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Al telefono con Albert Einstein

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Vi è mai capitato di sbagliare numero?  Certo, oggi con lo smartphone che memorizza tutto e tutti, è un ‘esperienza dal sapore vintage, ma un tempo, quando per chiamare qualcuno bisognava comporre il suo numero di telefono, l’errore era dietro l’angolo, allora scattava l’imbarazzo e l’ansia di chiudere la chiamata al più presto per continuare sui binari di quell’ unica idea di vita che difendiamo con tanto ardore.  E se dietro un numero sbagliato si nascondesse un’opportunità?  Ne sa qualcosa Mimi Beaufort che, nel saggio romanzato di R. J. Gadney Al telefono con Einstein (pubblicato in Italia da Salani e tradotto da Laura Serra), si trova a digitare per errore il numero di telefono del grande fisico tedesco. Siamo nel 1954 a Princeton, dove l’ormai stanco e vecchio Einstein (aveva 75 anni all’epoca) riceve la telefonata di Mimi e, partendo dall’idea che la creatività è figlia del tempo ‘sprecato’ , non solo la trattiene al telefono, ma inizia a raccontarle la sua storia. Da qui parte