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Visualizzazione dei post da ottobre, 2010

Il corpo dei desideri - 23 ottobre 2010

Immaginate una strada buia ai lembi di una città. Immaginate un piccolo cancello che si apre su di essa, con all'interno una corte che sembra assorbirvi in un tempo differente, in un luogo differente. Immaginate una sala da ballo rettangolare, posta ai margini della corte, specchi su una parete, travi di legno che si spartiscono il soffitto, un pavimento consumato dai troppi tacchi che hanno litigato con il ritmo. Immaginate all'interno della sala delle sedie verdi poste ad emiciclo, davanti allo specchio, due poltroncine con troppo lavoro sugli schienali, della cioccolata presuntuosa, che si è voluta trasformare in lettera, parola, pensiero. Immaginate voci che si intrecciano a risvegliare personaggi e orecchie pronte ad acchiapparli, per stenderli bene fra i loro pensieri. Immaginate occhi che bisbigliano curiosi e piedi che galleggiano, incapaci di frenare il corso dei desideri.    Immaginate dei corpi: spezzati, perlustrati, spiati, cesellati, ammirati. Immaginate i loro de

Parole2.0

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“Una parola di verità peserà più del mondo intero . ” Lo affermò Aleksandr Isaevič Solženicyn nel suo discorso per la consegna del premio Nobel per la letteratura, sostenendo che il peso specifico di un’idea, magari anche propria (e perciò libera), può sovvertire un intero regime. Si riferiva alla sua esperienza nei gulag durante la dittatura sovietica, al sistematico tentativo di scardinare, nel prigioniero, l’istinto alla formulazione del pensiero, facendo prevalere l’idea collettiva sull’idea del singolo, che, diventata inutile, non aveva più necessità di generarsi. Il tempo dei gulag (acronimo russo per “direzione principale dei campi di lavoro correttivi”) sembra essere passato, per lo meno in Russia, oggi abbiamo altri campi di lavoro correttivi, quelli della mente. Idee di prevaricazione, violenza, furbizia, chilometri di filo spinato comportamentale che ci bombarda e ci consuma, convincendoci che la silenziosa obbedienza è l’unica via per continuare ad acquistare punti nel sis

“Letture a confronto”: Circolo di lettura virtuale

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Prima sfida: Norvegian Wood di Murakami Haruki. Abbiamo creduto, proposto, tentennato e insistito. Alla fine, all’interno del nucleo del circolo culturale Bel-Ami di Roma, io ed altri libro-maniaci abbiamo creato un circolo di lettura che si appoggia al portale www.anobii.com Si tratta di un luogo virtuale, dove sfogare tutte le nostre frustrazioni da lettori incalliti, lamentandoci dell’inaccettabile ultima pagina di un romanzo o della morte improvvisa del personaggio che più di tutti amavamo. Potremo consigliare, mitizzare, criticare, discutere e creare fronti di lotta all’ultima riga sul caso editoriale del momento, ma soprattutto sarà un’occasione per conoscere punti di vista diversi dal proprio e (cosa più difficile) provare ad accettarli. Il primo libro che ha scelto democraticamente la community degli attuali 14 iscritti è “Norvegian Wood” di Murakami Haruki. All’interno del gruppo del circolo culturale Bel-Ami su anobii (link: http://www.anobii.com/groups/01cd18a471187178e4/

Fiat Theatre!

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Non soltanto un’incitazione alla partecipazione a questa coinvolgente forma d’arte, ma soprattutto un esperimento di ritorno al passato. Molti ricorderanno il famoso “carro di Tespi”, il mitologico poeta che intorno al 500 a.c. avrebbe inventato la tragedia greca, separando l’attore dal coro. Tespi si spostava, almeno secondo Orazio, da una città all’altra dell’Attica con un carro, sul quale innalzava il palco su cui si esibivano due attori che cantavano dei cori ed un terzo che, separatamente, declamava versi. 2500 anni dopo in una piazzetta di Trastevere, di fronte a quel che resta dell’antica chiesa di San Cosimato, è apparso questo strano oggetto. Un novello carro di Tespi che, forse anche memore dell’avventura dei teatri ambulanti italiani, che negli anni ’30 solcarono l’Italia e l’Europa, utilizza un pulmino itinerante della nostrana casa automobilista (la FIAT appunto) per foraggiare la più importante delle doti dei bambini: l’immaginazione. Ben venga questo ritorno al pass