Cosa hanno in comune Virginia Woolf, Alexander Solženicyn e Jean Paul Sartre?

Negli ultimi giorni, pensando a come far continuare la nostra storia, mi sono trovato a coltivare l’idea di nuove relazioni fra questi tre grandi autori.

Intanto hanno noi in comune. Non soltanto devoti lettori, ma anche scrittori che hanno costruito, anche su di loro, un’idea di racconto che non può accontentarsi.

Penso che questi autori abbiano in sé, profondamente radicata, la volontà di cambiare e di quel cambiamento abbiano fatto, nello stile e nel tema, la loro patria, la loro riserva di sensi scomodi cui attingere per scuotere il mondo.

Come cultori dell’imago non possiamo però evitare di chiederci quale sia il limite fra volontà e possibilità.

Quanto ci sarebbe oggi della Virginia scrittrice senza la Virginia generatrice di immaginazione? Senza la donna che era capace di creare nella sua mente milioni di alternative di vita per un personaggio, per sopperire all’insoddisfazione della sua. L’instancabile Clarissa le faceva crescere, cambiare, sbagliare e poi sparire, alla ricerca dell’unico vero carattere giusto per incarnare quel pensiero.

E Solženicyn? Quanta dose d’immaginazione gli sarà servita per sfuggire alla pazzia, caldo rifugio per chiunque altro avesse subito i gulag, l’esilio, la malattia, l’odio e l’amore della sua apparentemente imperturbabile patria?

Eppure l’immaginazione di Solženicyn è lì, imperterrita, in ogni sua pagina, in ogni attesa fremente di Kostoglotov e sospiro rassegnato di Vera Gangart, attori imperterriti del suo Padiglione Cancro.

È lì e non si sposta per fare spazio alla vita che incombe.

E Jean Paul Sartre? Diceva che nessun tribunale al mondo era in grado di giudicare la sua opera. Non dirò nulla quindi della forza della sua voce, della volontà di rottura con tutto e con tutti che ha iniettato nelle parole dei suoi personaggi. Dirò soltanto che alcuni viaggiano ancora nella mia mente, anche a distanza di mesi dalla loro scoperta, cercando spazio per proliferare in idee.

Lascio a voi come al solito la parola e aspetto idee per far andare avanti la storia della nostra Clarissa, del pasticciere Sebastiano e del fantomatico archettaio.

Commenti

  1. Cosa hanno in comune Virginia Woolf, Alexander Solženicyn e Jean Paul Sartre?
    Non è un quiz o un sondaggio di FB, ma una semplice riflessione per voi, per disintossicarci dall'assenza o dall'eccesso di autoanalisi che spesso le feste portano con sé e per ritornare a sfruttare la nostra immaginazione e continuare la storia di Clarissa.
    Vi aspetto

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