LUCE. L’immaginario italiano passa per gli occhi di un popolo.

Luce . Una calda domenica romana di fine agosto. Le strade, ancora doloranti per il peso sopportato durante l’anno, sembrano stiracchiarsi al sole, cercando di far passare un po’ del vento che spazza il prato delle grandi aiuole oblique di Piazza Venezia tra le giunture dei loro sampietrini. Sopra solo tanti pedoni, in ombrellini e infradito, sembrano procedere più lentamente del solito alla ricerca di un monumento grande e soprattutto all’ombra. Il Colosseo ingabbiato per i restauri o la Colonna Traiana con la sua storia di guerre in Dacia? Il Vittoriano con le sue ascensori di cristallo o i Mercati di Traiano, primi centri commerciali dell’antichità? Servirebbe un po’ d’aria condizionata. In Italia, pensano, ce n’è sempre troppo poca. Poi d’improvviso una scala che giunge a un portone. Sembra provenire dall’inferno dantesco o da un film di Tim Burton per la sua austerità gotica. È un museo, d’accordo a Roma ce ne saranno migliaia, ma di cosa esattamente? L...