Incipit 2
Dopo esserci riscaldati con le parole evocative, vi propongo un nuovo incipit per la nostra storia. Il primo non ha suscitato particolari reazioni fra gli imagisti, allora ve ne propongo un altro, mantenendo solo il nome del nostro personaggio. “Clarissa!” “Clarissa, mi senti? Smettila di imbambolarti e vieni giù, c’è gente.” “C’è gente.” Clarissa poteva vederli quei suoni. Si conficcavano nelle sue orecchie chiedendo attenzione. Pretendendo di essere decodificati in un pensiero, utilizzati per attivare un’azione. “C’è gente.” Suo padre voleva un aiuto in negozio. Voleva che sua figlia smettesse di isolarsi, resistendo ore senza parlare, nascosta in una soffitta piena di vecchi pezzetti di legno. Archetti rotti, appartenuti al precedente proprietario del negozio. Un archettista. Che strana parola. Clarissa pensava che le parole avessero un’anima. Ce n’erano di buone o cattive. Arroganti o timide. Gioiose, pronte ad esploderti in bocca spalancandosi in una risata o aspre, ideate per fer...