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Visualizzazione dei post da gennaio, 2018

Il sindaco del rione Sanità secondo Mario Martone

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Andare a uno spettacolo teatrale diretto da Mario Martone è come legarsi all’albero maestro di un veliero e lasciarsi trasportare dentro una tempesta di cui non siamo in grado di vedere la fine. Non sappiamo quando e se ne usciremo ed è questa consapevolezza a rendere il viaggio indimenticabile. E se nella mia mente si accende una piccola luce ogni volta che penso alla trasposizione di Martone delle Operette Morali di Giacomo Leopardi (del Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie ricordo ancora i movimenti di scena, i costumi, le pause e tutte le magnifiche domande che in esso sono contenute), l’esperienza de Il sindaco del rione sanità (in scena al Teatro Piccolo di Milano fino al 28 gennaio) è più simile a una discesa in un pozzo. Capiamo subito che è assai più profondo di quanto ci appare, eppure l’attrazione che esercita su di noi è potente e senza scampo. A ogni battuta dei personaggi di questa commedia di Eduardo del 1960, capiamo che tutti gli eccessi e la vol

La memoria di ogni uomo è la sua letteratura privata

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La memoria è uno strano meccanismo che si accende nei momenti meno opportuni e ci costringe a confrontare quello che volevamo essere con quello che siamo e il risultato non è mai soddisfacente.  Qualche sera fa ero in un taxi che sfrecciava a velocità di curvatura su un groviglio di strade del trevigiano. Fuori dal finestrino costellazioni di finestrelle illuminate di cui la nebbia nascondeva i contorni. Stavo cercando di mettere a dormire una giornata infinita, una di quelle che ti si materializzano addosso, quando tenti di far entrare gli impegni di una settimana in poco più di dieci ore senza cedere mai alla consapevolezza che potrai anche farcela, ma questo comporterà la distruzione di un pezzetto del tuo cervello che non ricrescerà mai più.  Gli occhi scandagliavano il ciglio della strada alla ricerca di un appiglio per liberare la mente dalla prigione del corpo, un nuovo mondo in cui tutte le regole che il nostro ci impone non esistono più. È così che mi sono t

Il giovane robot di Sakumoto Yosuke

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Il primo post del 2018 di imago2.0 ci porta nel mondo di un giovane robot. Ci riferiamo a quello creato dalla mente di Sakumoto Yosuke, scrittore trentaquattrenne che da più di quindici anni combatte con la schizofrenia e con la profonda sensazione di diversità (nella sua accezione più negativa) che questa malattia ha piantato nella sua anima. Come spesso accade ai ‘diversi’, la lettura prima e la scrittura poi, sono diventati per Sakamoto il luogo della ricerca di un mondo ‘più aperto’ del proprio in cui trovare un posto. Tutto è iniziato con la pubblicazione sul portale CRUNCH MAGAZINE di estratti della storia di un robot dalle fattezze umane così perfette da sembrare un qualsiasi quindicenne e frequentare la terza media in una scuola giapponese (il sistema scolastico nipponico prevede 6 anni di elementari, 3 di medie e 3 di superiori). Tezaki Rei (questo il nome del robot) inizia così a osservare la valanga di pubescenza con cui si trova a convivere e, da bravo robot, rac