Il rumore di chi non vuole fare rumore



È arrivato il momento di conoscere un nuovo personaggio del nostro racconto. Ricordate?


Parliamo dell’archettista.



Dove aveva messo quel maledetto archetto? Possibile che avesse impiegato mesi per ritrovare un frammento abbastanza grande di legno serpente (il tipo di legno migliore per modellare un archetto) e poi lo avesse perso? Era impensabile. Inaccettabile. Lui era un artista, lui sognava, ascoltava e creava. Lui non perdeva e di certo non dimenticava.


Eppure ora era lì, di fronte quella che una volta era la sua bottega e che ora si era trasformata in una chiassosa pasticceria, esempio classico della voracità dell’essere umano. Lui non sopportava quei luoghi. Locali affollati e rumorosi, dove si compravano beni superflui per rimpinzare il corpo a discapito dello spirito. Possibile che neanche un soffio della sua musica fosse rimasto a difendere la mente dall’attacco della gola?



DLIN-DLON



Il suono insulso di quella campanella lo avvisò che il suo corpo era stato più veloce delle sue perplessità. Era entrato e si avvicinava al bancone con circospezione, sperando che un cataclisma di qualsiasi natura spazzasse quella valanga di umanità lontano dalle sue orecchie frastornate.


“Desidera?”


La voce di Sebastiano lo scosse, imponendosi sul rumore di fondo come un tuono su una grandinata.


Lui lo guardò smarrito, sarebbe riuscito a parlare? Interagire con gli altri esseri umani non era il suo forte, preferiva di gran lunga il legno e l’osso con cui costruiva i suoi archetti. Con loro sapeva sempre come comportarsi, cosa chiedere e cosa concedere per realizzare la perfezione di una singola nota.


Ma con gli esseri viventi era diverso. Complicato.


Cosa volevano? Perché parlavano tanto? Come potevano spendere tanta energia per produrre un simile fracasso?

Commenti

  1. Continua la nostra storia.
    Siete pronti per scoprire chi è l'archettista?
    Aspetto vostre

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