Un albero spoglio
Grande e inatteso si erge fra gli spettatori e il soffitto, scorticando parole dalla volta di legno dorato: cadono giù, lentamente, senza curarsi di essere sempre le stesse.
Vengono dall’albero e perciò sono migliori.
Migliori di chi guarda, con il collo teso ad aspettare la novità che accalora, il gesto più forte. Se sia più giusto prostrarsi ad esso o lottare, nervosi e insicuri, affinché il tempo passi e sorregga, nessuno può sentirlo. Nessuno può provarlo.
Immobile il testo dei pensieri ci inonda, strati di un tappeto con troppi buchi, il nostro corpo ne sguscia fuori aspettando una chiamata a cui risponde: “Eccomi, arrivo.”
E non si muove.
La sorpresa è un animale sottile, è un’ombra di piacere che si sgretola in bocca, troppo presto.
Mi sono trovata anch'io spesso davanti ad un albero spoglio, ascoltarlo spesso è più facile, soprattutto se è quello dove guardano tutti.
RispondiEliminaSara