Odore di vacanze: odore di bruciato.

Quando penso all’estate, la mia immaginazione si attiva subito offrendomi una tavola di un vecchio numero di Dylan Dog , in cui l’indagatore dell’incubo (così viene definito il protagonista del fumetto creato da Tiziano Sclavi per la Sergio Bonelli editore nel 1986) passeggia su una spiaggia infuocata, vestito come di consueto con giacca nera, camicia rossa, jeans e polacchine marroni, osservando con orrore la moltitudine di colpi accaldati e semi nudi, appiccicati gli uni agli altri. Immobili, nel disperato tentativo di essere consumati dal sole e diventare così irriconoscibili. Avrete capito che per me il mare e l’estate sono due mondi incompatibili . Nella mia immaginazione il mare è sinonimo d’inverno e di uggiosi paesaggi, speroni di roccia nera come catrame e vento, così forte da poterti sollevare. Per me il mare è fatto di maree e incontri nella nebbia, in cui le parole non sono necessarie, né gradite. Insomma mi sento più vicino a Dylan Dog e all’altro Dylan da cui lo st...