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Visualizzazione dei post da maggio, 2012

L’illuminazione? Siamo pronti, ma che sia lenta e duratura.

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Cosa spinge un uomo ad iniziare a scrivere? Perché privarsi di tante sezioni della propria vita pur di  rielaborare alcuni spiragli di quella altrui? Necessità di esprimere se stessi, volontà di richiamare l’attenzione dei lettori su uno specifico tema, voglia di notorietà, di essere al centro dell’attenzione senza esporsi fisicamente, ma “soltanto” mentalmente. Tutte risposte possibili e in parte giuste, ma in tempi in cui l’illuminazione, la folgorazione e l’impegno artistico sono così rari, perché ad essi seguono sempre anni di duro lavoro, si deve tentare di fare di più. Un articolo di Pierluigi Battista , apparso su LaLettura lo scorso 20 maggio, dava una interpretazione molto interessante del successo di pubblico dell’ultimo salone del libro di Torino, successo che sembrerebbe  mal  sposarsi con il calo delle vendite in Italia e l’emorragia di lettori davanti al quale i dati Nielsen sul primo trimestre 2012 ci ha messo di fronte. Battista sostiene che non sia un’incongruenz

Voglia di fuga? Provate con Puskin

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Circa duecento anni ci separano da Aleksandr Sergeevič Puskin , una sorta di Byron in versione russa, un uomo la cui vita romantica e spericolata, fu seguita con grande interesse dai suoi contemporanei (spesso più per le sue prese di posizione – reali o presunte - che per le sue opere letterarie).  Poeta, eroe, fuggitivo, eccessivo e convulso . Fa della fuga una forma d’arte. Dalla sua famiglia, dai suoi presunti doveri, dall'osservanza delle regole, dalla fuga stessa, infine, che ritiene inutile, tanto da sposare (o far finta di sposare) la responsabilità di una vita borghese, di un matrimonio. Eppure sarà proprio il suo amore per la fuga a portare Puskin ad abbandonare Mosca nel 1830 e a scappare a Boldino, con la scusa o l’opportunità della peste, rinchiudendosi in quel sublime stato di solitudine che gli permetterà di scrivere molte delle sue opere più interessanti. Tra queste le sue PiccoleTragedie (trad. di Serena Vitale – Rizzoli 2008), raccolta scoperta da poco a cau

Primavera digitale e mentale? Cento vasche al XXV Salone del libro di Torino.

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State fissando il soffitto. Cemento, rotaie di cemento. Pulite, silenziose, attonite. Non avrebbero certo pensato di vedere al posto di ordinate e usuranti catene di montaggio un nugolo di cavallette impazzite, che si affanna a guardare, ascoltare, piluccare emozioni inconsuete in mezzo ad un mare di carta impilata, illuminata, spolverata e sconsolata. Atterriti i libri si uniranno alle travi di cemento de Il lingotto di Torino , domandandosi il perché di tanto frastuono. Undici mesi e mezzo di totale noncuranza e poi tutti qui a toccare lo strano oggetto di colla e carta che racchiude in sé mirabili segreti.  La maggior parte degli sguardi è di sospetto. Correranno, sì correranno, sguardi e orecchie, presi dall’ansia del tempo (poco) e delle cose da vedere e sentire (troppe) e inizieranno a spostarsi dal bianco assoluto di Einaudi, al rosso aggressivo di Feltrinelli, dall’azzurro dissacrante di minimumfax al giallo assorbente di IBS, dove la “ primavera digitale ”, sottotitolo e

La quarta età di Vico

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Chissà cosa avrebbe dedotto Giambattista Vico dagli ultimi avvenimenti che hanno toccato la biblioteca dei Girolamini , luogo che lui stesso contribuì a creare nel cuore di Napoli, quando suggerì ai padri oratoriani di ampliare la loro già ricca raccolta di testi sacri, acquistando (era il 1727) la biblioteca di Giuseppe Valletta. Certo non poteva immaginare che poco meno di trecento anni dopo, in una manciata di mesi, un uomo, che ha fra i suoi meriti quello di essere stato Console onorario in Congo (ruolo che deve essere diventato cruciale per essere nominato responsabile di una delle biblioteche di testi rari più importante d’Europa), potesse trasformare un prezioso gioiello per gli appassionati di libri antichi di tutto il mondo in un’accozzaglia di libri abbandonati e in rovina, preclusa agli occhi degli studiosi e dei lettori, un luogo in cui i libri stessi non si trovano più.  1.500 testi su un totale di circa 150.000 libri rari contenuti nella biblioteca dei Girolamini (c