L’età straniera in cui siamo tutti immersi

Poco meno di due anni fa usciva per Einaudi Exit West dello scrittore pachistano Mohsin Hamid. Il romanzo immagina l’esistenza di porte segrete sparse per il mondo che permettono al fuggitivo che le oltrepassa di materializzarsi in un altro luogo, lontano dalle guerre e dagli orrori in cui vive. Un posto dove poter ricominciare, come se l’orrore potesse generarsi da sé e non dalle scelte che ogni uomo difende. Leggendo il nuovo romanzo di Marina Mander ( L’età straniera - edito da Marsilio e nella dozzina di attuali candidati al premio Strega) mi è tornato alla mente il romanzo di Hamid per la stessa capacità di costringere il lettore a porsi domande scomode sulla possibilità (e voglia) di difendere la diversità, anche a costo di scoprirla inaccettabile per il proprio sistema di valori. L’età straniera è lastricato di prese di posizione che metteranno in difficoltà anche i sostenitori dell’accoglienza che oggi, come me, si sentono mal rappre...