Intervista a Howard Jacobson. Shylock, la magnanimità di Shakespeare e lo scrittore rumoroso
Incontrare Howard Jacobson è come incontrare un pezzo di letteratura inglese , quella che l’autore (si capisce immergendosi nei suoi romanzi) ha letto e riletto fin dagli anni Sessanta quando il giovane Howard frequentava il Downing College all’Università di Cambridge. Mentre mi avvicino al suo ciuffo bianco e al suo volto allungato, quasi fosse stato Jacovitti a disegnarlo, mi viene in mente la prima volta che l’ho incontrato. Festivaletteratura 2011, Mantova. Mi piacerebbe cominciare questa chiacchierata con Howard Jacobson, in Italia per presentare il suo Il mio nome è Shylock (edito da Rizzoli nella traduzione di L. Pignatti), proprio da questo ricordo. Era un sabato pomeriggio dei primi di settembre, il Festival era alla sua quindicesima edizione e faceva caldo, quel delizioso caldo umido che solo Mantova e il Bormio sanno offrire, quello che ti fa sentire come Willy il coyote quando gli sta per finire in testa l’ennesima incudine e stremato non si sposta di un mill...