo costrutto . Contaminazione, che scorre sotto uno stagno di strade asfaltate, gonfiando idee ed aspettando il momento della rivelazione, silente. “ Un rullo di tamburi in una selva oscura ”, così T.S. Eliot definiva la poesia. Un rumore ritmico, prima soffuso, che poi (pian piano) aumenta d’intensità, fino a diventare impossibile da evitare, da silenziare . Scoprendo così che l’origine di questa urgenza dell’animo, che cerca continuamente di contaminare la nostra realtà , ha sede in un territorio inesplorato, potenzialmente pericoloso e magicamente oscuro. Virginia Woolf sosteneva che le bastava saper aspettare, nel silenzio, e le parole giuste sarebber

Le “Operette Morali” di Mario Martone

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E sì, da oggi le “Operette Morali” di Giacomo Leopardi, che tutti noi avremo incontrato a scuola, almeno nei suoi dialoghi più famosi (chi può dichiarare di non avere appoggiato gli occhi sulle pagine del Dialogo della Natura e di un Islandese , almeno una volta nella vita?), sono diventate di proprietà di Mario Martone .   Dopo anni di oblio, il coraggioso regista napoletano le ha riportate all'attenzione dei suoi dispersi lettori, osando l’impensabile: le ha proposte in teatro, davanti ad un pubblico incredulo e sempre più affascinato dalle innumerevoli invenzioni sceniche dello spettacolo. E così, chi nelle scorse settimane ha avuto la fortuna di andare al teatro Argentina di Roma, si è trovato davanti ad uno dei testi più interessanti ed innovativi dei primi dell’Ottocento. Perché se tutti siamo avvezzi a considerare Giacomo Leopardi uno dei più grandi poeti italiani, in pochi penserebbero a lui come ad un fine umorista. Le “Operette Morali” invece rappresentano, in forma di

“La grande casa” di Nicole Krauss

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Il centro di questo corposo ed ambizioso romanzo, il cui titolo si riferisce alla scuola religiosa e filosofica ( La Grande Casa ) che, secondo la tradizione ebraica, Yochanan ben Zakai fondò fuori dalla città di Gerusalemme sfuggendo all’assedio dei romani, si condensa  nel desiderio di rinascita e di rifondazione che, a detta dell’autrice, pervade l’uomo contemporaneo.  L’essere umano, secondo Nicole Krauss (trentaseienne newyorkese di origine ebraica, con diramazioni familiari che la portano dalla Germania all’Ungheria) è alla ricerca di sensazioni e valori universali, da riscoprire e mettere al centro del proprio percorso. Di nostalgia, d'amore e di memoria. È soprattutto di questo che parlano le storie di Nicole Krauss, senza aver paura di farlo , immergendo il lettore in uno stile che ricorda i vecchi e sublimi romanzi ottocenteschi russi.   La grande casa , ha come protagonista una poderosa scrivania, che passa di personaggio in personaggio, di scrittore in scrittore, di do

Una parola, un verso: diciannovesima - "Adattarsi"

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Adattarsi  rifl. Assuefarsi o conformarsi (biologicamente o spiritualmente) a determinate condizioni dell’ambiente, della vita, della realtà, riducendo via via le proprie reazioni o resistenze a tali condizioni : adattarsi a un clima , a un nuovo ambiente ecologico ; non tutti riescono ad adattarsi alle nuove tecnologie ; adattarsi alla situazione , alle circostanze , ai tempi ; i suoi occhi si adattarono a poco a poco a vedere nella semioscurità . Adattarsi. Al lavoro, alla sorte, alla famiglia, al poco tempo, al mal di pancia, alle urla, al malumore, alla malinconia, alla mancanza, al mancato perdono. Adattarsi. È riflessivo, non a caso . Nessuno potrà davvero aiutarvi a farlo. Deve già adattarsi alla propria di mancanza. Non avrà spazio per la vostra. E allora riprenderete a spingere. Il vostro ventre si aprirà, perché sia possibile stiparvi dentro la vostra migliore realtà, mentre voi sceglierete sempre quella di un altro, quella di uno dei vostri contatti più interessanti. Q

Parole: Restare in contatto e girare in tondo.

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Restare in contatto è la dogmatica e forse unica certezza che percorre il nostro tempo. Per la cosiddetta generazione “ Millennium ”, ossia per coloro che sono nati a partire dagli anni ’90, restare in contatto è l'obiettivo principale (spesso unico) della loro giornata.  Per farlo però le parole, almeno quelle di “una volta”,  non si usano più, sono state bandite insieme ai volti, alle voci, ai gesti e ai corpi. Tutto inutile e superato. Si è compreso che le informazioni possono viaggiare fisicamente separate dai loro usuali “vettori” (gli esseri umani), utilizzando come unico mezzo di comunicazione la rete e tutte le sue derivazioni, con un dispendio di tempo e di energia per attivare o disattivare un rapporto mille volte inferiore. La lezione era semplice ed anche le generazioni anni '70 ed '80 non si sono fatte sfuggire l'occasione di risparmiare .  La  mente  di Zygmunt Bauman (sociologo, scrittore, saggista e libero pensatore), spulciando gli studi sul web-m